L'intervista
"L'assenza di Conte dal Pride dimostra è che è un finto progressista". Parla Magi
Il fatto che il leader del M5s non parteciperà alla manifestazione Lgbtq+ “ha un forte valore politico”. Per il segretario di +Europa, l'ex premier "è una figura spregiudicata, capace in politica delle capovolte più ardite: ora cerca di coprire il campo cattolico"
“La cosa incredibile è che qualcuno abbia pensato sul serio potesse essere un riferimento per i progressisti”. Riccardo Magi, segretario e deputato di +Europa, non è stupito. “Non è una novità che il M5s sia un partito che ha la pretesa di coprire un po’ tutto e il contrario di tutto”. Due giorni fa Giuseppe Conte ha spiegato che non parteciperà al Gay Pride. “Non vado neanche a compleanni e matrimoni”, ha dichiarato buttandola sul ridere. Per Magi però questa assenza “ha un forte valore politico” perché, dice, l’evento “riveste un significato particolare: in Europa i diritti delle comunità Lbtq+ sono uno dei punti su cui si è esercitata la pressione delle democrazie che diventano illiberali e scivolano verso le autocrazie. Dall'Ungheria alla Polonia, le forze politiche autoritarie partono sempre da queste discriminazioni per costruire le loro identità”.
E perché allora uno dei leader che aspira a capitanare il fronte progressista non partecipa? “Conte – dice Magi – cerca di coprire più il campo cattolico in questa fase, è una figura spregiudicata, capace in politica delle capovolte più ardite, non solo su questi temi. Il fatto che ci sia qualcuno a sinistra che lo ritiene ancora credibile dimostra tutta la confusione che c’è a sinistra, penso ad esempio anche alla questione della gestazione per altri”.
Magi è convinto che dietro la proposta del governo del reato universale per perseguire la maternità surrogata si nasconda una deriva ben più articolata. “Stanno usando la gpa come un cavallo di Troia per ribadire quello di cui loro sono stati sempre convinti, e cioè che il diritto nazionale debba prevalere sul diritto internazionale e su quello europeo, questo è il vero tema politico: dicono ‘a casa nostra comandiamo noi'. Mi chiedo dove siano i garantisti del centrodestra e gli europeisti del centrosinistra. Nessuno si ricorda che la convenzione europea dei diritti dell’uomo dice che nessuno può essere condannato per un’azione che non costituisca reato nel luogo in cui è compiuta o per il diritto internazionale? E di fronte a tutto questo c'è una parte di opposizione che non capisce la gravità di quello che sta facendo il governo”.