Mister Recovery

Fitto a Bari tra le steak house Coldiretti. Il mantra è “rimodulare” il Pnrr

Gabriele De Campis

Il ministro degli Affari europei conferma il confronto in atto e la verifica per capire quali settori “con certezza” possono spendere le risorse del Piano di ripresa dell’Ue. Il gelo con l’emiro Michele Emiliano

Bari - Sul lungomare di Bari per il villaggio Coldiretti è tutto un effluvio di delizie chilometro zero, caciotte, scagliozze, popizze e salamelle. Ma a risuonare non è il timing della steak house di carni “esclusivamente nazionali”, ma quello del Pnrr, declamato dal ministro degli Affari Europei Raffaele Fitto sia nel convegno inaugurale che nel confronto con i giornalisti.

 

La linea del politico salentino è tutta legata a un verbo, ripetuto come un mantra: “Ri-mo-du-la-re”. Insieme al premier Giorgia Meloni, fin dalla campagna elettorale, ha scelto di affrontare il dossier del Piano di ripresa e resilienza con la categoria della realtà, ribadita con forza dal palco: “Abbiamo chiesto un monitoraggio dei fondi della spesa 2014-20120. Bene, in nove anni abbiamo impiegato solo il 34% delle risorse”. Il riferimento è alla lentezza della macchina amministrativa, unito al contesto: “Questo strumento è stato immaginato prima della guerra, con la crisi energetica che ha cambiato le priorità”.

 

Da qui emerge il passaggio politico saliente: “Siamo - attacca Fitto - a fine aprile del 2023. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve completare tutti gli interventi in via definitiva a giugno del 2026: abbiamo tre anni, un tempo ragionevole sul quale, visto che oggi siamo impegnati in fase di rimodulazione, è opportuno fare una attenta analisi e verifica per capire, non chi penalizzare e chi premiare, ma quali settori e quali situazioni sono in grado di spendere queste risorse entro giugno 2026 con assoluta certezza". 

 

La rimodulazione, dunque. Fitto parla di una “operazione verità necessaria”, e di “una fase nella quale è importante capire cosa correggere per evitare di perdere risorse. Tutto questo grazie ad una operazione trasparente e a un confronto costante con gli attori in campo”. Il ministro, che si è salutato freddamente con il governatore Michele Emiliano in prima fila, si sofferma anche sul metodo: “Questa è una fase che stiamo sviluppando in questi giorni, con un confronto molto positivo con tutti i ministeri interessati, cercando di comprendere quali sono le criticità”. Ecco, i ministeri e non e le regioni, tra le quali brilla l’asse dem Emiliano-Decaro-De Luca-Bonaccini vorrebbe, costantemente polemico verso Palazzo Chigi.

 

La chiosa di Fitto: “Quando emergerà un quadro chiaro, avremo la possibilità di avviare una rimodulazione”. Ecco il timing: "Questo accadrà non prima della conclusione prevista per l'attuazione del Pnrr e delle sue modifiche”.

 

Tra le righe della giornata c’è anche l’impegno di Fitto nel consolidare le risorse del Pnrr per l’agricoltura: “Ha un programma di circa cinque miliardi di euro. Abbiamo avuto già in sede di cabina di regia con le organizzazioni di categoria un confronto utile sulla possibilità di poter implementare alcuni interventi che nel campo agricolo hanno dimostrato di avere un numero di domande nettamente superiore alle disponibilità finanziarie”. Il resto è orgoglio meloniano, con gli elogi dell’iniziativa del governo contro il “cibo sintetico”, dell’impegno del ministro Beppe Valditara per potenziare gli istituti tecnici, e dell’attenzione del sottosegretario Marcello Gemmato sulla qualità del cibo nelle mense scolastiche.Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, nel suo intervento ha ricordato al governatore Emiliano i ritardi delle Regioni nella spesa dei fondi europei per lo sviluppo rurale: “E’ inaccettabile non spendere risorse fondamentali per le nostre imprese”.

 

L’emiro pugliese inizialmente non ha polemizzato, usando la perifrasi “noi siamo sempre governativi”, ma a pochi passi dallo spazio convegni ha riservato la solita stilettata al governo: "Non abbiamo ancora capito cosa il ministro Fitto abbia in mente e quale sia la sua strategia, continua a dire che il Pnrr era stato scritto male. O, per essere garbato verso Draghi, dice che la guerra ha cambiato i presupposti. Però non capiamo quale sia la strategia". Il nodo riguarda l’arrivo in Puglia dei fondi previsti  “con progetti bloccati per il fermo del Pnrr, dei fondi europei e del Fsc che serve al cofinanziamento dei fondi europei".