un altro nome
C'è un caso Sgarbi per FdI. E riguarda la carica di sindaco a Sutri
Per il sottosegretario, assessore, consigliere regionale e prosindaco di Urbino sarebbe l'ennesima responsabilità. Questa volta gli hanno detto: caro Vittorio, mi dispiace, non se ne parla
Già sta sopportando da un bel po’ di mesi di trovarselo assessore comunale (con delega alla Bellezza) a Viterbo, capoluogo di provincia, dove Fratelli d’Italia è all’opposizione. Ma di ricandidarlo sindaco a Sutri, a nome del centrodestra, non ci pensa proprio. Così glielo ha detto: caro Vittorio, mi spiace, non se ne parla, noi punteremo su un altro nome che non è il tuo.
Paolo Trancassini è il coordinatore regionale del partito di Giorgia Meloni. Spetta a lui decidere le alleanze in questa tornata delle amministrative nel Lazio. Il Vittorio in questione è Sgarbi. Politico quasi dannunziano e iperattivo, amante del bello e dell’impossibile. In grado di essere contemporaneamente – ma qualcosa ci sfuggirà di sicuro – sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, assessore appunto a Viterbo, consigliere regionale in Lombardia e poi pure prosindaco di Urbino e sindaco uscente di Sutri a caccia del bis.
A queste cariche politico-elettive, il leader del movimento Rinascimento somma anche quelle di commissario per le Arti di Codogno, presidente della Fondazione Ferrara Arte, del Mart di Trento, del Mag di Riva del Garda e della Gipsotheca del Canova. Insomma, ecco Vittorio Sgarbi in purezza. “Il candidato sindaco di Sutri per Fratelli d’Italia è Matteo Amori che a breve andrò a presentare e sostenere di persona nella sua bellissima città”, dice Trancassini sbarrando la porta a Sgarbi.
Dalle parti di FdI sono sicuri che alla fine il critico d’arte farà un passo indietro e abbandonerà l’idea di correre in solitaria nel paesino della Tuscia con il rischio di far vincere il centrosinistra. Sgarbi si è preso qualche giorno di tempo, prima dell’annuncio. Chi lo conosce sa che è capace di tutto, ma forse questa volta potrebbe rinunciare al sogno della fascia tricolore. Chissà, però.