Terzo polo
Calenda e Renzi alla vigilia della riunione in Senato, tra opposte spinte e tentazioni
Rottura o ricomposizione parziale? Nell'incontro previsto inizialmente per sabato e poi spostato alle 21 di oggi, si parte da due documenti, uno di Italia viva e uno di Azione. Dal peso elettorale ai finanziamenti, la posta in gioco è grande
Uno (Carlo Calenda, leader di Azione) ha detto al Corriere di “aver preso”, da Italia Viva, “ogni giorno una randellata”. L'altro, Matteo Renzi (leader di Italia Viva e direttore del Riformista), ha detto alla Stampa che Calenda, da lui nominato “ministro, viceministro, ambasciatore”, forse “non è adatto per la leadership” di un partito, pur essendo adatto a fare altro, per esempio il sindaco di Roma, carica per cui si era candidato, sostenuto da Renzi medesimo. E se Calenda è apparso accorato rispetto ai comuni destini (“senza i gruppi parlamentari crolla tutto”), Renzi è sembrato sibillino quanto basta per far pensare, nelle retrovie di Azione, ieri mattina, che la situazione, da grave ma non seria (Ennio Flaiano dixit), fosse diventata grave ma anche serissima (“…quanto alla rottura dei gruppi, non saremo noi a provocarla”, ha detto l'ex premier, tuttavia aggiungendo che “il problema non è rompere i gruppi ma smettere di rompere le scatole ai cittadini”).
E insomma, i due fratelli coltelli quasi separati si sono così predisposti, con sottofondo di opposte ansie presso tutto lo stato maggiore dell'uno e dell'altro partito, alla riunione di stasera in Senato, prevista all'inizio per sabato e poi spostata alle 21 di oggi, anche per la difficoltà di trovare un eventuale punto di caduta comune dopo i giorni, se non dell'odio, quantomeno della forte insofferenza reciproca. Già nel pomeriggio, però, si era capito che l'entità della posta in gioco (il prezzo elettorale da pagare, in un modo o nell'altro, per non dire della perdita di risorse) non rendeva più mobile per i renziani – non ancora, almeno – il confine della trattativa, anche vista la presenza in agenda dell'evento di Renew Europe mercoledì 24 a Roma. Della serie: o lista unica per le Europee o niente. Intanto la capogruppo in Senato di Italia Viva-Azione Raffaella Paita annunciava l'intenzione di presentarsi in Senato con un documento da sottoporre all'attenzione dei colleghi calendiani per chiedere “un impegno esplicito sulla lista unica alle Europee”. Da mettere ai voti?, si domandavano i parlamentari interessati.
“Proponiamo di interrompere le aggressioni personali e di rilanciare la scommessa europea. Vediamo chi ci sta e chi è contrario, basta attacchi in stile grillino”, diceva Paita. Renzi, nel frattempo, intervistato da Metropolis (gruppo Gedi), ripercorreva i giorni passati, quelli che Calenda sul Corriere aveva cercato di chiudere in una scatola per rilanciare i gruppi disegnati in origine dal mandato elettorale comune. “Trovo imbarazzante quello che è successo”, diceva Renzi nel frattempo nel pomeriggio a Metropolis, sui siti del gruppo Gedi: “Di fronte ai casini mondiali il Terzo polo ha fatto una figura incredibilmente negativa...la questione politica che ci si trova ad affrontare è una: vogliamo andare insieme elle Europee, si o no? Se dite che ognuno va per i fatti suoi, partita chiusa, ognuno va per i fatti suoi anche nei gruppi...Se invece dite andiamo insieme, vogliamo fare un'operazione che allarghi, noi ci stiamo”. Anche Calenda aveva accennato, d'altronde, “alle ora drammatiche” vissute dall'Emilia Romagna (“no alle polemiche spicciole”, era il corollario).
Fatto sta che, mentre i renziani, a monte della riunione, ribadivano il passaggio dei confini del confronto per i due punti “fine ostilità mediatiche” e “lista comune alle Europee”, trapelava la notizia della presenza, in vista della riunione in Senato, di un documento firmato da tutti i senatori e deputati di Azione, Calenda compreso, con richiesta di condivisione oggi al Senato e domani alla Camera. Punti focali, proprio lo “stop alle ostilità”, la ripresa di un lavoro di “leale collaborazione a livello parlamentare e territoriale” e la “valutazione, con le forze di Renew Europe, di una lista comune per le Europee”. Postilla: con gruppi comuni uniti.
“Se hanno cambiato idea bene”, era il commento di Renzi. “Premesso che”, si legge nel testo del documento-proposta che Azione porta questa sera in Senato, “Azione e Italia Viva hanno dato vita a una lista unica alle elezioni politiche”, e che “la lista ha preso più di due milioni di voti, equivalenti al 7,78 per cento del totale dei voti espressi”, che “i due partiti hanno dato vita a gruppi unici alla Camera e al Senato, e si sono impegnati a mantenerli per la durata della legislatura; che Azione e Italia Viva siedono nello stesso gruppo, Renew Europe, al Parlamento Europeo e che il processo di costruzione del partito unico si è interrotto e il rapporto tra i due partiti si è profondamente deteriorato nelle ultime settimane”, i parlamentari di Azione ritengono che “i gruppi parlamentari debbano rimanere uniti, essendo questo un mandato preciso degli elettori del Terzo Polo”, che “debbano immediatamente cessare tutte le iniziative ostili” e che “occorra valutare, con tutte le formazioni politiche e le associazioni appartenenti all’area di Renew Europe, a partire da PiùEuropa e dai liberaldemocratici europei, la possibilità di costruire una lista comune per le elezioni europee del 2024”. Il partito unico è morto prima di nascere, si intende (“la decisione verrà presa in piena autonomia dagli organi di tutti i partiti coinvolti nei tempi utili alla partecipazione alle Europee…solo in un clima di ritrovata fiducia sarà infatti possibile fare una proposta politica comune convincente per gli elettori”), ma la speranza che stasera non si sfasci è nata prima che la riunione cominci, con due opposti scenari possibili: rottura o ricomposizione parziale, a partire dai due documenti.