Nomine

Olimpiadi Gdf. Scatta la gara per il dopo Zafarana. Arbitro è Mantovano

Carmelo Caruso

Meloni e Giorgetti devono scegliere il nuovo comandante generale delle Fiamme Gialle. In pole De Gennaro (fratello di Gianni) sponsorizzato dal sottosegretario. Salvini ha altri nomi. Il capo del Mef preferisce non scegliere

Le nomine delle partecipate di stato erano una finale di calcio, ma queste sono le Olimpiadi. L’oro ha lo stesso colore delle sue Fiamme. Gialle. Si incorona il  prossimo comandante generale della Guardia di Finanza. Un quasi presidente della Repubblica, un mezzo premier. Onori! Comandi! L’attuale, Giuseppe Zafarana, è stato  nominato presidente di Eni. Il nuovo lo devono scegliere Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti. Devono farlo presto. L’8 maggio, Zafarana si insedia all’ Eni. Il 25 maggio scade invece il suo mandato alla guida della Gdf. I candidati sono tre. Gli outsider pure. Gli arbitri altrettanto. Meloni, Giorgetti e il sottosegretario Mantovano. Escludete tuttavia il secondo. Giorgetti quando deve decidere non trova mai il fischietto.


Come avete capito, in questi giochi Gdf, un arbitro si è smarrito. Ricordate Dante e il suo Celestino V, quello che “fece per viltade il gran rifiuto”? Bene, quel papa, rispetto a Giorgetti (che per i giornali sta “tra due campi gravitazionali”; maestro Franco Battiato, perdonali!) sembra il compagno Che Guevara. L’ultima volta che a Giorgetti hanno timidamente chiesto: “Ministro, chi vedresti bene al posto di Zafarana?”, lui, come sempre, si è fatto umile: “Una scelta tanto importante non può essere tolta alla premier”. Arbitro di bronzo.

 

Compulsiamo gli altri due. Meloni, dopo essersi vista bocciare dagli alleati il manager Donnarumma come ad di Enel, vede fantasmi ovunque, così come li vede il suo sottosegretario Fazzolari. Aprono una porta di Chigi e urlano: “Bisignani-Letta. Deep state!”. Un’altra: “E’ Giavazzi.  Vuole concorrenza. Aiuto!”. Torniamo seri. Mantovano è arbitro decisivo. E’ l’uomo dritto e di diritto, e  ha un candidato per guidare la Gdf. Si tratta di Andrea De Gennaro, fratello di Gianni, ex capo della Polizia. Il De Gennaro due è comandante in seconda della Gdf e fa parte della terna di Zafarana; terna che serve come bussola alla politica. Senza ordine di arrivo, la terna è questa: De Gennaro, Fabrizio Carrarini e Umberto Sirico.

 

Parliamo di belle carriere e servitori tutti quanti, funzionari che proseguono il loro cammino e che si trasformano in manager applauditi (e rispettati). E’ il caso di Giuseppe Lasco, ex generale della Gdf, oggi condirettore generale di Poste. Studiamo i profili di chi gareggia. Carrarini è generale di Corpo d’armata ed è stato pure vicecapo di gabinetto dell’ex ministro dell’Economia,  Gualtieri. Sarebbe un’ulteriore esperienza, ma, attenzione, dipende da che parte si osserva. A destra, nel governo, c’è chi è suscettibile: “Ha lavorato con il Pd”. Passiamo a Sirico. Altro generale di Corpo d’armata e comandante dei reparti speciali (Scico).

 

Tutti e tre  appartengono a una generazione che aspira, e giustamente, ad avanzare. Il governo, per questa ragione, non ha prorogato (era una delle ipotesi) il mandato di Zafarana; arrivato al comando da giovane. Ciascuno dei tre atleti ha i suoi tifosi, ma De Gennaro ne ha due con la divisa rossa. Una è Anna Finocchiaro, tornata allo stadio (fa parte del comitato istituito da Calderoli sull’autonomia e presieduto da Sabino Cassese). L’altro è Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo, confidente di Meloni quanto lo è di Mantovano.

 

Sarebbe fatta per De Gennaro se non che, a Salvini, De Gennaro non entusiasma. Sta tartassando Giorgetti al telefono: “Ma dove ti sei rifugiato? Te lo presto io un fischietto”. In questa gara olimpica un altro spettatore è Luciano Carta, presidente di Leonardo fino a poche ore fa (era apprezzato dal M5s e da Di Maio) e in ottimi rapporti con Salvini. Carta, ex generale della Gdf, si rivede in Carrarini. Dunque, per la proprietà transitiva, che non è scienza (esatta), ma quasi,  Salvini è tifoso di Carrarini.

 

Gli outsider, come anticipato, sono anche loro  tre. Il primo è Fabrizio Cuneo, comandante interregionale per l’Italia centrosettentrionale (amato in FdI). L’altro è Michele Carbone, comandante interregionale dell’Italia meridionale. E’ la fiamma gialla che ha smascherato la più grande truffa sul Superbonus. Il terzo a correre è Ignazio Gibilaro, generale che occupava in precedenza il ruolo di Carbone.

 

E ora l’età. Cuneo ha  60 anni, Carbone ne ha 61 mentre Gibilaro 62. Andare sopra i sessanta, in questa gara, fa bene. Avvicinarsi all’età pensionabile è una promessa per i giovani: “Oggi tocca a me, ma domani…”. Siamo insomma a metà corsa e De Gennaro ha staccato gli altri. Carbone ha però tutta una curva che lo incita (il corpo della Gdf). Carrarini ha i suoi fan, tribuna vip. In quella d’onore sono invece seduti Meloni e Fazzolari ma scacciano i fantasmi (sembrano i ghostbuster). Rimane Giorgetti, l’arbitro vero, ma dopo le nomine è stremato. Non era infatti il fischietto a mancargli, ma il fiato. Tutto quello che aveva lo ha impiegato per spegnere il braciere olimpico. Non ha neppure un fiammifero. La sua risposta quando qualcuno glielo chiede: “Io? Mai fumato”.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio