La querelle
Effetto rosa Schlein in Puglia: Stefano Minerva perde la presidenza del partito
La questione di genere imposta dalla segretaria fa saltare il sindaco di Gallipoli, che attacca i nemici interni citando Sciascia: al suo posto la foggiana Lia Azzarone
L’apostrofo rosa dell’era Schlein alla prova delle trame levantine dell’emirato dem pugliese cambia i vecchi schemi e lascia tra i feriti un fedelissimo di Michele Emiliano, il sindaco di Gallipoli Stefano Minerva, presidente regionale in pectore, costretto ad un cavalleresco passo indietro per la foggiana Lia Azzarone. La linea della neosegretaria è stata calata come un caterpillar sugli accordi che le varie correnti avevano sottoscritto per gestire, con la benedizione dell’emiro Mike, il congresso in maniera unitaria. L’intesa che designava l’emilianista Domenico De Santis come segretario regionale prevedeva la presidenza per il salentino Minerva. Da qui l’inghippo: entrambi maschi ed entrambi area Bonaccini, maggioritaria nella regione sia nel congresso tra gli iscritti che nei gazebo.
La soluzione della querelle, diventata una vera commedia, è andata in scena nell’assemblea regionale del Pd, tenutasi, guarda caso, in un teatro barese: dopo la relazione del neosegretario De Santis, è scoppiata la bagarre goldoniana. Minerva ha parlato direttamente con la Schlein che gli ha ratificato la preferenza per una donna al vertice dell’assemblea pugliese, cassando così le intese precedenti. Lo stesso primo cittadino, che governa Gallipoli con la Lega in giunta, è stato costretto ad un intervento al curaro nel quale ha ricostruito la vicenda, attaccando frontalmente i suoi nemici interni, a partire dalla vicepresidente nazionale Loredana Capone, sostenitrice della Schlein dopo aver presentato Bonaccini nel tour barese a dicembre. “Mi è stato chiesto di fare il segretario - ha spiegato il politico gallipolino - in nome di un identikit che prevedeva un giovane che si fosse misurato con il consenso. E ho fatto un passo indietro a favore di De Santis”. Poi il missile contro la minoranza interna, maggioranza a Roma: "Leonardo Sciascia ne "Il giorno della civetta”, - ha ricordato Minerva - dice che ci sono diverse categorie di persone: “uomini, mezz'uomini, ominicchi, i pigliainculo e quaquaraquà”. Qui ce ne sono di due tipi: quelli che ti stringono la mano e rispettano gli accordi, e quelli che ti stringono la mano e poi dicono che non era vero niente. Rispetto l’accordo con la segretaria nazionale perché le ho stretto la mano. Non sarò da impedimento per l’idea che vuole dare del partito nazionale. Spero che questo mio gesto possa essere un esempio per tutti. Quando bisognerà dire no ai troppi mandati in consiglio regionale, e scegliere i parlamentari con le primarie, io ci sono e ci sarò”. E guardando bene tra i consiglieri regionali, proprio la Capone è al terzo mandato consecutivo…
Prima dell’indicazione di Lia Azzarone (foggiana, area Bonaccini), è andato in onda uno psicodramma con le candidature proposte e tramontate di altre femminili (comprese quella della consigliera regionale Debora Ciliento, vicina a Francesco Boccia, giubilata per la sensibilità troppo conservatrice sui temi etici). La forzatura rosa, accettata da Michele Emiliano (già bonacciniano, ora divenuto un fervido sostenitore della Schlein dopo il 26 febbraio in cambio di un via libera al posto di capolista alle europee) è stata censurata dal deputato salentino Claudio Stefanazzi: “Minerva si è arreso, sbagliando, alla corrente del nuovismo pugliese, che sembra essersi caricato il compito di una esegesi feroce dello spirito e della novità rappresentata dalla vittoria di Schlein”. Poi l’amara riflessione conclusiva: “Faccio fatica a rappresentare come nuovi i protagonisti di questa stagione, minoritaria in Puglia. Se questo è lo spirito di unità non posso che essere preoccupato”.