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l'incontro

Meloni e Scholz: prove d'intesa sull'economia, ma restano i divari sui migranti

Simone Canettieri

La premier riceve il Cancelliere tedesco a Palazzo Chigi: entro l'anno la firma del Piano d'azione Roma-Berlino. E lunedì la leader tornerà a Tunisi con Ursula von der Leyen per il prestito dell'Fmi

Giorgia Meloni rimarca che sta girando l’Europa “in  lungo e largo” senza compagni di viaggio. Perché “l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare la crisi migratoria”. Al suo fianco  ha il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha contraccambiato la visita di febbraio a Berlino della premier. Anche lui, come Meloni, dice che la questione va gestita a livello europeo. Ma allo stesso tempo rimarca che pure la Germania ha i suoi bei problemi e così manda una stoccata – questa è la sensazione percepita nella sala dei Galeoni di Palazzo Chigi – alla padrona di casa. In poche parole le dice: non avendo un confine esterno abbiamo accolto un milione di ucraini, più  240 mila altri rifugiati che hanno richiesto l’asilo.  Dunque “non aiuta puntare il dito gli uni contro gli altri, dobbiamo cooperare”.  

Il bilaterale Italia-Germania si snoda mentre in Lussemburgo i ministri del Consiglio degli affari interni  faticano a trovare un’intesa sul Patto sulla migrazione e l’asilo. Se a Roma ci si scambia cortesie per gli ospiti, al di là di quella puntualizzazione, lassù no. Scholz non tocca l’argomento. Meloni spera in un accordo senza entrare nel merito. E pensa al modello Tunisi. Anzi, a questo proposito fa intravedere una notizia all’orizzonte. Domenica tornerà dal presidente Saied ma questa volta non da sola. Sarà accompagnata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e dal primo ministro olandese Mark Rutte (appuntamento dalle 10 alle 12, non sono previste dichiarazioni, al momento).

“Un segnale importante, propedeutico a chiudere l’accordo con l’Fmi: non voglio lanciarmi, ma confido si possa arrivare a una soluzione di questa problematica”. Ovvero: all’erogazione di un prestito da 1,9 miliardi di euro, o almeno di una parte di questi soldi, in cambio di riforme per fare in modo che il paese arabo non salti per aria con un rischio partenze stimato intorno alle 900 mila persone. Il timore, spiegato da Palazzo Chigi, è che si inneschi un effetto domino con un’estate di passione per il governo alla luce di un accordo sull’accoglienza che al momento è ancora più che in salita. Non solo migranti, però. La premier e il cancelliere tedesco hanno annunciato di aver raggiunto un’intesa su un Piano di azione  che  sarà  firmato in occasione del prossimo vertice intergovernativo che si terrà a Berlino entro la fine dell'anno. Il piano, ha spiegato la presidente del Consiglio, punta a rendere “più regolare e intenso il dialogo bilaterale a livello politico e tecnico” e permetterà di lavorare “con un approccio pragmatico” su temi come innovazione, ricerca, sviluppo, mercato del lavoro, coesione sociale, crescita ecologicamente sostenibile e protezione del clima. “Collaboriamo molto bene con Roma”, ha detto Scholz, sicuramente meno loquace di Meloni in questa occasione (in Germania i siti d’informazione oggi non davano molta rilevanza all’incontro). “Con Scholz siamo d’accordo sul fatto che le vecchie regole sono superate. Crediamo che siano importanti misure fiscali che possano assicurare flessibilità, sostegno europeo agli investimenti sugli obiettivi prioritari per l’Europa, e penso alla transizione energetica, a quella digitale, alla difesa”. E poi, certo, l’idea comune di investire sull’Africa, che nell’italiano meloniano diventa “Piano Mattei”.

Continuano a ballare fra i due le differenti visioni sul Mes. “Anche se in caso di emergenza, Germania e Italia si sostengono a vicenda”, è stato il tweet del cancelliere che prima di essere ricevuto al Quirinale si è concesso il tipico cappuccino delle 15 in un ristorante di piazza di Pietra (dopo i manicaretti di pesce offerti da Palazzo Chigi).  E dunque se bisogna cercare dei forti punti di contatto sempre sulla guerra in Ucraina occorre tornare a battere.  Così come sulla collaborazione “stretta” con la Nato e l’Europa. Temi che saranno poi snocciolati, in serata, durante il colloquio del leader socialdemocratico con il capo dello stato Sergio Mattarella. L’agenda lunga di Meloni – dopo Scholz vede il presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev – fa sì che salti l’intervista in Puglia nella masseria di Bruno Vespa (l’appuntamento è rinviato a questa mattina, la premier è partita in serata)  per un’edizione, en plein air, di Porta a Porta con parata di ministri che sarà chiusa da Giuseppe Conte, capo del M5s. La giornata ha un’altra appendice europea, con frizioni interne alla maggioranza. A margine dell’incontro del Ppe alla Camera con Manfred Weber, Antonio Tajani chiude la porta a un’alleanza con il gruppo di Id di cui fa parte anche la Lega di Matteo Salvini. Subito la risposta della delegazione del Carroccio a Strasburgo: “Siamo noi a dire no grazie a chi da anni va a braccetto con i socialisti”. Schermaglie di una partita che è appena entrata nel vivo. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.