Stefano Bandecchi (Ansa)

Il profilo

Chi è Stefano Bandecchi, il parà guru “non di destra” che ha vinto a Terni

Giuseppe De Filippi

Ritratto dell’ambizioso e pirotecnico imprenditore che ha sbancato la città umbra. Fondatore dell’università Niccolò Cusano e presidente della Ternana, ha radunato attorno a sé una miriade di liste civiche, quasi impossibili da battere

Stefano Bandecchi vince a Terni come voleva, sorprendendo e sbaragliando nel secondo turno, nel ballottaggio che è il match dei forti, dove vince chi trascina i perplessi e compatta i suoi. La sua sfida politica è interessante perché è aggiornata. Era chiamato, anzi si era chiamato da solo, a fare l’outsider, nella già rossa Umbria (anche se in regione ha vinto una leghista), ma ha scelto di non farlo contro la sinistra bensì contro la destra di governo e quella locale, contro l’oggi, per capirci, e non contro i fantasmi di ieri. La città, che non è la sua di nascita, si prestava al gioco, perché a Terni sono saltati tutti i possibili schemi di riferimento politico e tutti i legami tra la rappresentanza e gli interessi locali, centrati sulla grande industria dell’acciaio e le sue tribolazioni. E già negli anni Novanta si concesse, la città, a Gianfranco Ciaurro, funzionario parlamentare di lungo corso e frequentatore del Pli, vincitore (e poi tradito) prima con uno schema che addirittura prefigurava il non ancora esistente Pd e poi con un’alleanza centrata su Forza Italia. Ciaurro non resse alle imboscate consiliari e tornò la forte sinistra umbra, solida ma minata dal suo stesso successo e dall’impossibile rinnovamento ideologico.

 

Bandecchi riesuma Alternativa Popolare, di Angelino Alfano. E tiene insieme varie liste civiche, comprese Noi per Terni e Terni per loro, con un en plein, noi e loro, impossibile da sostenere per qualunque concorrente. Che poi Bandecchi, a guardare il curriculum, sembrava fatto per la destra. Livornese, ma tendenza parà. Si arruola da giovane nella Folgore (per la quale ha svolto anche la missione in Libano) con quella che sembra una reazione allo spirito dominante in città, specialmente negli anni della sua gioventù. Torna dal Libano e si mette a fare l’imprenditore. Per la precisione si innamora della parola, della definizione, del ruolo. Si chiama “L’imprenditore e gli altri” lo spazio televisivo che Bandecchi conduce nella Tv che ha fondato, in cui gli altri sono sì gli altri personaggi che ambiscono alla sfera pubblica ma, non si esclude, anche tutto il resto dell’umanità, in uno sforzo di autoaffermazione senza limiti e confini. O forse in un tentativo di dialogo, con l’imprenditore impegnato, forse, anche nell’ascolto degli altri.

 

Quando intraprese con più vigore l’imprenditore fondò l’università telematica Niccolò Cusano, intestata con passione e un certo gusto al grande Niccolò da Cusa, nato a Kues in Germania e morto a Todi nel 1464, teologo e filosofo di grande influenza, poi cardinale, apostolo della tolleranza, anche tra religioni, della ricerca della sapienza e autore, tra i vari testi, del notissimo trattato sulla dotta ignoranza. Ben ispirato filosoficamente, non c’è dubbio, ma pur sempre ateneo privato. E, dopo il parà, questo è un secondo passo verso la caratterizzazione come uomo di destra. Ma Bandecchi, si capisce, vuole stare fuori dagli schemi e ama raccontarsi da sé. Dice tutto nel suo sito personale, in cui si definisce “imprenditore a 360 gradi” e dotato ovviamente di “personalità poliedrica”. C’è, in lui, uno slancio, assieme alla capacità, tipica delle personalità poliedriche e con lo sguardo a 360 gradi, di semplificare i problemi e andare al nocciolo delle questioni. Il tutto, però, imbrigliato in una specie di volontarismo benefico, progressista, mutualistico (anche se l’imprenditore sta da una parte e gli altri da un’altra), che rimanda a certe comunità religiose o a certe iniziazioni gnostiche.

 

L’università telematica forse non durissima nella selezione studentesca, il ministro Lollobrigida è un mio laureato, racconta fiero Bandecchi, si espande, con iniziative in Uk e in Francia e dà vita a una serie di iniziative, è Tv come si è visto citando il programma condotto direttamente dall’Imprenditore, è fondazione per la ricerca (con dichiarato sostegno a varie strutture sanitarie), ma arriva al maggior numero di contatti con la Radio Cusano Campus. Lì un germe politico c’era. I programmi ammiccano al populismo, ma col tono di chi spiega ai grillini che devono mettersi in fila e che c’erano prima i populisti vecchio stile, quelli cusaniani, versati però non tanto nella filosofia medievale quanto nella lamentazione qualunquista o nell’allusione estrema, il quasi-detto, l’ammiccamento sospettoso, il “ci siamo capiti”. È presidente della Ternana dal 2017, affronta la curva senza paura, sputato e sputante, il Presidente e gli altri. Quest’anno, dopo le contestazioni e le contro-contestazioni, è arrivata la salvezza nel campionato di serie B. Ma, insomma, con la fiducia ricevuta dalla cittadinanza e con quel bell’ego imprenditoriale urge l’arrivo in serie A.

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