la strategia
La paura dei riformisti Pd, che provano a giocare d'anticipo: "Chi sarà il prossimo a uscire?"
Tra i dem c'è irrequietezza dopo l'addio di Borghi. Madia: "La sua scelta deve servire a farci fare un passo in avanti, all'interno della comunità democratica". E ora Quartapelle e Sensi provano a rilanciare l'area riformista con un ciclo di seminari
"La scelta di Borghi deve servire da monito per farci fare un passo in avanti". L'ha detto in chiaro la deputata del Pd Marianna Madia. Ma nella cosidetta area riformista dei dem, sono in molti a pensarla in questi termini. Ad arrovellarsi in queste ore non tanto sul significato da assegnare all'addio del vicepresidente del Copasir, che ha accusato la neo segretaria Schlein di star trasportando il partito su istanze massimaliste, Quanto per predire chi potrebbe essere il prossimo ad annunciare: "Me ne vado". Visto che nei due rami del Parlamento girano già delle stime, che preoccupano soprattutto a Palazzo Madama. "Già in quattro sarebbero pronti a lasciare", si vocifera.
Il senatore di Base riformista negli ultimi tempi si era distaccato dalla storica corrente d'appartenenza, era dato tra i lettiani più intransigenti ma ancora qualche settimana fa al Foglio, pur tradendo una certa qual apprensione, confessava di voler capire quale fosse la rotta tracciata da Schlein prima di poter trarre giudizi affrettati. Nessuno, nel Pd, si aspettava un passo indietro così repentino. E proprio le modalità con cui si è materializzato, un messaggio sulla chat del gruppo parlamentare all'alba di mercoledì, hanno convinto alcuni dirigenti riformisti che adesso è il momento di provare a ribaltare se non la situazione, quanto meno la narrazione che se ne sta facendo. Perché insomma non passi il messaggio che chi ha perso il congresso nel Partito democratico non possa più sentirsi a casa.
Oltre a Madia quest'oggi lo ha ripetuto anche il fedelissimo dell'ex segretario Letta Marco Meloni, secondo cui, come confessato a Repubblica, "quello di Borghi è un gesto isolato, frutto di una decisione grave e immotivata. Borghi descrive il Pd come la caricatura che fa di noi la peggiore propaganda di destra". E poi ancora che "i cattolici di sinistra sono assai presenti, in posizione chiave, al vertice del partito e dei gruppi parlamentari". Non ci sarebbero motivi di preoccupazione, se non fosse che però dopo l'annuncio di Borghi se n'è prodotto un altro di pari rilevanza come l'addio dell'europarlamentare Caterina Chinnici - aderirà a Forza Italia -, che certo non è servito a mitigare le acque.
Fatto sta che adesso, per cercare almeno di controllare questa fase convulsa, i riformisti hanno deciso di giocare d'anticipo, imprimere una specie di solco di rappresentanza. Così quest'oggi i parlamentari Lia Quartapelle, Marianna Madia e Filippo Sensi, hanno presentato un ciclo di "seminari sul futuro" che avranno il via il 4 maggio prossimo e che serviranno a dar voce a quest'area politica e culturale. Che poi rimanga una battaglia puramente simbolica o serva a bloccare sul nascere l'emorraggia lo si capirà col passare delle settimane. Sempre col rischio che sia però troppo tardi.