Giorgia Meloni (Lapresse)

L'editoriale dell'elefantino

Conservatori sentimentali. Alla destra serve meno romanticismo e più realtà

Giuliano Ferrara

Non è chiaro se in Italia potrà mai nascere una destra Tory, anglo-cattolica. Ma i destri che citano Scruton, leggano il suo saggio su Eliot e sul passatismo e il modernismo. Illusioni che non esistono

Non è chiaro se abbia una qualche effettiva credibilità il progetto conservatore in Italia, questione alla quale si dedicano molte attenzioni, da ultimo quella del politologo Carlo Galli, su Repubblica, che esprime un punto di vista scettico ma problematico, insomma non esclude niente per partito preso e apre un occhio critico alla possibile nascita di una destra Tory in questo paese. Delle due Meloni, quella di prima, striata di populismo e nazionalismo becero, non sembrava minimamente adatta; quella di dopo, politica estera euroatlantica e affettazione di un certo rigore istituzionale, chissà. Sta di fatto che la bella gente attende da molti anni la nascita di una destra europea conservatrice, per così dire anglo-cattolica piuttosto che scalcagnatamente confessionalista, e adesso almeno i popcorn per godersi lo spettacolo sono arrivati. Ma a parte il roboante Dio-Patria-Famiglia e il corrispettivo gridarsi “madre, cristiana” eccetera, dove sta il busillis? In che modo la trasformazione può essere se non compiuta almeno definita o ipotizzata?

 

Visto che i destri e Meloni citano il compianto Roger Scruton, filosofo politico scomparso nel gennaio del 2020, dovrebbero leggersi “Eliot e il conservatorismo”, una lezione tenuta nel 2000 alla Università Masaryk di Brno sulla poesia e la critica estetica religiosa e politica del grande scrittore americano naturalizzato britannico e convertito al cristianesimo anglo-cattolico della cosiddetta High Church (tradizione e rituali). E’ un saggio carico di risvolti diversi e tutti importanti, ma il suo cuore è il “paradosso di Eliot”. L’autore della “Terra desolata” e del “Bosco sacro”, il primo un grande e fondativo poema del Novecento e la seconda una raccolta di testi critici in prosa, secondo Scruton, che lo ammira incondizionatamente o quasi, divenne il bardo di una visione conservatrice alta dell’umanità e del mondo uscito da due guerre mondiali, ma fu l’inventore nella letteratura inglese del modernismo. Anzi, aggiunge Scruton, possiamo dire che il conservatorismo è in sé, radicalmente, un modernismo. Può sembrare curioso o contraddittorio, appunto paradossale, ma il passatismo, la nostalgia, la coltivazione tradizionalista della religione come feticcio ideologico, sono il contrario di un vero conservatorismo. Sono più affini, semmai, alla vena di sentimentalismo romantico, di umanismo generico, che Eliot combatteva in nome del realismo, della restituzione in poesia e nella critica del mondo com’è, senza paura emozionale dell’incontro con l’esperienza ordinaria, senza fisime e sogni banali.

 

E questa vena sentimentale è invece, per passare alla politica italiana e al residuo di idee che è capace di esprimere dopo la fine di partiti e ideologie, ciò che unisce nel fondo, al di là del cozzo apparente, le élite armocromatiste del progressismo postmoderno, egualitarie, droitdelhommiste, ossessionate dal destino della terra e incuranti della salvezza delle anime, alle destre che sognano il ritorno dell’età dell’oro della nazione, del sangue, di una tradizione familista e cristiana priva di vita vera. Destra e sinistra culturali, quando si volgono l’una al futuro l’altra al passato, dimensioni che non esistono, peccano di romanticismo e di sentimentalismo, le bestie nere dei conservatori realisti alla T. S. Eliot e alla Roger Scruton, modernisti che vivono il presente. Il discorso potrebbe farsi molto complicato, ma chiudiamola qui. La lettura del saggio potrebbe convincere la destra che i suoi vocalizzi tradizionalisti non sono che un’altra versione del mito dell’uomo naturalmente buono, caro al nemico ideologico di sinistra, mentre un incontro disilluso con l’esperienza reale e ordinaria del mondo com’è porta a quel modernismo che è l’unico efficace percorso conservatore.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.