l'intervista
Pera: “Con la morte del Cav. FdI completi la svolta moderata intrapresa da Meloni”
"La scomparsa di Berlusconi fa tornare d'attualità il grande partito liberal-conservatore del centrodestra. Ora la premier ha bisogno di idee e di una classe dirigente all'altezza di questa tradizione". Parla il senatore eletto con Fratelli d'Italia
“Un erede di Berlusconi c’è già: è Giorgia Meloni. Anche se adesso la premier dovrà essere all’altezza delle sfide che questa eredità pone in Italia e a livello internazionale”. Il professor Marcello Pera lo aveva detto anzitempo, durante uno degli ultimi ricoveri del Cav. Ora non ha cambiato idea. Ma come si fa a vestire un abito liberal-conservatore da leader di un partito di destra? “Io credo che Meloni stia portando avanti un importante lavoro di continuità, sia in Italia che in Europa”, analizza Pera “Però adesso dovrà allargare la propria base elettorale, ma soprattutto mettere in campo una classe dirigente all’altezza del vento liberale e moderato che ha sospinto Berlusconi sin dal 1994”.
Pera lo aveva già spiegato nelle scorse settimane: se si va alla ricerca di qualcuno che possa raccogliere l’eredità politica di Berlusconi, non lo si ritroverà dalle parti di Arcore, bensì a Palazzo Chigi. “Berlusconi ha rappresentato una novità storica nella politica italiana, che si è manifestata nel bipolarismo e nell’invenzione del centrodestra come forza di governo. Ma in parte la sua rivoluzione liberale è rimasta incompiuta. La premier a mio giudizio ha le forze per andare oltre”.
Uno dei passaggi più importanti saranno senz’altro le elezioni europee del prossimo anno. Quale miglior occasione per rendere ancor più plastica la nuova collocazione della premier a livello internazionale? Secondo il professore, che a settembre scorso è stato eletto al Senato tra le file di Fratelli d’Italia, “il progetto di alleanza tra conservatori e popolari è già in corso. C’è da augurarsi che vada in porto. Ma da questo punto di vista le intenzioni di Meloni sono sotto gli occhi di tutti. Ed è evidente che in queste settimane, in questi mesi, abbia cercato di porsi in maniera quanto più rassicurante nei confronti dei nostri alleati”. Questo sul versante internazionale. Perché invece dal lato della politica interna la grande incognita è come si possa costruire un nuovo soggetto che accolga e valorizzi l’esperienza berlusconiana di questi trent’anni. “Molto dipenderà da cosa accadrà dentro Forza Italia”, spiega Pera, che con Berlusconi è stato tra i fondatori del partito da cui è originato il centrodestra italiano. “Penso che il futuro di Forza Italia sia il punto più delicato, perché tocca uno dei limiti di Berlusconi: la sua incapacità di lavorare a una successione a se stesso. Lascia un partito senza testa, in mare aperto. Non so se sopravviverà. Dipende dalla maturità dei dirigenti. Speriamo non si apra una stagione di liberi tutti, perché in questi casi si cerca più che altro di salvare se stessi”. Sarà anche importante capire che tipo di equilibrio possa avere un centrodestra che vede caracollare la propria forza liberale perché, come aggiunge ancora Pera, “gli elettori di Forza Italia non si riconoscono per forza in Fratelli d’Italia e nella Lega. Hanno bisogno di essere rassicurati e, come detto prima, di una classe dirigente all’altezza. Altrimenti potrebbero riversarsi non solo all’esterno, ad esempio verso Renzi e Calenda. Ma anche nella non partecipazione”.
C’è quindi bisogno di completare la transizione verso il partito unico? “Questo non lo so, ma l’esempio del soggetto liberal-conservatore c’è già ed è quello del Popolo della libertà”, analizza l’ex presidente del Senato. “Meloni ha capito che l’eredità del Cav. non va dispersa, in questi mesi si è mossa bene. Eppure un partito liberal-conservatore è una cosa diversa rispetto a un partito di destra: hai bisogno di idee, di nuove sfide. Non è un passaggio scontato o naturale”. Ma ora che tutto, con la morte del Cav. s’è scompaginato, non rischia anche di venire meno l’unità del centrodestra, visto che è stato Berlusconi a inventarlo e a renderlo forza di governo? In una fase così cruciale sarebbe deleterio per la coalizione perdersi in fibrillazioni. Soprattutto perché tra un anno, alle europee, si peserà davvero dove saranno stati ricollocati i voti dell’ex premier. Il rischio insomma è che si viva una fase di logoramento costante tra i due alleati. Eppure, secondo Pera, non c’è motivo di credere che la situazione tra Meloni e Salvini possa degenerare da un momento all’altro, acuita dal tentativo di spartirsi le spoglie del Cavaliere: “Con questi rapporti di forza credo che non ci possa essere alcuna contesa per la leadership. E poi così come Meloni ha dimostrato di essere coraggiosa, pensare a una nuova fase, a una nuova collocazione con le famiglie politiche europee, così dovrà essere anche Salvini. A partire dalla scelta delle alleanze a livello continentale”.