(foto Ansa)

pochi voti in parlamento

Perché l'asse tra Terzo polo e destra è una notizia fortemente esagerata

Luca Roberto

Azione e Italia viva spesso sono accusate di fare il gioco del governo Meloni. Ma dall'inizio della legislatura hanno sostenuto solo ordini del giorno e risoluzioni, a proposito della guerra in Ucraina e sulla riforma della giustizia. Indagine

Una certa narrazione ha contribuito a crearla lui stesso, Carlo Calenda. Quando la scorsa settimana il leader di Azione in tv ha detto che “sul nucleare siamo più vicini alla destra che al Pd di Schlein”, più di qualcuno ha letto la dichiarazione con un disclaimer: adesso lo vedete anche voi l’asse che avvicina il Terzo polo al governo Meloni? E però questa alimentata dalle uscite calendiane è una lettura semplificata perché nella stretta realtà dei fatti le cose non stanno esattamente così, se è vero che dall’inizio della legislatura le convergenze tra la maggioranza e il gruppo centrista sono rimaste relegate a punti di contatto molto limitati. E a ogni modo non hanno riguardato la scrittura di leggi, al massimo tutto quel companatico parlamentare di risoluzioni e ordini del giorno che però non hanno una ricaduta contingente sull’attività legislativa. 

 

Tralasciando l’accusa di aver contribuito all’elezione di Ignazio La Russa come presidente del Senato, che i terzopolisti hanno sempre respinto, la prima volta che Azione e Italia viva si sono accodati a Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia è stata in occasione del decreto sulla denominazione dei ministeri: Calenda & Co. hanno votato per mantenere la dicitura “ministero dell’Istruzione e del merito” introdotto dal governo Meloni. Era il 5 dicembre. Giusto una decina di giorni prima dell’altra prima vera convergenza d’Aula: la risoluzione di maggioranza che ha preceduto il Consiglio europeo del 15 dicembre 2022. Quella in cui si ribadiva il sostegno e l’invio di armi all’Ucraina, votata come anche in seguito per parti separate, e limitatamente alla questione ucraina sostenuta anche da Terzo polo e Pd (è il motivo per cui, quando al Congresso della Cgil hanno accusato Calenda di aver votato con la destra, lui è sbottato: “Allora mi volete dire che il Pd è di destra?”). In quell’occasione il governo diede parere favorevole al testo presentato dai centristi (nella parte che parlava di guerra). Più o meno lo stesso scenario di settimana scorsa, quando Renzi e Calenda hanno sostenuto la nuova risoluzione di maggioranza pre-Consiglio europeo, reiterando non solo il sostegno all’Ucraina ma sposando anche i dubbi sulla strategia di transizione ecologica portata avanti dall’Ue. Anche in quel caso il governo ha dato parere favorevole ad alcune parti del testo terzopolista e lo ha votato in Aula, ad esempio il passaggio in cui si chiede di andare verso l’energia nucleare. 

 

L’altra grande partita su cui, sin dall’inizio della legislatura, si sono auscultate sensibilità speculari tra il gruppo centrista e la maggioranza è la riforma della giustizia. Ma anche qui di atti veri e propri non ce ne sono stati. Nella discussione sul “decreto Rave” di fine dicembre il Terzo polo riuscì a farsi approvare dalla maggioranza un ordine del giorno che impegnava il governo a rivedere la legge “Spazza corrotti”, prevedendo di reintrodurre la prescrizione ante-riforma Bonafede. A febbraio Azione, Lega e Forza Italia in una conferenza stampa hanno annunciato la volontà di presentare una legge per la separazione delle carriere tra giudici e pm. Ma nessun testo comune è stato indirizzato nelle commissioni giustizia, né tanto meno votato. Mentre a gennaio, a seguito di un’informativa del ministro Nordio, Terzo polo e maggioranza si erano votati in maniera incrociata una serie di risoluzioni sulla limitazione delle intercettazioni. Così come due settimane fa il governo ha dato parere favorevole e poi la maggioranza ha votato una mozione presentata dai centristi per la riforma del processo penale, con una stretta su intercettazioni e reato d’abuso d’ufficio.

Tutti temi su cui Calenda e gli altri dimostrano di avere delle sensibilità comuni ad almeno una parte del centrodestra. Ma da qui a dire che dall’inizio della legislatura si stia assistendo a un allargamento della maggioranza, con il Terzo polo che fa da “stampella”, ce ne passa. E forse l’irritazione del leader di Azione nei confronti di chi lo accusa di votare con la destra è comprensibile.