La lettera di Lucia
Attitudine o inquietudine? Cosa c'è dietro le dimissioni della “combattente” Annunziata
La giornalista si dimette. “Non condivido nulla dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai". Un’altra emittente, come Fabio Fazio? O una candidatura in Europa su possibile proposta della segretaria pd Elly Schlein?
"Irrevocabili". Lucia Annunziata si dimette dalla Rai con una mail al nuovo ad Roberto Sergio e al responsabile Approfondimento Paolo Corsini, e lo fa con parole in un certo senso attese da chi, a sinistra prima che a destra, l’aveva guardata come si guarda chi sta per mollare gli ormeggi verso lidi lontani dalla Rai meloniana: un’altra emittente, come Fabio Fazio? O una candidatura in Europa su possibile proposta della segretaria pd Elly Schlein, che da Annunziata, a “Mezz’ora in più”, si era recata con le occhiaie alle ginocchia, diceva, per raccontarsi in una sede accogliente e nel ruolo appena conquistato?
“Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale”, ha scritto giovedì Annunziata nella mail che, alle due del pomeriggio, ha fatto trasecolare, oltre all’ad Rai Roberto Sergio, il ministro della Difesa Guido Crosetto (“non sapevo fosse una dipendente, mi spiace”). E i motivi dell’addio, scritti in chiaro, echeggiavano quelli non scritti eppure intuibili nel prodromo, e cioè nel lasso di tempo in cui la conduttrice – già direttore del Tg3, già presidente di garanzia Rai tra il 2003 e il 2004, già inviata per Manifesto, Repubblica e Corriere negli Stati Uniti, in Sud e Centro America e in Medio Oriente, poi direttrice dell’HuffPost Italia fino al 2020 – aveva mostrato in filigrana un’inquietudine, un sentire preventivo, nonostante la conferma della trasmissione, riguardo ai modi e ai tempi della messa in onda, come se la conferma avesse assunto, al tempo stesso, l’aspetto di un ridimensionamento sempre meno impercettibile in prospettiva: un autore che cambia, un orario che slitta, un palinsesto che muta pelle, chissà.
Ma anche lo sguardo (il proprio) che vede, a ritroso, i tanti anni in Rai, e il coronamento di carriera magari fuori dalla Rai, dove non ci potrebbe mai essere, per Lucia Annunziata giornalista combattente anche se non renitente al confronto con il potere, l’Africa di Walter Veltroni (d’altronde lei era dalemiana), ma dove forse potrebbe farsi suggestione un altrove, collocato tra Bruxelles e Strasburgo e in passato non considerato, anzi rifiutato (ne sa qualcosa l’ex segretario pd Nicola Zingaretti, incaponitosi invano su una candidatura Annunziata alle Europee 2019).
“Giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni”, ha scritto la conduttrice nella mail indirizzata all’ad Rai, quella che, alle due del pomeriggio, oggi, rimbalzava fino al Festival dell’Economia di Trento, dove la dimissionaria Lucia, intercettata dai cronisti, è sbottata: ho spiegato tutto in una lettera, basta, era il concetto, espresso con sorriso brusco, camminando veloce, scortata dal direttore della Stampa Massimo Giannini. E la lettera, dunque, parlava: “Non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestate a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione”. E a quel punto c’era chi, da destra, come il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri, diceva, citando Palmiro Togliatti su Elio Vittorini (“se n’è ghiuto e soli ci ha lasciato”), che Annunziata si era già dimessa da presidente Rai e che il mondo era andato avanti.
E c’era chi, nei corridoi Rai agitati per le nomine, ricordava, a proposito delle opposte asperità della conduttrice di “In mezz’ora” e di “Mezz’ora in più”, che, dal 2005 a oggi, era successo che Silvio Berlusconi lasciasse lo studio in polemica con Annunziata, ma anche che Annunziata abbandonasse il salotto di Michele Santoro, sebbene poi la sferzata di sarcasmo fosse arrivata a Luigi Di Maio, all’ennesima riproposizione di una risposta robotica: “Continuare sul niente è complicato”, gli aveva detto in faccia colei che un tempo era stata chiamata, in Rai, “la Badessa”. “Prendetevi la responsabilità di fare queste leggi, cazzo!”, è stata invece l’esplosione all’indirizzo della ministra della Famiglia e delle Pari opportunità Eugenia Roccella, a proposito di coppie omogenitoriali e maternità surrogata. Poi Annunziata si è scusata. Ma sembra molto più di una parolaccia ricacciata, quella. E’ una questione di attitudine e non di abitudine, per la conduttrice che, nel 2011, si è dimessa dal suo “In Mezz’ora” in polemica non con la destra, ma con il direttore di rete Paolo Ruffini e “la sinistra delle piccole mafie”, anche ritenuta colpevole di aver allora “mandato via” l’amico e collega Antonio Di Bella, oggi in pensione dopo il periodo a capo dell’Approfondimento, altro tassello del quadro che Annunziata ha smontato dal salotto, se stessa compresa, chiudendosi direttamente la porta di casa dietro le spalle.
Equilibri istituzionali