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dall'America

Draghi al Mit dice che "l'Ue dovrebbe accogliere al suo interno l'Ucraina e i paesi balcanici"

Per l'ex presidente del Consiglio l'Europa dovrebbe "iniziare un viaggio con Kyiv che porti alla sua adesione alla Nato". Sull'inflazione: "Si sta dimostrando più resiliente di quanto inizialmente ipotizzato"

Al Massachusetts Institute of Technology c'era stato per un PhD a inizio anni Settanta. E all'epoca gli eventi internazionali non erano poi così diversi da adesso: "C’erano la guerra dello Yom Kippur, choc petroliferi, inflazione fuori controllo, crisi del sistema monetario internazionale e naturalmente la Guerra fredda. Siamo stati capaci di superare quelle sfide, così come ora io confido che saremo capaci di fare lo stesso in futuro", ha ricordato Mario Draghi, ritornato ieri al Mit per ricevere il Miriam Pozen Prize.

Era il suo primo viaggio negli Stati Uniti da ex presidente del Consiglio, è stata l'occasione per dare una lettura dei fatti che stanno capitando in Ucraina (e non solo in Ucraina), ma che hanno effetti globali. Per Draghi la guerra scatenata dall'invasione voluta da Vladimir Putin, sommata alle tensioni con la Cina e all'aumento dell’inflazione, che è dipendendente dai primi due problemi, hanno determinato un "cambio di paradigma" che è riuscito a "spostare silenziosamente la geopolitica globale dalla competizione al conflitto". E le conseguenze potrebbero essere durature visto che si sta manifestando "un più basso tasso di crescita potenziale, che richiederà politiche che portino a disavanzi di bilancio e tassi di interesse più alti".

Per Mario Draghi "la brutale invasione dell’Ucraina non è stata un imprevedibile atto di follia, ma un passo premeditato della strategia delirente" di Putin per tentare di restaurare il passato imperiale della Russia. In tutto questo "non c’è alternativa per gli Stati Uniti, l’Europa e i suoi alleati che assicurare che l’Ucraina vinca questa guerra. Accettare una vittoria russa infliggerebbe un colpo fatale all’Europa". E ha aggiunto: "L'Ue dovrebbe accogliere al suo interno l’Ucraina e i paesi balcanici ed essere pronta a iniziare un viaggio con l’Ucraina che porti alla sua adesione alla Nato".

Legato, almeno in parte, al conflitto in Ucraina c'è anche il tema dell'inflazione. Per Mario Draghi bisognerà convivere con una certa dose di inflazione: "La guerra ha contribuito all’aumento delle pressioni inflazionistiche a breve termine, ma è anche probabile che inneschi cambiamenti duraturi che preannunciano un aumento dell’inflazione in futuro". Che aggiunge che le banche centrali "avrebbero dovuto diagnosticare in anticipo il ritorno dell’inflazione persistente", ma esse "hanno in gran parte recuperato il tempo perduto". Nonostante questo l’inflazione "si sta dimostrando più resiliente di quanto inizialmente ipotizzato" e quindi la lotta contro il continuo aumento dei prezzi "richiederà probabilmente una cauta prosecuzione della stretta monetaria, sia attraverso tassi d’interesse ancora più elevati sia allungando i tempi prima che il loro corso possa essere invertito".

L'aumento dell'inflazione non ha però le stesse cause ovunque: negli Stati Uniti è spinta dalla domanda, in Europa è soprattutto figlia del caro-energia. Nell'Ue, sottolinea l'ex presidente del Consiglio si assiste a un conflitto tra aziende e lavoratori su chi dovrebbe sopportarne il peso. Le imprese, per ora, lo hanno spostato sulle spalle dei consumatori, "mantenendo o addirittura aumentando i loro profitti".

Mario Draghi è tuttavia ottimista: "Alla fine, le banche centrali riusciranno a riportare il tasso di inflazione ai loro obiettivi", anche se "l’economia avrà un aspetto molto diverso da quello a cui siamo abituati".

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