il commento
I video di Schlein, Conte, Meloni: pensavamo fosse disintermediazione, ora scopriamo che è fascismo
Se non rispondere alle domande dei giornalisti o inviare videomessaggi è dittatura, allora siamo sotto dittatura fascista dai tempi di Silvio Berlusconi e Romano Prodi. I paradossi del bavaglio
Se c’è un bavaglio, siamo imbavagliati da almeno quindici anni. E se non rispondere alle domande dei giornalisti o inviare videomessaggi è dittatura, ebbene, allora siamo sotto dittatura fascista dai tempi di Silvio Berlusconi e Romano Prodi. Le interviste sui quotidiani sono scritte rilette, controllate e bollinate dall’intervistato. Si faccia una domanda e si dia una risposta. E chi se lo dimentica il format irresistibile di Matteo Renzi, “Matteo Risponde”? Il presidente del Consiglio si collegava su Facebook, e si sceglieva le domande degli utenti, un po’ come faceva Virginia Raggi (“la sindaca risponde”). Se c’era Sbirulino16 che le chiedeva come mai via Nazionale è una groviera di buche, lei, guarda un po’, coglieva invece la domanda di RoccoCasalino78, quella davvero complessa: “La bontà, l’amore, la giustizia dove erano prima che lei nascesse?”.
I politici italiani ballano, giocano, spengono le candeline, mangiano la Nutella, piangono, cantano, abbracciano pelouche, fanno gare di cucina e... non rispondono alle domande. Tutti. Indimenticabile quella scena nel retropalco della convention leghista di Milano, quasi un anno e mezzo fa. Ecco il direttore di un Tg della Rai che si avvicina a Matteo Salvini poco prima di “intervistarlo” in pubblico. Sguardo rattrappito: “Va bene, Matteo. Allora questo non te lo chiedo. Questo nemmeno. Ok... ma... però... scusa... allora che ti chiedo?”. I politici italiani sono straordinari. Sono probabilmente i soli nel mondo occidentale, insomma esclusi Sudan e Zimbabwe, dei quali si potrebbe dire che parlano da soli. Nel senso che i loro sono quasi sempre dei soliloqui stradali.
Giuseppe Conte si affidava a dei video nei quali camminava, anzi quasi volava, tra gli stucchi e i damaschi di Palazzo Chigi. Poi atterrava su Facebook a mezzanotte, coi cronisti tutti a nanna, e in totale solitudine dava delle indicazioni su quisquilie e pinzillacchere del tipo: da domani non potrete più uscire di casa. Il suo Tg1, sebbene avesse più giornalisti che notizie, è passato alla storia per questo scoop trasmesso una notte del 2020: “Tra poco la diretta del premier Conte su Facebook”. E allora eccolo, il presidente del Consiglio, bell’uomo fresco di dopo sole, che si muove nel vuoto come un astronauta dello SkyLab. Pensavamo che questo fenomeno si chiamasse “disintermediazione”, che fosse l’effetto della crisi dei media tradizionali, il tentativo populistico e furbo di costruire un rapporto diretto e non mediato con i cittadini-elettori-consumatori, ma adesso che anche Giorgia Meloni ha fatto un video a Palazzo Chigi abbiamo scoperto cos’è davvero: è fascismo! Accidenti. Fascismo. Sì. Il video su Facebook è come il balcone di Piazza Venezia. Ovvio. E poiché è proprio vero, e a noi non la si fa, bisogna però distinguere tutto questo orrore dalla pulizia e dalla chiarezza adamantina di Elly Schlein. Una che non si sottrae al confronto. Una che risponde. Sempre. Lei è partigiana e costituzionale, per questo ha presentato la nuova segreteria del Pd su Instagram e non in una conferenza stampa. Quello non era mica un balcone. Ella, anzi Elly, stava a casa sua, e aveva alle spalle pure una libreria piena di volumi Adelphi. Vuoi mettere?