l'intervista
Del Bono (Pd): "Cara Schlein, i termovalorizzatori vanno fatti. Basta ideologia"
L'ex sindaco di Brescia striglia la segretaria sulle questioni ambientali: "Serve pragmatismo, come i Verdi tedeschi. Il nostro impianto sia da esempio". E sulle contrarietà tra i membri della segreteria: "Studino meglio. L'alternativa sono le discariche"
Guarda alla discussione tutta interna al Pd sulla questione termovalorizzatori, e lui che a Brescia s’è reso conto di quanto quell’impianto fosse indispensabile per il ciclo dei rifiuti della città, quasi non se ne capacità. “Gli inceneritori e i termovalorizzatori vanno fatti, punto. A Elly Schlein voglio dire questo: impuntarsi su questioni ideologiche non serve a niente. Serve pragmatismo, come fanno i Verdi tedeschi”. E a chi le siede accanto in segreteria e si dice contrario, cosa suggerisce? “Ma che studino di più! Dai numeri non si può scappare. Anche perché l’alternativa qual è: continuare a tenere aperte le discariche?”.
Emilio Del Bono è stato il sindaco di Brescia per dieci anni, fino al mese scorso. E’ dalla sua esperienza diretta, concreta, che giunge quindi una delle migliori risposte alla linea di ambiguità che sta tenendo il Pd sul tema, con Schlein che evita di esporsi per non indispettire i suoi, più vicini alla nuova vulgata ambientalista. “Ecco, questo punto proprio non capisco”, ribatte subito l’attuale vicepresidente del Consiglio regionale lombardo. “Perché se vogliamo essere un partito green, guardare alle politiche ambientali dei paesi del nord Europa, come facciamo a dire che i termovalorizzatori non servono? Mi sembra un controsenso”.
Nelle parole del primo cittadino uscente, c’è tutta la distanza tra una narrazione solamente teorica. E chi i concetti di sostenibilità, circolarità, li ha potuti testare sul campo. “A Brescia abbiamo anche smentito tutti coloro che dicono che con il termovalorizzatore si disincentiva la raccolta differenziata. In questi anni siamo cresciuti oltre il 72 per cento. Perché la teoria secondo cui si possa riciclare tutto è falsa. E poi gli inceneritori e i termovalorizzatori non sono in contrasto con gli impianti per il trattamento dei rifiuti. La differenza la fa il modello della raccolta. Da noi funziona”. E i cittadini, come si sono convinti che fosse la scelta giusta? “Anche qui abbiamo avuto e abbiamo comitati ambientalisti che si sono opposti. Ma la stragrande maggioranza ha capito subito quali sarebbero stati i vantaggi economici e ambientali. Grazie al termovalorizzatore scaldiamo l’80 per cento delle case dei bresciani, e alla rete si abbeverano anche alcuni grandi energivori come le acciaierie, che poi reimmettono calore nella rete. E’ un sistema pienamente circolare”. Mentre per quel che riguarda l’impatto ambientale, come spiega ancora Del Bono, “uno studio dell’Università di Brescia ha dimostrato che solo lo 0,6 per cento delle polveri sottili registrate sono addebitabili al termovalorizzatore”. Ma in ogni caso, attraverso la partecipazione, ai comitati ambientalisti viene permesso di sedere nell’osservatorio istituito dal comune sullo stato dell’impianto, “perché tutto sia trasparente e si adottino tutte le misure per ridurre l’impatto ambientale. Adesso, per esempio, stiamo facendo un grande lavoro per ridurre i fumi”. Sono, insomma, a uno stadio di dibattito ulteriore: non a discutere se l’infrastruttura serva o meno, ma cosa può fare l’innovazione, la tecnologia, per rendere questi impianti sempre più ecosostenibili, di ultima generazione. “L’asticella tecnologica ci permetterà di ottenere risultati sempre migliori. Ma si tratta di un cammino a lungo termine”, aggiunge ancora l’ex sindaco.
A Roma ci stanno provando con vent’anni di ritardo rispetto a Brescia, e l’impressione che se ne cava è quella di un partito che ancora s’avvita e s’inerpica nei suoi dilemmi. Ieri il capogruppo al Senato Francesco Boccia ha detto che il Pd sull’ambiente ha una linea chiara. E’ davvero così? “Io me lo auguro. Certo, se c’è una linea cristallina è quella degli amministratori locali del Pd”, risponde Del Bono. “In questi anni siamo stati i primi a capire che le città avevano come principale sfida quella del miglioramento delle condizioni ambientali. Da qui la cura del ferro, gli investimenti in tram e metropolitane, il controllo molto rigido della filiera dei rifiuti. Io credo che Schlein, se vuole dare un’impronta ambientalista al Pd, non può prescindere da modelli come il nostro, che la stessa Commissione europea ha indicato come virtuoso”.
Insomma i dem dovrebbero smettere di inseguire Verdi e M5s sul terreno di un ambientalismo radicale? “Le dico di più. Schlein deve porsi il problema di convincere i suoi potenziali alleati a una discussione di verifica della realtà. Perché ci sono tante contraddizioni nella società civile, e secondo alcuni non andrebbero bene nemmeno i depuratori. Ma chi si dice ambientalista nel 2023 può davvero impuntarsi per avere acqua, aria e territori meno puliti?”.