Sullo spoils system Conte fa la morale dopo aver dato il cattivo esempio al governo
Attacca Meloni per il commissariamento di Inps e Inail. Lo smemorato di Volturara Appula purtroppo non ricorda i metodi dei suoi governi: la spartizione di Inps e Inail, l'occupazione dell'Anpal, la presa della Consob
Ora parla di “bulimia di potere” da parte del governo Meloni per le “leggi contra personam” approvate per nominare i nuovi vertici di Inps e Inail. Bisogna avere comprensione per Giuseppe Conte: per chi ha fatto innumerevoli cambi di posizione e alleanze è normale non ricordare pezzi del proprio passato. Ma pur tentando la difficile operazione di mettersi nei panni di un trasformista, bisogna dire che persino Conte non può dimenticare l’occupazione militare e la spartizione politica delle poltrone praticata dai suoi governi.
“Anche quegli incarichi che dovrebbero esser sottratti allo spoils system, come l’Inps e l’Inail – ha detto Conte –, sono volgarmente aggrediti con delle norme ad hoc, norme contra personam. Alcuni incarichi pubblici, soprattutto se svolti bene dovrebbero essere presidiati nella loro autonomia”. Intervistato da Lucia Annunziata, a “Mezz’ora in più”, il leader del M5s ha aggiunto: “Non ho peli sulla lingua. Le norme contra personam non mi sono mai piaciute e le osteggeremo sempre”. Ma lo smemorato di Volturara Appula ha evidentemente rimosso ampi periodi della sua storia politica, in particolar modo la fase gialloverde.
Il governo Conte I è stato quello che ha occupato quante più agenzie e autorità indipendenti con metodi spicci, persino più brutali delle norme contra personam del governo Meloni. Partiamo proprio dai casi Inps e Inail, ora denunciati da Conte. Nel 2019 il suo governo commissariò i due istituti, nominando al vertice dell’Inps il fedelissimo del M5S Pasquale Tridico al posto di Tito Boeri il cui mandato era scaduto, e al vertice dell’Inail Franco Bettoni in quota Lega facendo decadere il presidente in carica Massimo De Felice, il cui mandato sarebbe scaduto l’anno dopo. Non è quindi vero che Conte si è sempre opposto alle norme contra personam.
Ma siccome nella spartizione gialloverde c’era un metodo, il governo Conte andò oltre. Il commissariamento fu giustificato da un cambio di governance che doveva prevedere il ritorno del Cda e dei vicepresidenti, in modo da poter lottizzare meglio gli istituti: così all’Inps il grillino Tridico venne affiancato da Adriano Morrone come vice in quota Lega, mentre all’Inail il leghista Bettoni venne affiancato da Paolo Lazzara come vice in quota M5s. Il cambio di governo fa saltare gli equilibri politici e, a fine 2019, con il Conte giallorosso cambiano anche i colori del cda: vice di Tridico all’Inps diventa Marialuisa Gnecchi (ex parlamentare del Pd), mentre il nuovo cda dell’Inail è composto da due membri in quota M5S (Paolo Lazzara e Francesca Maione) e due ex parlamentari del Pd (Cesare Damiano e Teresa Armato). Ora il governo Meloni commissaria Inps e Inail per occuparli con una scusa opposta, abolire i vicepresidenti creati da Conte per giustificare la sua lottizzazione insieme alla Lega.
Per quanto riguarda l’Anpal, l’agenzia per le politiche attive, Conte – che ora dice di essersi sempre opposto alle leggi contra personam – cacciò il presidente Maurizio Del Conte con una legge, senza neppure prevedere una fittizia riforma della governance, al solo scopo di poter mettere al suo posto il “papà dei navigator” Mimmo Parisi. Non solo: Conte fece anche redigere al Dipartimento affari giuridici e legislativi (Dagl) di Palazzo Chigi un parere per difendere Parisi dal doppio incarico in Mississippi incompatibile con lo statuto dell’Anpal. Dopo è arrivato al governo Andrea Orlando del Pd, che prima ha commissariato l’Anpal, cacciando Parisi e poi ha nominato la sua fedelissima Cristina Tajani che voleva restare al vertice dell’Anpal anche dopo essersi candidata con il Pd senza essere eletta (ora dovrebbe prendere il posto al Senato del dimissionario Carlo Cottarelli: auguri!).
Ma Conte da Palazzo Chigi ha fatto persino peggio. Ha scatenato campagne mediatiche, orchestrate dal suo portavoce Rocco Casalino, che sono diventate linciaggi sui giornali d’area contro tecnici ed esponenti delle istituzioni: gli attacchi a Daniele Franco che era al vertice della Ragioneria dello Stato; a Roberto Garofoli all’epoca al Mef costretto alle dimissioni per accuse diffamatorie; a Mario Nava costretto lasciare la Consob, dove poi – senza il pudore di dover salvare la parvenza di un’authority indipendente – Conte nominò presidente un ministro del suo governo come Paolo Savona.
Questo non giustifica certo il govenro Meloni, che ora per spartirsi le poltrone adotta lo stesso metodo, il ricorso ai commissariamento, già sperimentato dai suoi predecessori. In particolare da quelli che hanno scarsa memoria di come esercitavano il potere e fanno la morale dopo averlo perduto.