Sostituzione di governo
Meloni e dissociati. La Lega si smarca e nei territori corrono già separati
La premier si prende i problemi, la Lega gli applausi. Giorgetti, Salvini rubano la scena. In Trentino, Lega e FdI avranno due candidati. Il dl Concorrenza passa ma senza i balneari
Si può chiamare in due modi: “Concorrenza” o “sostituzione etnica”. La Lega sta facendo prove di “sostituzione etnica” al governo. Andrea Orlando, un principe del Pd, alla Camera, lo dice: “L’unica sostituzione che vedo è quella della Lega con FdI. Oggi il partito di Salvini detta l’agenda”. Mentre Meloni è costretta a occuparsi di Nordio, svalvolati e vignette, l’altro suo ministro, Giorgetti, si prende la scena. Salvini è uno speaker perfetto del Cciss “Viaggiare informati”. Lorenzo Fontana, pronuncia a parte, è un presidente della Camera impeccabile. Nei territori è già in atto una separazione. In Trentino, alle elezioni, la Lega non correrà con FdI. Da Roma, la sostituzione, non si vede, ma nelle province è nota.
Il partito di Matteo Salvini, dopo le regionali lombarde, ha ripreso a correre. E’ di buonumore, e fa bene ad averlo. Le seccature sono rimaste a Giorgia Meloni. Ieri, ed era un giorno chiamato ordinario, nel giro di poche ore, la premier ha ricevuto, prima, la sentenza della Corte di giustizia Europea, sfavorevole (le concessioni balneari si devono mettere a gara e subito), dopo, ha incassato una condanna da parte del Parlamento europeo per la retorica utilizzata contro le comunità Lgbtq. La giornata è proseguita con l’informativa di Nordio sul caso Uss (la misteriosa fuga dall’Italia) e con un Cdm. All’ordine del giorno c’era il dl Concorrenza senza però una norma sulla Concorrenza (delle spiagge). Beffa delle beffe, Meloni deve farsi carico della condanna, mentre Lega e FI possono vantarsi, in tutta tranquillità, che la battaglia contro l’Unione europea continua e che la sentenza non vale nulla. Avanti, bagnino! Stefano Candiani, deputato leghista, può dichiarare: “Adesso qualcuno comprende quanto sia faticoso governare”. Cosa deve dire invece Meloni? Il suo ministro Lollobrigida deve difendersi sul Corriere della Sera mentre Giorgetti passa per il nuovo Abramo: fate figli, spegnete Netflix. Sul Foglio ha lanciato “il letto no tax”. Due neonati e niente tasse. Quando il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, di FdI, lo ha letto è balzato dalla sedia: “E questa da dove esce?”. Meloni, che nel suo programma aveva inserito questo progetto, al primo punto, si è vista così scippare la prima buona idea dopo settimane da dimenticare. Che sollievo sarebbe stato. Giovanni Donzelli, capogruppo di FdI - a cui va riconosciuto il garbo nel rispondere, nonostante gli articoli durissimi che ha ricevuto - sorride e spiega che “la proposta di Giorgetti è una buona notizia” per poi aggiungere: “Se trova i soldi...”. Un leghista che lo sente: “Li trova, li trova”. Significa che FdI sul serio si è impermalosito. E qui, la parola nuovamente a Candiani: “E’ come nel calcio. C’è un momento in cui i riflettori si spostano sul portiere, poi sul difensore, successivamente sull’ala. Il gioco va costruito. Servono tutti”. Meglio di Zeman.
E ha ragione. Ma in questo momento Meloni è in porta mentre Giorgetti, Salvini scorrazzano liberi per il campo. Si sono ribaltati i ruoli. E’ sufficiente dire che i leghisti prendono le distanze da Lollobrigida: “Che ha commesso un errore clamoroso. Fare una dichiarazione, nel giorno in cui Mattarella visita i campi di sterminio, attira le polemiche. E’ lapalissiano”. Fino a sei mesi fa, Simone Pillon, il pro life con il papillon, era senatore della Lega. FdI, andando al governo, ha subito una mutazione genetica, ma esisterà pure un vaccino per superare la fase Calimero. Ormai non si contano le polemiche sul 25 aprile scatenate da La Russa o le difficoltà del ministro Piantedosi (era entrato come ministro della Lega ma oggi è a tutti gli effetti un ministro di Meloni). Ci deve essere una straordinaria attrazione di FdI verso tutto ciò che è stravagante. E’ il partito Bagaglino, maschere, parrucche, o anonimato. Claudio Durigon, sottosegretario del Lavoro, leghista (e i giornali non gli risparmiano nulla) sembra il vero ministro del Lavoro. L’altro giorno, in Transatlantico, era circondato e rispondeva da titolare del Welfare. Anche questa è una “sostituzione”. Se si dovesse chiedere per strada chi è la ministra del Lavoro (Calderone), nessuno saprebbe rispondere. Il dl Concorrenza, ad esempio, è materia del ministro Urso. Il dl, approvato, consente agli ambulanti di rinnovare le concessioni per i prossimi dodici anni. In Italia fare concorrenza è una bestemmia. Ma a dover fare penitenza è FdI (e Urso). I deputati di FdI cominciano a pensarlo: “Abbiamo sbagliato ministeri”. Alleati, certo, ma come anticipato all’inizio, nel Trentino, del leghista Fugatti, FdI e Lega non correranno insieme. In Veneto, a Treviso, dove si vota per le comunali (il favorito è il sindaco leghista Mario Conte) un patriota di FdI, aveva scambiato Conte Mario, per Giuseppe del M5s. Si era messo ad attaccarlo sui giornali, in pratica ad attaccare il suo candidato sindaco. A parte il solito Alberto Bagnai, uno che non sorride neppure quando vede i film di Zalone, tutti gli altri leghisti sembrano usciti dalla festa di compleanno di Matteo Salvini (dicono che ogni settimana lo rifesteggia, ed è sempre karaoke e piano bar). Tutti quanti loro sono entrati in campo, al governo, solo da sei mesi. Se fosse una partita di calcio non saremmo neppure a quindici minuti. FdI ha già il fiatone, Salvini corre sul tapis roulant e urla: “8 km, per uno che non fa ma niente come me”. Ve lo spergiuriamo, lo ha detto Salvini. E lo ha detto magnificamente. Quando ha iniziato a non fare niente, per la Lega, è iniziato ad andare tutto benissimo. Poveri sciocchi. Cercavamo l’anti Salvini e la soluzione stava invece in palestra.