Il punto
Alluvione in Emilia-Romagna, inizia la conta dei danni. Domani il Cdm
10 milioni di alberi da estirpare, oltre 600 strade chiuse, 250 mila animali da mettere in salvo. I primi bilanci del maltempo interrogano il governo: l'ipotesi di istituire una task force, l'incognita delle risorse per la ricostruzione
Mentre la Protezione civile ha emanato per la giornata di oggi un'altra allerta rossa in Emilia-Romagna in vista di una nuova perturbazione sull'Italia centrale, nelle zone più colpite dal maltempo è iniziata la conta dei danni accumulati la settimana scorsa: con l'accortezza di capire se il peggio sia davvero alle spalle, o se anche nei prossimi giorni lo scenario si dovesse aggravare.
Uno dei settori maggiormente colpiti è, senza dubbio, quello dell'agricoltura. Anche perché nei campi l'emergenza è tutt'altro che passata: in molte zone si sta tentando ancora di drenare l'acqua, con le terre coltivate che andranno ripulite dal fango e dalle macerie. Per questi motivi, è ancora complicato quantificare i danni: se per asciugare completamente i campi ci vorrà – meteo permettendo – una quindicina di giorni, per tornare a pieno regime le coltivazioni necessiteranno, verosimilmente, anche di quattro o cinque anni. Gli alberi da frutto danneggiati, e quindi da estirpare, ammontano secondo i primi dati a più di 10 milioni.
Ad essere compromesso è poi l'impianto logistico della regione. Attualmente, le strade chiuse perché parzialmente o totalmente distrutte sono più di 600. L'Anas – l'Azienda nazionale autonoma per le strade statali – monitora minuto per minuto l'evoluzione delle infrastrutture, distribuendo sul territorio centinaia di mezzi che operano per riabilitare quanto possibile la viabilità. Ma, nei casi più gravi (come per le frane e per gli smottamenti), il ripristino della circolazione dovrà attendere alcuni mesi. Si inizia già ad ipotizzare il peso economico degli interventi: il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha parlato di danni "per 500 milioni di euro". Ma sono cifre inevitabilmente parziali, con la premessa d'obbligo di aspettare l'evoluzione delle prossime ore.
Anche negli allevamenti, la reale portata delle perdite è ancora difficilmente quantificabile. Sono oltre 250 mila gli animali da mettere in salvo e, come spesso accade per fenomeni che interessano ampi tratti del territorio, i danni sono interconnessi fra loro. La chiusura delle strade infatti, complica l'approvvigionamento degli animali, con le scorte precedenti in molti casi rovinate dal maltempo. E così, per tornare a un regime di normalità, le previsioni indicano almeno un paio di mesi di lavori.
Sono ricognizioni che chiamano in causa, prima di tutti, il governo. Se le stime dei danni sono, come detto, parziali, ciò non significa che la politica stia a guardare. Anche per questo, domenica Giorgia Meloni ha deciso di lasciare anticipatamente il G7 in Giappone per un sopralluogo partito dalla città di Rimini. Dopo la visita ad alcuni paesi del forlivese, la premier ha incontrato il governatore dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: al termine dell'incontro, è stata stilata una prima road map che prende le mosse dal Consiglio dei ministri di domani. Per l'occasione, sul tavolo c'è anche la possibilità di attivare una task force, con la corrispettiva nomina di un commissario straordinario ad hoc.
Le sfide davanti all'esecutivo viaggiano su due binari paralleli: si tratterà innanzitutto di arginare l'emergenza vera e propria, quindi di impostare un programma a lungo termine su cui basare la ricostruzione delle zone maggiormente coinvolte. Già lo scorso 4 maggio, con il verificarsi dei primi fenomeni estremi, erano stati stanziati 10 milioni; a questi si aggiungeranno, domani, altri 20 milioni "per garantire i soccorsi", come ha spiegato ieri la premier. Il decreto che verrà varato impiegherà però in tutto 100 milioni di euro: una parte di questi, servirà "per esentare le aziende e i cittadini dal pagamento delle imposte", ha detto sempre Giorgia Meloni. Uno sgravio che si tradurrà, probabilmente, in un congelamento fino al 31 dicembre dei versamenti erariali e tributari, come l'Imu o l'Iva.
Il restante andrà, appunto, nella difficile opera di ricostruzione. In questo caso, il primo passo sarà "la mappatura dei comuni colpiti". Solo a quel punto, si potranno indirizzare i singoli interventi. Ma, con ogni probabilità, i fondi pubblici non basteranno. E qui si arriva al vero nodo politico. Elly Schlein, nella sua lunga intervista rilasciata a Repubblica, ha auspicato l'utilizzo della liquidità messa a disposizione dal Pnrr. La premier ha invece accantonato questa ipotesi: "Occorre lavorare su altri fondi". Il governo, infatti, guarda da un'altra parte: "Il Fondo europeo di solidarietà per le emergenze si può utilizzare", ha alluso ieri Giorgia Meloni.
Basta però allargare solo di poco la prospettiva, per accorgersi di quanto le idee sulla ricerca delle risorse e sui progetti da stendere siano, fra le forze politiche, molto diverse fra loro. Matteo Renzi, per dirne una, ha invocato la riapertura dell'Unità di missione contro il dissesto idrogeologico, istituita nel 2014 dal suo governo e poi smantellata. Ma è soltanto una delle tante proposte che emergono in queste ore. Le stesse su cui si confronteranno oggi Giorgia Meloni e i suoi ministri, riuniti a Roma per preparare il tanto atteso Cdm di domani.