Il caso
Quando l'ex ministro grillino Costa esultava per la liberazione dell'orsa che ha ucciso Andrea Papi
Da responsabile dell'Ambiente diffidò la provincia autonoma di Trento dall'abbattimento dell'animale, poi, insieme agli animalisti presentò il ricorso che ha portato alla liberazione di JJ4
“Oggi ha vinto il buon senso e la libertà: il Consiglio di stato ha accolto il ricorso contro la cattura dell’orsa Gaia. Non posso che ringraziare le associazioni che portano avanti queste battaglie che noi vogliamo sostenere e per le quali, attraverso l’avvocatura dello Stato, ci siamo costituiti al loro fianco. Gaia è un’orsa che a seguito ha tre cuccioli e la sua cattura sarebbe stata un enorme problema per la vita dei piccoli”.
Il 12 ottobre del 2020 Sergio Costa, allora ministro dell’Ambiente e oggi vicepresidente della Camera in quota M5s, festeggiava così la decisione del Consiglio di stato di accogliere il ricorso presentato dal suo ministero, da Enpa (Ente nazionale protezione animali) e Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) per la liberazione dell’orsa JJ4, l’animale che lo scorso 5 aprile ha aggredito e ucciso nei boschi di Caldes il 35enne Andrea Papi, fino ad allora rinchiusa in un recinto del centro faunistico di Casteller dopo un’ordinanza del presidente della Provincia automa di Trento Maurizio Fugatti, emessa a causa di precedenti aggressioni dell’orsa. “Costa – ricorda oggi al Foglio Fugatti, ancora alla guida della Provincia autonoma– ha sempre avuto il vizio di trovare nomignoli per chiamare gli orsi pericolosi, Gaia/JJ4, mentre l’altro, M49, lo chiama Papillon”.
Sono anni invece che il presidente della Provincia autonoma e la avvocatura cercano una soluzione a colpi di ordinanze per JJ4. Che sia l’abbattimento o la cattura. I provvedimenti però sono rimasti incastrati nei gangli dei ricorsi di Costa, degli animalisti e delle sospensive dei Tar e del Consiglio di Stato. Questa mattina Fugatti in una conferenza stampa fiume insieme a ha ripercorso l’intricata storia amministrativa per fermare JJ4,
Gaia, per il ministro Costa, che ancora questo pomeriggio rivendicava la sua decisione di allora: “In queste ore dal Trentino arriva un j’accuse contro chi negli anni scorsi si è opposto alla cattura e all’abbattimento dell’orsa. Il ministero dell’Ambiente, all’epoca da me diretto – sostiene il grillino - si affiancò agli animalisti in un’azione al Tar e poi al Consiglio di stato che dettero torto alla Provincia di Trento. Perché abbattere l'orso se esistono anche altre modalità di convivenza? Uccidere non è mai una soluzione. La Lega Antivivisenzione ha proposto di spostare JJ4 in un altro luogo, tutelato e sicuro, assieme ai suoi cuccioli. Questa appare come una soluzione adeguata che condivido e rilancio”. Peccato che da ministro questa misura alternativa non riuscì a trovarla. Ma ci arriviamo, prima ripercorriamo la storia.
Era il 22 giugno del 2020. Due giorni dopo una prima aggressione che portò al ferimento di due persone, il 24 giungno, Fugatti decise di firmare un’ordinanza per disporre l’abbattimento dell’orsa. Passa poco, è il 3 luglio del 2020: il ministero guidato da Costa ha diffidato la Provincia dal procedere all’abbattimento e subito dopo ha presentato un ricorso per l’annullamento dell’ordinanza, accodandosi ai ricorsi analoghi presentati dalle associazioni animaliste (Enpa, Oipa, Lega antivivisezione, Lac, Lipu, WWF).
Neanche una settimana, siamo al 10 luglio, e il Tar sospende l’ordinanza di Fugatti. Il presidente allora corre ai ripari a inizio agosto, l'11 per la precisione, firma una nuova ordinanza per la cattura dell’animale da portare poi in – si dice così – “captivazione permanente” presso il centro faunistico del Casteller. Si legge in quell’ordinanza: “E’ l’unica soluzione che, in alternativa all’abbattimento, consente la necessaria rimozione dell’esemplare”. D'altronde Costa che già predicava soluzioni alternative, non ne aveva trovate. Sempre leggendo dall'ordinanza, non “essendo ipotizzabile a oggi, anche il relazione all’interlocuzione con il ministero dell’Ambiente, alcuna soluzione alternativa che preveda la traslocazione in altro territorio idoneo” ma “mettendo a dispozione l’animale, una volta catturato, per la traslocazione nel sito che il ministero riterrà più idoneo”. Tradotto dal burocratese: Costa non solo bocciava la soluzione proposta da Fugatti, ma non ne trovava neppure una alternativa, pur continuando, solo a parole, a proporre la stessa che sostiene anche oggi: un luogo idoneo a tenere l'animale in libertà, ma senza rischio per l’uomo.
Nonostante pochi giorni dopo, il 29 agosto, l’orsa simuli un nuovo attacco contro alcuni uomini del corpo forestale, anche contro la nuova ordinanza il ministro grillino e gli ambientalisti presentano ricorso perché l’orsa sarebbe rinchiusa insieme ad altri due esemplari (M49 e M57) “in spazi per nulla ampli e privi di stimoli ambientali”. L’8 ottobre del 2020 però il Tar respinge i ricorsi che chiedono di sospendere l’ordinanza dando ragione alla Provincia. “La situazione di pericolo attuale e concreta non è altrimenti fronteggiabile”, si legge nella sentenza. Solo un’apparente vittoria perché pochi giorni dopo, il 12 ottobre, il Consiglio di Stato ribalta il verdetto,
Oggi Fugatti è furioso. Non solo per quanto accaduto, ma anche per le semplificazioni che si fanno nei talk show televisivi in questi giorni sulla vicenda. Con il Foglio si sfoga così: “Sento opinionisti che non sono mai stati in montagna parlare con sicumera di orsi, collaraggi, convivenza con gli animali. Gente che vive in città e conosce a malapena la Ztl. Io ho rispetto per le Ztl, ma la provincia autonoma di Trento su tante cose è un modello di riferimento, la Protezione civile ci chiama sempre per primi quando ci sono dei problemi, pensano davvero che invece sugli orsi ci comportiamo in modo diverso? Se non ci riusciamo noi significa che ci sono delle difficoltà”.