(foto EPA)

Il caso

Meloni incontra Scholz: la Germania pesa l'Italia su Mes e migranti

Simone Canettieri e Valerio Valentini

Il cancelliere tedesco è a Palazzo Chigi: ecco tutti i dossier sul tavolo. E si va verso la firma di un Piano d'azione di Roma-Berlino

E’ l’immigrazione il vero tormento di Giorgia Meloni. Ne ha parlato ieri quando ha ricevuto  il Primo ministro del governo di unità nazionale libico, Abdulhameed Mohamed Dabaiba e farà altrettanto oggi a mezzogiorno quando a Palazzo Chigi si presenterà il cancelliere tedesco. Una visita che pareggia quella della premier a Berlino lo scorso febbraio. “Sarà uno degli argomenti trattati”, ha anticipato il portavoce di Olaf Scholz. “Accanto ad altri”.

Gli sbarchi, si diceva. Meloni, reduce dalla missione a Tunisi, vuole evitare il boom estivo di arrivi sulle coste italiane. Ecco perché è tornata ad auspicare elezioni e un piano che non destabilizzi la Libia in quanto sono una priorità per l’Italia. Discorso più complesso riguarda il bilaterale con il cancelliere tedesco. Che – metaforicamente – si presenterà con una bilancia.  


Pesare Meloni. Detta così, ce n’è abbastanza per finire additati come nemici della patria, traditori della nazione. Ma è certo che, immigrazione a parte, sono tanti i dossier su cui a Berlino vorrebbero capire le reali intenzioni italiane. Il fronte ucraino è senz’altro quello meno problematico: la fermezza del cancelliere è la stessa della premier. Quello africano, è già più delicato. Perché la Germania, per la quale la sfida dell’affrancamento dal gas russo è stata forse perfino più ostica che per l’Italia, è inevitabilmente la più interessata tra le nazioni europee a capire i dettagli di quel “Piano Mattei” che, al di là dell’enfasi e della propaganda meloniana, potrebbe garantire un rifornimento di energia – sia gas sia idrogeno – proprio attraverso la dorsale italiana. 


Poi, ovviamente, c’è il Patto di stabilità. Scholz finora ha lasciato che a recitare la parte del falco rigorista fosse  il liberale Christian Lindner. E però, al dunque, ha sempre dato piena copertura politica al suo ministro delle Finanze. Toni più concilianti, stessa fermezza. “La pandemia ha imposto una svolta nel senso della spesa comune e degli investimenti, ora è il tempo di rimettere i conti in ordine”, è il ragionamento del cancelliere. Che, a proposito di spesa comune, certo non disdegnerebbe di conoscere – e beato lui se ci riuscirà – a che punto è l’oscuro piano di revisione del Pnrr italiano, e soprattutto quali siano le intenzioni di Meloni sulla ratifica del Mes. L’ostruzionismo sovranista è diventato davvero insopportabile, a Bruxelles. Lo dimostrano anche le dichiarazioni sempre più insofferenti del presidente del Fondo salva stati, quel Pierre Gramegna eletto proprio grazie a un accordo tra Roma e Berlino.


Tutte incognite da sciogliere, per Scholz. Perché dall’esito di questi confronti ne va anzitutto della buona riuscita di alcuni progetti condivisi tra i due paesi: dall’automotive ai piani energetici, e poi il settore della difesa, passando per l’accordo tra Lufthansa e Ita, sono tanti i dossier su cui una sana collaborazione tra Italia e Germania può essere decisiva per entrambi i capi di governo. E in questo senso, evidentemente, va letto anche l’impegno che oggi Meloni e Scholz  rinnoveranno sul “Piano d’azione”: un protocollo che elenca una serie di obiettivi strategici condivisi, con l’impegno di perseguirli in comune.

E’ la premessa a quella che potrebbe essere una versione tedesca del Trattato del Quirinale, ed esigerà la firma non solo della premier e del cancelliere, ma anche dei loro ministri più importanti. Per questo oggi, a Palazzo Chigi, dopo aver condiviso un testo che è pressoché definito in tutti i dettagli, si concorderà una data per il varo ufficiale del “Piano d’azione”. Se ne parlò, del resto, già durante l’incontro a Berlino di febbraio: e alla fine si decise, soprattutto per volere tedesco, di rimandare, di attendere ancora un po’. n mezzo ai due appuntamenti c’è stato però anche il vertice del governo sull’alluvione in Emilia-Romagna. In questi casi le notizie sono due. Durante l'incontro a Palazzo Chigi con gli amministratori  quando la premier Meloni ha annunciato che il ministro per la protezione civile Nello Musumeci avrebbe fatto da “collettore”, in attesa della definizione del commissario per la ricostruzione, Matteo Salvini è rimasto sorpreso: non era stato informato. E per questo ha dimostrato il suo disappunto. 

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