Resa dei conti

Sindaci e regioni Vs Corte dei conti. Fitto e la nuova zuffa sul Pnrr

Valerio Valentini

Nella baruffa istituzionale tra ministeri e giudici contabili, rischia di impantanarsi l’intera attuazione del Recovery in vista delle scadenze di giugno

Per certi versi, l’incidente potrebbe perfino giovargli. Raffaele Fitto lo pensa, e ai suoi collaboratori lo confida. Posto, cioè, che non spetta alla Corte dei conti, ma alla Commissione europea, certificare il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, le segnalazioni sui ritardi che la Corte stessa mette a referto non fanno altro che certificare che sì, quella catena di comando che il ministro meloniano ha ereditato, quel metodo “metodo Draghi”, presentava davvero delle storture. Azzardato, come ragionamento, ma lucido. Se non fosse, però, che nella baruffa istituzionale tra ministeri e giudici contabili, rischia di impantanarsi l’intera attuazione del Recovery in vista delle scadenze di giugno. E di questo se ne stanno accorgendo sindaci e governatori: pure loro sull’orlo di una conflitto con la Corte dei conti.

   
Si è iniziato in Lombardia. Il sindaco di Monza, il dem Paolo Pilotto, s’è visto recapitare qualche settimana fa un dispaccio della sezione regionale di controllo della Corte dei conti. E le osservazioni che gli venivano fatte erano così apparentemente capziose che a lui non è rimasto che rivolgersi all’Anci lombarda. La Corte, cioè, lamentava perfino gli aspetti grafici del file Excel “Foglio Pnrr cronoprogramma”. “Ogni riga del foglio deve indicare un progetto, identificato mediante un Codice unico di progetto”, e via così, manco fosse la revisione di una tesi di laurea. Senza contare, poi, che i documenti stilati dal comune era stati redatti seguendo le linee guide fornite dal Mef. Non solo. La Corte chiedeva anche di “riferire se l’Ente si è avvalso dei professionisti ed esperti multidisciplinari, selezionati dalla regione Lombardia, destinati al supporto delle amministrazioni”. Solo che quelle stesse informazioni erano  già in possesso degli uffici della regione stessa. “Perché, dunque, chiederci due volte le stesse cose?”, s’è sfogato il sindaco Pilotto coi vertici nazionali dell’Anci. “Perché contestarci queste inadempienze, quando noi seguiamo le indicazioni che ci vengono da governo e regione?”.


Sembrava un caso isolato. Non lo era. E lo si è capito pochi giorni fa, quando dall’associazione dei sindaci dell’Umbria è arrivata, sulla scrivania del presidente Antonio De Caro, una lamentela analoga. Riguardava una nota della Corte dei conti umbra nella quale si chiedevano “dettagli dagli uffici comunali su tutti gli interventi del Pnrr entro il 15 maggio 2023”. Richiesta legittima, in apparenza. “Ma siccome noi sindaci dobbiamo già inserire obbligatoriamente simili informazioni sul portale ReGis, il cervellone del Mef, che senso ha bloccare gli uffici per inviare in formato cartaceo elaborati già inseriti nel sistema digitale del governo?”. Di qui la richiesta che i sindaci avanzeranno al ministro Fitto: dare cioè alla Corte la possibilità di accedere al portale ReGis così da semplificare le procedure. Anche perché il rischio è incombente: “Se non inviamo per la data richiesta gli elaborati, potremmo finire tutti sotto indagine”.


Spauracchio che tribola i sonni di Eugenio Giani già da settimane. E’ del 30 marzo scorso, infatti, la delibera della Corte dei conti toscana che, annunciando controlli semestrali sulla corretta attuazione dei 6.158 obiettivi del Pnrr di competenza della regione, metteva preventivamente in guardia la giunta toscana sul fatto che “il  regime derogatorio costituisce di per sé un fattore di rischio da considerare in sede di controllo”. Un avviso che tuttavia il presidente Giani ha trovato bislacco, se è vero che le deroghe a cui  alludeva la Corte erano quelle che proprio a marzo il governo ha introdotto – nel dl  Pnrr e nel nuovo Codice degli appalti – appunto per facilitare l’attuazione del Recovery. “Dobbiamo dunque temere nel ricorrere a semplificazioni che il governo  ci mette a disposizione?”, si sono chiesti i funzionari di Giani.    

 
Che d’altronde la Corte vigili, e con zelo, lo hanno capito anche  i dirigenti dei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture
, per i quali la Corte dei conti, il 26 aprile scorso, ha emesso due delibere che paventano  “gravi irregolarità” in riferimento a due obiettivi del Pnrr di giugno – quello sulle ricariche elettriche, di competenza del dicastero di Gilberto Pichetto, e quello sulle colonnine dell’idrogeno, in capo al Mit di Matteo Salvini – che rischiano, con ogni probabilità, di non essere conseguiti entro il semestre, mettendo a rischio  la riscossione della  rata del Next Generation Eu da 16 miliardi. Tutto ciò, per effetto di un articolo del dl Semplificazioni del 2020 (governo Conte II) che attribuisce proprio alla Corte la prerogativa del “controllo concomitante” sull’attuazione degli obiettivi strategici: una sorta di monitoraggio costante. E i due atti sono stati così dirompenti che hanno allarmato non poco lo stesso Fitto: al punto che ieri l’Associazione magistrati della Corte dei conti, presieduta tra l’altro da quella Paola Briguori che è stata relatrice di una delle due delibere incriminate, ha deciso, dopo una riunione convocata alla bisogna, di chiarire che il monitoraggio che i giudici contabili effettuano sull’attuazione del Pnrr ha valore di sollecito e di accompagnamento, non certo di censura, e che dal rilevamento di eventuali “gravi irregolarità” nel varo dei progetti non può essere in alcun modo assimilabile a una sentenza passata in giudicato. Nessuna sanzione, insomma.


E il colmo, a osservare questo primordio di baruffa istituzionale tra governo, amministrazioni locali e giudici contabili, è che si concretizza proprio nel momento in cui Fitto ha scelto un magistrato della Corte dei conti, e cioè Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, come nuovo vertice assoluto della Struttura di missione dedicata all’attuazione del Pnrr. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.