Il Pnrr è da rifare, dice Fitto alla Stampa. Poi smentisce. Le parole del ministro

“Il Recovery è da smantellare, inutili i fondi alle infrastrutture”, titola il quotidiano torinese, al quale il ministro che ha in mano il dossier ha rilasciato un'intervista. Pd e Azione lo invitano a chiarire in Parlamento. Ecco che cosa ha detto al Festival della giustizia penale il giorno prima

Pnrr da smantellare e rifare anche negli obiettivi, con progetti che non verranno portati a termine, e fondi alle infrastrutture definiti inutili. Le parole rilasciate da Raffale Fitto, nella sua prima intervista da ministro, alla Stampa hanno provocato un certo subbuglio politico (il Pd e Azione gli chiedono di andare in Parlamento a spiegare) e una immediata smentita del diretto interessato. “Nell’articolo, relativo al mio intervento ieri al Festival della giustizia penale a Modena, vengono riportate frasi e sintesi che io non ho pronunciato. A partire dal titolo, che fa riferimento all’inutilità dei fondi alle infrastrutture e allo smantellamento del Pnrr”, sostiene il ministro per gli Affari europei, politiche di coesione e Pnrr.
    

Il virgolettato di Fitto riportato dal quotidiano torinese è molto chiaro e altrettanto duro. "Noi stiamo lavorando e porteremo in Europa fatti, non chiacchiere, per spiegare perché il Pnrr va smantellato e profondamente cambiato anche negli obiettivi. Altrimenti ci facciamo molto, molto male", dice. Non si tratta di cosmesi, insomma, ma di uno "smantellamento con la revisione strutturale anche di alcuni obiettivi previsti due anni fa e ormai superati dagli eventi". Una scelta che consegue dalla "oggettiva constatazione che gran parte del Pnrr non è spendibile". "Stiamo immaginando dei cambiamenti importanti. Ciò comporterà il definanziamento di una serie di interventi non strategici, su cui abbiamo acquisito la certezza di non realizzabilità". Nello specifico, Fitto dice di essere intenzionato a prelevare parte dei fondi destinati alle infrastrutture per dedicarli alle imprese. Quanto alle prime, dice il ministro alla Stampa, "quelle grandi non sono tutte realizzabili" e quindi prevede un taglio del 30 per cento delle grandi opere. Parlando dei lavori minori, invece, Fitto sostiene che il problema sia "la polverizzazione in decine di migliaia di progetti".

   

Domenica 21 maggio, al Festival della giustizia penale di Modena, Fitto ha spiegato che il governo "ha messo in campo un'azione di monitoraggio per comprendere qual è l'utilizzo delle risporse europee e nazionali della programmazione 2014-2020". La riflessione deve partire dai dati, dice Fitto. E i numeri sono quelli citati anche dalla Stampa. "Dei 126 miliardi dei fondi europei 2014-2020, a tre anni dalla scadenza, ne abbiamo spesi il 34 per cento. Vogliamo riproporre questo schema con i fondi del Pnrr che sono quasi il doppio (ai 220 miliardi bisogna aggiungere i 30 del fondo complementare), con meno della metà di tempo di spesa, regole e vincoli molto più rigidi?". 

  
L'invasione russa dell'Ucraina, con l'aumento del costo dell'energia ma anche l'aumento dei prezzi delle materie prime e l'inflazione, ha detto ieri Fitto a Modena, ha cambiato le cose: "Continuiamo a tenere immodificata la programmazione pre-guerra o immaginiamo invece la necessità e l'obbligo di aggiornare questa programmazione a uno scenario nuovo: quello della crisi energetica"?. E prosegue: "Dobbiamo immaginare una revisione del Pnrr, modificandolo. Credo sia responsabile capire quali sono gli interventi che non si completeranno fra tre anni. Oggi noi abbiamo il dovere di rivedere il Pnrr non solamente collegandolo alla capacità di spesa, ma anche alla capacità di attuare riforme e realizzare obiettivi. Anche andando a intervenire sulla modifica degli obiettivi". Fitto poi segnala alcune criticità con i "cosiddetti 'progetti in essere', quei progetti che valgono circa 70 miliardi di euro e che erano precedenti al Pnrr ma che sono stati inseriti al suo interno", e sottoposti quindi a regole più stringenti. Questi progetti, spiega Fitto, "devono essere oggetto di una attenta valutazione". E conclude: "C'è l'esigenza di rimodulare alcuni interventi che obiettivamente non saranno realizzabili. Il sistema delle grandi infrastrutture, per esempio: esiste un sistema imprenditoriale nel nostro paese in grado di triplicare gli importi realizzati fino allo scorso anno, statisticamente, dai grandi stake-holder di settore? Se non esiste, allora dobbiamo valutare oggi che cosa fare".

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