Contro la polarizzazione
Meno fuffa sulle ong se davvero si vuole fare qualcosa sui migranti
Servono più misure concrete, non decreti inapplicabili. Lasciando da parte la propaganda si può iniziare a discutere sulle (poche) azioni efficaci possibili
Sul ruolo delle ong che allestiscono imbarcazioni per il salvataggio dei naufraghi nelle vicinanze delle coste italiane si è accesa una polemica rovente, che vede contrapposte tra loro posizioni esasperate, sia da una parte sia dall’altra. I sostenitori affermano che sono le ong a rappresentare la maggiore garanzia di salvezza per i migranti, il che è palesemente un’esagerazione: basta confrontare i numeri dei migranti soccorsi dalla Guardia costiera con quelli imbarcati dalla ong e constatare che i primi sono molti di più dei secondi.
Chi le osteggia sostiene che è il rapporto tra ong e scafisti a stimolare l’immigrazione irregolare e che in qualche caso le loro attività ostacolano anziché favorire i soccorsi. Anche queste affermazioni, soprattutto la seconda, si basano su un numero esiguo di casi e quindi esprimono più preconcetti che giudizi ponderati. Da questa diatriba, proprio perché è diventata oggetto di propaganda politica, difficilmente si uscirà.
Il centrodestra si concentra sulla battaglia contro i trafficanti, in sé sacrosanta, ma non può dimenticare che se il traffico si sviluppa in queste dimensioni è perché corrisponde, seppure in forme inaccettabili, a bisogni reali determinati da fenomeni migratori a loro volta originati da guerre, povertà, situazioni sociali insostenibili. Le opposizioni, per parte loro, trovano conveniente riversare sul governo la responsabilità di un processo che nessuna autorità nazionale può gestire da sola.
È comprensibile che ci siano sensibilità diverse, connesse alla visione che si ha dei processi economici e sociali, com’è naturale che sia in una democrazia. Però l’esasperazione delle posizioni non aiuta a cercare quelle soluzioni parziali e temporanee che possono contribuire non a risolvere ma almeno a limitare la questione dell’immigrazione illegale. Sarebbe bene che mentre si continua a proclamare manifestazioni di protesta o a emanare decreti inapplicabili, il che serve a tenere viva la propaganda, si cominci anche a riflettere, magari senza troppa pubblicità, da parte di tutti i responsabili su quel (poco) che si può fare concretamente.