Viale Mazzini
Rai Tolkien: Giletti, Veneziani, Diaco, Chiocci. Ecco il palinsesto della nuova destra
E' scontro tra Salvini e Meloni per imporre i loro volti. Per FdI "la Rai non può più essere più controllata dal Gruppo Repubblica, La Stampa". A rischio anche la presidenza Rai di Marinella Soldi
Abbonato Rai, se ti va bene vedrai Tele Tolkien, ma se ti va male sarà Tele Giletti. Meloni è per Tele Tolkien, Salvini è per Tele Giletti. Il Pd è già molto se conserva il Tg3, Rai Orfeo. Con le dimissioni dell’ad Carlo Fuortes inizia davvero la sostituzione “raietnica”. Gli uomini della premier lo definiscono “allargamento culturale” che si traduce con la fine “dell’egemonia del gruppo Gedi sulla Rai, un gruppo che ha usato la Rai per pagare il suo parco firme. La Rai è stato il benefit del giornalista di Repubblica. Devono entrare anche altri”. Il successore di Fuortes sarà Roberto Sergio. Il governo vuole liberare anche la presidenza Rai.
Per costruire “il nuovo immaginario della destra” non bastano solo le dimissioni di Fuortes, arrivate ieri mattina dopo sei mesi di assedio. Per avere voce sui palinsesti, per tentare di rovesciare la Rai, servono anche le dimissioni di Marinella Soldi, la presidente della televisione di stato, nominata dal governo Draghi. Il Cda, tra l’altro offeso per il comunicato di Fuortes (li descrive come causa delle sue dimissioni e della paralisi Rai; in questi mesi gli hanno votato tutto) resta ancora “incontrollabile”. La presidenza della Rai è un altro obiettivo di Salvini. La vuole. Il centrodestra può infatti vantare i voti di De Biasio e Agnes, in quota Lega e Forza Italia. Gli altri consiglieri sono così divisi: Laganà (quota Rai), Di Majo (M5s), Bria (Pd). Il voto della presidente rischia di diventare decisivo e il suo futuro è dunque tutto da valutare.
Per avere il nuovo ad bisogna attendere prima il Cdm che prende atto delle dimissioni (potrebbe accadere già questo giovedì) successivamente, il 15 maggio, dovrebbe essere convocata un’assemblea urgente degli azionisti Rai. In quell’occasione si procede con la nomina di Sergio, attuale direttore di Radio Rai, e di concerto anche a quella di Giampaolo Rossi, il signor Rai di FdI, come direttore generale. Sarà Rossi a occuparsi della parte editoriale e dovrà vedersela con l’appetito della Lega, tenere conto del pluralismo e accontentare la premier. La prima nomina che Meloni desidera dalla coppia Sergio-Rossi è quella di Gian Marco Chiocci, direttore dell’Adnkronos, alla guida del Tg1. Deve essere sacrificato Nicola Rao, direttore in quota FdI, del Tg2. Due telegiornali sono troppi anche in Ungheria. Il Tg2 verrà lasciato a Forza Italia e al suo Antonio Preziosi. In Rai ci sono già due diverse correnti di FdI. Una è tendenza Chiocci (fedelissimo di Meloni) e un’altra è quella di Rao, più vicina al partito, alla comunità di Colle Oppio, la corrente Rampelli. Una delle due correnti uscirà ridimensionata. Nelle intenzioni della destra deve essere ridimensionato anche lo strapotere del gruppo Gedi sulla Rai, il gruppo che edita Repubblica e La Stampa e che “mette le loro firme a libro paga Rai”. Si tratta di autori e ospiti fissi come Michele Serra, Ernesto Assante, “uno che intervistava Fuortes dall’alto della sua collaborazione Rai”. Nel racconto di FdI “hanno in pratica occupato la tv di stato”. Gli uomini di FdI hanno pure ritagliato l’ultima intervista di Augias a La Stampa, “esempio di quella spocchia e boria che da quarant’anni intossica la Rai”. E un’intervista dove Augias parla di “occupazione”. E’ lo stesso Augias che anni fa, durante una puntata di Otto e Mezzo, definì “con sprezzo”, Pietrangelo Buttafuoco, simbolo del mondo di destra, “un antisemita”. Disse un’enormità e Augias se ne accorse al punto da chiedere scusa a Buttafuoco.
C’è chi ha pensato di offrire a Buttafuoco (uno che la Rai se la merita a prescindere da destra, sinistra e centro) gli spazi di Augias, “tenendo anche conto che Buttafuoco ha collaborato con Repubblica e scritto sulle sue pagine culturali”. Chi avrà una striscia sarà con molta probabilità, il filosofo Marcello Veneziani. Al Tg2 Post, Incoronata Boccia, volto di FdI. Ma la destra ha pure velleità da Gruppo 63, il gruppo letterario di Angelo Guglielmi e Umberto Eco, il gruppo che ha fatto grande la Rai. Uno che si crede Guglielmi, ma di destra, è Angelo Mellone, ora vicedirettore del day time. In Rai gira adesso una fotografia ritenuta un manifesto. E’ stata scattata, il 6 maggio, a Umbrialibri ed è di Andrea Di Consoli, autore Rai, un altro vicino alla destra di governo. In posa ci sono, tra gli altri, Mellone e Lorenzo Lo Basso, giornalista Rai di centrodestra, che presto condurrà Agorà Estate. Lega e FdI rivendicheranno inoltre tutte le direzioni di genere. Mellone alla guida del day time, Rao o Corsini agli Approfondimenti. Marcello Ciannamea (quota lega) è diretto al Prime time. Rossi potrebbe riequilibrare e “porgere” la guida del Day time alla sinistra (Elsa Di Gati o Simona Sala). Un capoverso lo meritano invece gli amici di Meloni.
Pierluigi Diaco si sposterà da Rai2 a Rai1. Pino Insegno si prende la conduzione dell’Eredità, dato che a Palazzo Chigi, manca poco e gli preparano la brandina. E’ sempre ospite. La Lega aveva già un palinsesto ideale. E’ “Rai Giussano” e i suoi nomi sono stati anticipati dal Foglio. Chiede trasmissioni per Monica Setta, Laura Tecce (in quota vicina d’ombrellone di Salvini), poi il biografo di Salvini stesso, Poletti (Unomattina), Marcello Foa, Francesco Storace. Gli altri leghisti: Francesco Pionati o Angela Mariella al posto di Andrea Vianello al Gr Radio. A Francesco Giorgino, altro riferimento leghista, verrà consegnato l’ufficio studio Rai (è ora diretto da Claudia Mazzola, area 5s, che andrà a curare la comunicazione Rai) ma avrà anche una trasmissione. Il sogno di Salvini è però solo uno. Se Meloni ha Vespa, lui pretende Giletti al posto di Fabio Fazio. A Giletti gli vogliono affidare il grande talk della domenica sera. Per facilitare l’uscita di Fazio c’è già il piano: gli offriranno la metà del compenso, in modo che si dica che rinuncia alla Rai per denaro. Monica Maggioni, direttrice del Tg1 prenderà la guida del coordinamento Rai e una trasmissione. Giuseppe Carboni (quota M5s, dimenticato nello sgabuzzino Rai per oltre un anno) andrà a dirigere Rai Parlamento. Da Fuortes a Giletti, da Vespa a Diaco, da Diaco passando per Augias. Alla Rai non serve un ad, ma un esorcista.