Le dichiarazioni
Anche la Francia apre alla flessibilità sul Pnrr chiesta dall'Italia
Il ministro dei Conti pubblici francese Gabriel Attal condivide l'esigenza di "adattare il Piano alla situazione di ogni stato membro". E da Bruxelles Gentiloni dice che l'Europa "lavorerà con il governo per rendere attuabili i programmi"
Sulla possibilità di rimodulare l’agenda italiana del Pnrr, dall’Europa sono arrivate negli ultimi giorni dichiarazioni incoraggianti. La parola su cui convergono la maggior parte delle voci è flessibilità: un approccio che mette d’accordo le esigenze italiane con quelle degli altri stati dell’Unione. Riavvolgendo il nastro, la più recente è del ministro dei Conti pubblici francese, Gabriel Attal, che ha parlato in un’intervista a Repubblica: “Accogliamo con favore la possibilità di rivedere i Pnrr, al fine di adattarli meglio alla situazione di ogni stato membro”. Una solidarietà che non si ferma al Piano di ripresa, ma si esprime anche nella discussione in corso sul Patto di stabilità: “I nostri due paesi sono legati all’idea che si debba maggiormente tener conto della diversità delle situazioni in termini di finanze pubbliche”.
Ma il sostegno forse più significativo è arrivato martedì, con l’intervento del commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni durante un evento a Pavia: “Lavoreremo con il governo per rendere questi programmi attuabili”. E sui possibili ritardi italiani, Gentiloni preferisce guardare il bicchiere mezzo pieno: “Il fatto che abbiamo già erogato 151 miliardi ha contribuito ad una cosa non scontata come il livello molto elevato di investimenti pubblici”.
Il governo, chiaramente, non sta a guardare. L’incontro di due giorni fa del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con il commissario europeo per il Bilancio Johannes Hahn rappresenta un tentativo di dialogo con le istituzioni europee sulla gestione del Piano. La nota diffusa dal Mef lo testimonia: “I profondi cambiamenti richiedono una riflessione su una maggiore flessibilità nell’attuazione dei progetti”. Eccola, ancora, la “flessibilità” su cui tutti concordano. Lo strumento con cui il governo può cercare collaborazione in Europa, mettendo a tacere le polemiche interne al paese.