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Nomine. Lega e Forza Italia contro Cingolani a Leonardo. Becchetti nome nuovo di Salvini

Carmelo Caruso

Prima del Cdm previsto il tavolo delle nomine. Gli alleati minacciano rappresaglia contro la premier. Per le presidenze di Eni e Poste i nomi di Rinaldi e Prestigiacomo

Pastiera e nomine. Giorgia Meloni vuole lasciare solo la “teglia” delle partecipate. Significa che è pronta a cedere agli alleati, esclusivamente, le presidenze di Eni, Enel, Poste e Leonardo. Anche su quelle, occorre precisare. Spiegano in FdI: “La premier si riserverà il diritto di esprimere un  suo parere anche   sui presidenti delle grandi società di stato”. Meloni ha in testa i nomi dei quattro ad: Descalzi (Eni) Del Fante (Poste) Cingolani (Leonardo). Il quarto lo vuole nominare, fosse solo per dimostrare chi comanda. E’ Stefano Donnarumma, ad di Terna, in procinto di passare alla guida di Enel. Si scrive nel giorno di Pasquetta, di fronte a Palazzo Chigi (portone chiuso) e dopo ore di speculazioni su riunioni e incontri. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si trova a Roma. Salvini è volato a Udine. Il tavolo decisivo è fissato per oggi, prima del Cdm. Lega e Forza Italia hanno un obiettivo: fare saltare la nomina dell’ex ministro Roberto Cingolani. La minaccia: “Se Meloni non cede su Leonardo, il suo governo inizierà a franare al Senato”. Torna la “variabile” Licia Ronzulli.  Il leghista  Alfredo Becchetti è invece il nome nuovo per la presidenza di Enel.


 
Se Meloni, oggi, a ora di pranzo, dovesse imporre agli alleati la nomina di quattro ad su quattro, muterà l’armonia dell’esecutivo. La pattuglia di FI al Senato, guidata da Ronzulli, vicina alla Lega, potrebbe iniziare una rappresaglia sui provvedimenti. L’ad da “sacrificare” sembrava essere Donnarumma. Le polemiche sulla compatibilità del suo passaggio da Terna a Enel   (è servito un parere dell’Avvocatura dello stato) hanno infiammato Meloni. Al suo sottosegretario, Giovanbattista Fazzolari, avrebbe confidato: “Le polemiche  sono un motivo in più per nominarlo”. Nella costruzione di Meloni, le due “grandi sorelle”, Eni ed Enel, saranno destinate, in futuro, a lavorare insieme. Descalzi, per volere della premier, ricoprirebbe un incarico del tutto nuovo, quello di “cancelliere dell’energia”. La Lega avrebbe scelto di non opporsi malgrado sponsorizzi Flavio Cattaneo. C’è un’altra ragione. Secondo fonti di FdI, la Lega non vuole forzare su Donnarumma “perché la regola delle porte girevoli, contestata all’ad di Terna, si può ritorcere contro”. Anche Salvini ha dei candidati pronti a saltare  da società pubbliche a società miste. Uno di questi è Vincenzo Macello, vicedirettore generale di Rfi, un nome spendibile per Trenitalia.

 

Il pacchetto “Ferrovie” andrebbe infatti interamente alla Lega. L’attuale ad, Luigi Corradi, potrebbe restare o alla guida di Trenitalia o nominato ad in Rfi (come vuole Salvini). In Rfi corrono, come ad,  sia Macello sia Gianpiero Strisciuglio,  manager di Mercitalia Logistics. Un nome che il leader della Lega vuole valorizzare, sempre nel comparto Ferrovie,  è quello di Claudio Gemme, presidente della Fincantieri Infrastructure.  Ma per la Lega non può certo bastare. Se è impossibile scalare Enel,  altrettanto difficile è mettere in discussione la casella di Poste con Del Fante. Ecco perché l’unico scalpo resta  Leonardo, la società che si occupa di   difesa militare. Per indebolire la posizione di Cingolani, Lega e FI fanno notare che l’ex ministro: “Rimane un protagonista  della stagione Draghi. Ha un marchio”. Un’ulteriore obiezione: “Cingolani è uno scienziato, ma per fare l’ad Leonardo avrebbe bisogno di essere affiancato da direttori generali fortissimi”. La promessa di nominare Cingolani, come ad di Leonardo,  sarebbe stata formulata da Meloni a Draghi, oltre che al diretto interessato. Altra dose di veleno: “E’ un debito che Meloni  deve saldare con Draghi”. Si è anche ragionato se indicare Cingolani come ad di Terna, ma la Legge Madia lo impedirebbe. La soluzione potrebbe ancora offrirla Descalzi destinando Cingolani alla guida di Eni Plenitude. Per  Leonardo le alternative rimangono quindi due: Lorenzo Mariani (stimato da Crosetto e Quirinale) e Maurizio Tucci (stimato dagli americani e dall’azienda). Alla presidenza di Leonardo è sempre più probabile che vada Zafarana, comandante della Gdf, ma non è escluso che possa essere riconfermato Luciano Carta, che si è riavvicinato a Salvini. Si torna dunque a quanto recitavamo all’inizio: le presidenze. La Lega ci crede.

 

Non ha mai smesso di tifare per  Antonio Maria Rinaldi a presidente di Eni anche perché, ripete, “dopo tantissimi anni, Rinaldi sarebbe uno dei pochi dirigenti interni (Rinaldi ha lavorato in Eni)”. Forza Italia punta  ancora su Paolo Scaroni a presidente dell’ Enel e Stefania Prestigiacomo come presidente di Poste. C’è tuttavia un nome nuovo, ed è sempre area Lega, ed è intercambiabile  sia per la presidenza di  Enel sia per Poste. E’ quello del leghista romano  Becchetti. La manager  Giuseppina Di Foggia, ad di Nokia, è la sola che Meloni desidera ad di Terna perché adesso è Meloni che cucina le nomine. Giorgetti e Tajani dovrebbero farle da aiuti chef: “Mi raccomando. A FdI una porzione di Eni, una di Enel, una di Poste. A Salvini, un po’ di crudo e Meloni e, se resta, un po’ di nutella e Leonardo”.
 

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio