Il colloquio
Elicotteri, barzellette e tinture. I ricordi di Jas Gawronski, portavoce d'epoca del Cav.
La simpatia con l'Avvocato, e l'amore con Veronica, che all'epoca sembrava destinato a durare per sempre. Parla il giornalista molto vicino alla famiglia Agnelli
Jas Gawronski nella sua lunga carriera è stato tra le altre cose anche portavoce di Silvio Berlusconi al suo primo incarico di governo nel fatale 1994. Come l’aveva conosciuto? “Avevo lavorato come giornalista alla Fininvest, conducendo ‘Big Bang’, che era una specie di Quark, negli anni Ottanta. L’idea era quella di emulare Piero Angela, ma non ci andammo neanche lontanamente vicini”, dice al Foglio Gawronski col solito understatement. “Fui favorito credo dal fatto che ero amico dell’Avvocato Agnelli”, dice Gawronski. “Berlusconi venne una prima volta a Torino, a villa Frescot, a trovare Agnelli, che l’aveva invitato spinto a sua volta da una forte curiosità per questo personaggio, per cui provava un misto di interesse antropologico, invidia, divertimento”. Invidia per cosa? “Per il successo con le donne, e per il business della televisione”. E di donne parlavano? “No, assolutamente”, ligi dunque alla massima avvocatesca per cui con le donne semmai si parla direttamente. “Agnelli trovava Berlusconi molto simpatico e un po’ lo prendeva in giro, ma solo finché non è diventato presidente del Consiglio, poi mai più; aveva un sacro rispetto delle istituzioni”, dice ancora Gawronski. E viceversa? “Per il Cav. l’Avvocato era un mito. Ha sempre sostenuto di avere la sua foto incorniciata sul comodino”.
Ed era vero? “Non saprei, non sono mai stato nella camera da letto di Berlusconi”, dice Gawronski. “Un’altra volta invece con l’Avvocato andammo ad Arcore, da Torino, con l’elicottero. Berlusconi ci fece fare tutto il giro della proprietà, mostrandoci anche naturalmente la tomba di famiglia, dove però si lamentava di non poter seppellire nessuno, perché per legge non si può tenere dei defunti così vicino a casa. L’Avvocato ne era molto divertito”. Berlusconi sarà stato contento della visita. “Certo. Ammirava l’Avvocato che aveva tutto quello che lui non aveva...”. A partire dai capelli. L’Avvocato ne aveva un sacco, a differenza di voi due. “Sì, ma io mi arresi presto, una volta qualcuno mi consigliò una lozione, chiaramente inutile, abbandonai velocemente quel pastrocchio”. Berlusconi invece non si arrese mai. “Io glielo dicevo sempre, lascia perdere le tinture, che si vede. E poi stinge. Ma lui niente. E non credo lo facesse per vanità. Sosteneva che in televisione non solo non si vede, ma ringiovanisce. Era sempre pronto ad andare in tv. Berlusconi era la tv”.
E l’Avvocato? “Lui era contrario a qualsiasi ritocco o chirurgia, assolutamente”. Insomma due mondi diversi che però si trovavano reciprocamente interessanti. “Certo. E Berlusconi ammetteva apertamente la sua ammirazione, con la trasparenza che lo contraddistingueva. Anche a palazzo Chigi, faceva assolutamente tutto davanti a me, tutte le telefonate, tutti gli appuntamenti. Tranne che con due interlocutori precisi. Uno era Maurizio Costanzo, l’altro il presidente della repubblica albanese Sali Berisha”. E come mai? “Non ho mai chiesto, credo fossero loro più che altro a richiedere questa privacy”. Altri ricordi di questa berlusconeide d’epoca? “Una sera organizzammo in un albergo dei Parioli una cena in onore di una importante eurodeputata francese, Nicole Fontaine, molto comme il faut, twin set, piccole perle eccetera: eravamo 12 a tavola, e Berlusconi raccontò la barzelletta più pornografica che si possa immaginare”. Ce la racconta? “No, assolutamente, mai. Posso dire però che era micidiale, e oltre ad essere sporchissima era anche brevissima e molto divertente”. Insomma perfetta per non essere mai più dimenticata.
Altri momenti a palazzo Chigi? “Un paio di volte ricevetti degli amici in ufficio e quando si seppe, non Berlusconi ma Agnelli mi rimproverò. Per lui le istituzioni, come ho detto, erano sacre”. La storia è contenuta anche nell’ultimo libro di Gawronski, “Da Giovanni Paolo II a Giovanni Agnelli. Dialoghi del ‘900”, edito da Aragno. A proposito, dal Papa andaste mai? “No, non in quella fase. Andammo però a Mosca, da Eltsin, e lì ricordo Veronica, bellissima, umile, un po’ a disagio. Sembravano ancora innamoratissimi, pensavo che sarebbero rimasti insieme per sempre. Mi è dispiaciuto molto quando lei scrisse la famosa lettera a Repubblica”. Poi ci fu l’increscioso episodio dell’invito a comparire ricevuto a Napoli, la sera del 22 novembre 1994, quando Berlusconi mentre presiede un summit delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata si vede recapitare questa bomba. Vittorio Sgarbi racconta che lei, Gawronski, davanti alle telecamere, ebbe un moto di stizza, quasi scappando dall’inquadratura. “Sì, Sgarbi mi prende in giro, io fui molto sorpreso, fu una cosa che ci scioccò tutti”. Nei filmati d’epoca si vede Gawronski che, ricomposto, parla in perfetto inglese coi corrispondenti stranieri.
Poi l’incarico cessò, insieme al primo governo Berlusconi, “e un giorno ero nel mio ufficio che mettevo a posto le mie carte, quando arrivò un emissario del nuovo presidente del Consiglio, Lamberto Dini, che con molto tatto e molte perifrasi mi disse che il nuovo premier aveva pensato a qualcun altro come portavoce, pensando che mi fossi in qualche modo barricato dentro...”. Mentre Gawronski era pronto a cambiare vita per l’ennesima volta: fu per ben cinque volte eurodeputato. “E a Strasburgo mi capitò di incontrare Nicole Fontaine che era stata nuovamente eletta, e ogni volta vedendomi diventava rossa e ogni volta non potevo che ricordare anche io quella cena e quella indimenticabile barzelletta”.