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editoriali

L'avventurismo di Carlo Bonomi sul Mes

Al governo servono richiami alla responsabilità, non spinte verso l’azzardo come quella del presidente di Confindustria

Sul Mes l’Italia sta facendo una pessima figura come paese, o meglio, come Nazione per stare al lessico di governo. Per cui è il caso che tutti si assumano, nei rispettivi ruoli, le proprie responsabilità. Dovrebbero farlo le forze “europeiste” del governo Draghi che, per evitare problemi politici, hanno rinviato la ratifica del trattato e ora pretendono che a farlo al posto loro siano le forze che definivano “anti europeiste”. E dovrebbe farlo, soprattutto, il governo che è stato finora pragmatico su molte scelte  e si è invece infilato in un vicolo cieco su questo dossier solo per pagare un pegno alle proprie fazioni più ideologiche.

La strategia di Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti di usare la ratifica del Mes come moneta di scambio su altri tavoli negoziali, dalla riforma del Patto di stabilità all’Unione bancaria, non ha alcuna possibilità di riuscita: nessuno degli altri 19 paesi che hanno ratificato l’accordo senza chiedere nulla in cambio è disposto a cedere al ricatto italiano. Sarebbe un precedente, per il metodo più che per il merito delle richieste, che renderebbe impossibile qualsiasi altro accordo: tutti avrebbero vantaggio a non ratificare un trattato per mantenere un diritto di veto. Ma la responsabilità dovrebbero mostrarla anche altri attori della società italiana, come il presidente della Confindustria Carlo Bonomi che continua a sostenere la tesi, che piace a Meloni, di non ratificare il Mes per trasformarlo in uno strumento di politica industriale europea per la transizione energetica.

Due dettagli sfuggono a Bonomi: non è di questo che si parla. Una riforma del genere del Mes non è affatto in discussione e mai lo sarà finché l’Italia non ratificherà la riforma su cui già tutti sono d’accordo. L’altro dettaglio è che uno strumento europeo per la transizione energetica già c’è: è il Pnrr. L’Italia sembra in difficoltà ad attuarlo: prima di chiedere altri soldi all’Europa, forse dovrebbe dimostrare di sapere spendere bene questi. E’ su questo che Confindustria dovrebbe pungolare il governo, piuttosto che spingerlo verso l’avventurismo sul Mes.