(foto Ansa)

Il caso

Fine dell'idillio tra Fratelli d'Italia e Schifani. In Sicilia vincono gli assenteisti

Paolo Mandarà

L'Ars a sei mesi dall'inizio della legislatura è una landa desolata. Non produce leggi, fa pochissime votazioni. E il presidente dell'Aula non sa più cosa fare: "E' inaccettabile"

Cercasi voglia di lavorare. Non l’ha detto chiaramente, ma è quello che intendeva il presidente del Parlamento siciliano, Gaetano Galvagno, congedandosi dai pochi stakanovisti che mercoledì pomeriggio hanno assistito all’ennesima seduta infruttuosa dell’Assemblea regionale. “La stragrande maggioranza degli assenti del centrodestra - ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia, pupillo di Ignazio La Russa - mette in grandissimo imbarazzo questa Presidenza che non può andare avanti. Stiamo provando con i vice presidenti, che si alternano con me, a tenere l’aula sempre aperta, però per me è inaccettabile che dopo sei mesi non ci sia una grande passione per il lavoro per cui siamo stati investiti”. La seduta è stata rinviata a martedì prossimo, nel bel mezzo di una campagna elettorale per le Amministrative che a fine mese porterà alle urne gli elettori di 128 comuni dell’Isola (tra cui Catania e Siracusa).

 

Ma questo è soltanto l’ultimo episodio di una saga fatta di errori e perdite di tempo. Le critiche di Galvagno arrivano quando la misura è colma: palazzo dei Normanni, sede del parlamento più antico del mondo, ha visto approvare appena sei leggi dall’insediamento del novembre scorso. E ha registrato un numero preoccupante di bocciature: sono stati impugnati 66 articoli su 143 approvati in questa legislatura, più del 46 per cento. I deputati sono settanta, e pagati profumatamente: in base all’ultimo bilancio interno dell’Assemblea, votato lo scorso febbraio, hanno adeguato le proprie indennità all’aumento del costo della vita (900 euro al mese in più). Ma producono poco o nulla. Tra i provvedimenti esitati c’è la Legge Finanziaria, che però è stata stroncata pesantemente dal Consiglio dei ministri, che ha congelato vari capitoli di spesa, per circa 800 milioni, per l’assenza di coperture: “Non succederà più”, è stato il commento laconico di Schifani, mentre alla kermesse di Forza Italia, a Palermo, presentava l’ultimo acquisto del suo partito: l’ex grillino Giancarlo Cancelleri.

 

Tra le numerose criticità ravvisate da Galvagno, però, c’è anche l’assenza morale e materiale del governo, che non ha mai presentato una proposta legislativa da poter discutere in Parlamento. La Sicilia avrebbe bisogno di tante riforme di settore, ma l’unica fin qui paventata prevede il ritorno delle province, con l’elezione diretta di presidenti e consiglieri e la creazione di oltre 300 posti di sottogoverno (prima è necessaria l’abrogazione della Legge Delrio). “L’Aula può rimanere aperta anche h24 - aveva tuonato in mattinata l’esponente di FdI - ma ci vuole carne al fuoco da mettere. I rapporti col governo Schifani sono ottimi, aspettiamo che ci dia le priorità che intende portare avanti. Auspichiamo che in tempi celeri ci trasmetta quello che ritiene opportuno”. L’invito, per ora, è caduto nel vuoto. Ma oltre a rappresentare un cortocircuito fra istituzioni, l’appello di Galvagno rischia di aprire una profonda crisi nella maggioranza di Schifani.

 

Il presidente della Regione, qualche giorno fa, ha annunciato un “tagliando” al governo, che potrebbe tradursi in un rimpasto dopo l’estate. O anche prima. Dipende dal risultato delle Amministrative, dove il centrodestra – spesso – ha lanciato alle ortiche i propositi di unità. A vacillare sono i rapporti con la Lega: l’assessore regionale all’Istruzione Mimmo Turano, nella sua Trapani, ha schierato una lista civica a sostegno di un candidato del Pd. Potrebbe essere il primo a pagare pegno. Ma anche con Fratelli d’Italia l’intesa comincia a scricchiolare: sulla gestione del Turismo, nei mesi scorsi, si è aperta una faglia che ha portato a uno scambio di deleghe fra i patrioti Amata e Scarpinato e ad alcuni provvedimenti del governatore per sfilare il controllo delle operazioni ai meloniani (su tutti, la creazione di una cabina di regia per la valutazione preventiva della spesa da parte dei singoli assessorati).

Punzecchiature rispetto alle accuse (velate) di immobilismo pronunciate da Galvagno. Che dopo aver spento le luci dell’Ars, ha promesso di chiamare Schifani per denunciare le assenze di assessori e parlamentari. Sono passati sei mesi, ma sembra già un’eternità. Dopo il trionfo è già venuto il tempo della tregua.

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