(foto Ansa)

L'editoriale del direttore

I saggi silenzi di SchleinGPT

Claudio Cerasa

Ambiguità e populismi. Il governo ombra del Pd dimostra che la leader dem ha solo una chance per dare un futuro al partito: dire poco o nulla per offrire l’illusione che il Pd possa essere altro dalla nuova agenda delle banalità

La notizia più interessante emersa ieri durante la conferenza stampa organizzata su Instagram da Elly Schlein per presentare il suo governo ombra, la sua segreteria, è la volontà ferrea da parte della leader del Pd di continuare a percorrere l’unica strada attraverso la quale il suo partito può provare a impensierire seriamente il governo Meloni: fare di tutto per non dire nulla. La conferenza stampa di Elly Schlein, se così si può definire, ha avuto una caratteristica simile alle comunicazioni fatte spesso da Meloni, e giustamente contestate dal Pd, e la caratteristica rientra nella politica del non dire nulla: il segretario parla, i giornalisti ascoltano, da remoto, e le domande non sono previste. Silenzio, appunto.

 

La seconda notizia interessante della mattinata democratica è che il capo del Pd – dopo due mesi invero estenuanti al termine dei quali Schlein è riuscita a trovare una stoica quadra con le correnti del Pd per dare forma alla sua segreteria: il governo è nato 27 giorni dopo le elezioni mentre la segreteria del Pd è nata due mesi dopo le primarie – dopo aver azzerato le domande dei giornalisti ha scelto di annunciare un periodo di pausa per riprendersi dagli sforzi titanici di questi giorni e ha aggiunto un ulteriore tassello alla strategia di cui sopra: fare di tutto per non dire nulla. Si potrebbe pensare che la nostra sia solo una cattiveria gratuita ma in verità a voler giudicare i primi sessanta giorni di leadership modello Schlein occorre dire che la strategia del silenzio è perfettamente giustificata da una circostanza sulla quale la leader del Pd dovrà lavorare.

 

Quando Schlein parla, quelle poche volte che parla, ciò che dice, se ci si concentra un istante, sembra frutto di un pensiero veicolato dall’intelligenza artificiale, una sorta di SchleinGPT, e le parole di Schlein, ascoltate attentamente, appaiono spesso elaborate come all’interno di un algoritmo prevedibile, apparendo non di rado come un mix composto di banalità, di frasi fatte, di luoghi comuni, di idee prevedibili, di vendolismi universali, di civatismi d’annata, di supercazzole a ventiquattro carati. E dunque, in attesa di capire cosa dire, si comprende che Schlein, saggiamente, preferisca frequentemente  rifugiarsi nel silenzio. Anche perché quando i suoi parlano, quando i suoi si espongono, quando la generazione di democratici che sta magnificamente emergendo con lei sceglie di esporsi, tendono a cadere molte braccia. Pensate alle posizioni sull’Ucraina esposte in queste settimane dai nuovi entrati nel Pd, dai rappresentanti dell’ala più a sinistra dei democratici, gli ex di Articolo 1, rappresentati in segreteria da due nomi (Guerra e D’Attorre), che come prima azione, una volta entrati nel Partito democratico, hanno avuto la buona pensata di votare contro l’invio delle armi in Ucraina.

 

Pensate, poi, a cosa devono aver pensato gli eroici sindaci del Pd impegnati in una battaglia di civiltà contro i professionisti dell’immobilismo quando hanno saputo che la responsabile ambiente scelta dal proprio partito, Annalisa Corrado, ha vergato giudizi netti per denunciare urbi et orbi “tutte le fake news del sindaco Gualtieri sull’inceneritore”. E pensate poi alle molte domande che maturano in modo inevitabile osservando la traiettoria del Pd di Schlein (my God: c’è Sandro Ruotolo nel dream team democratico).

Cosa pensa la nuova segretaria del Pd dei rigassificatori? Cosa pensa la nuova segretaria del Pd del Reddito di cittadinanza? Cosa pensa la nuova segretaria del Pd sulla riforma dell’abuso d’ufficio? Cosa pensa la nuova segretaria del Pd della maternità surrogata? E che soluzioni propone la nuova segretaria del Pd per difendere, oltre che l’agenda dei diritti, anche l’agenda dei doveri, che impone all’opposizione di osservare con sguardo critico ma anche costruttivo l’evoluzione del Pnrr, sul quale persino il M5s di Giuseppe Conte ha detto di essere disponibile a dare una mano al governo? Quello che dice la leader del Pd, dunque, sembra spesso frutto di intelligenza artificiale. Praticamente un algoritmo. Quando parlano i suoi, a volte cascano le braccia. Ma quando parlano i suoi si capisce perché la  strategia di Schlein, non dire nulla o quasi per lasciare immaginare agli altri quello che lei un giorno potrebbe dire, è forse l’unica possibilità che ha il Pd per avere un futuro.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.