Il tributo del paese
Sul lutto nazionale, Berlusconi trattato come Cavour. E quindi?
La polemica dell’opposizione che prende a pretesto i funerali del Cav. non è solo di cattivo gusto, ma anche sintomo di una incapacità di comprendere un sentimento popolare autentico. Impossibile negare l’influenza della sua politica sull’Italia
La decisione del governo di proclamare il lutto nazionale per la morte di Silvio Berlusconi è stata presa a pretesto da una parte dell’opposizione per una polemica che, oltre che di cattivo gusto, è sintomo di una incapacità di comprendere un sentimento popolare autentico. Rosy Bindi sarà ancora irritata a decenni di distanza per una battuta sarcastica di Berlusconi nei suoi confronti, quando disse che la considerava più avvenente che intelligente. Giuseppe Conte, che pure sembrava orientato a condividere il cordoglio per un avversario politico, ha dovuto cedere alla canea che si era scatenata sui social. Il professor Tomaso Montanari, che ha coperto di ridicolo l’Università di Siena rifiutando di mettere la bandiera a mezz’asta, non merita neppure un commento.
Si è detto che l’unico precedente di un ex presidente del consiglio per il quale era stato proclamato il lutto nazionale era stato Camillo Benso conte di Cavour. È vero, ma se non lo si è fatto per Alcide De Gasperi è stato un errore e comunque Berlusconi ha esercitato la massima carica di governo per un periodo più lungo non solo di Cavour, ma anche di Giovanni Giolitti e dello stesso De Gasperi. Non sono però queste le ragioni fondamentali che giustificano la decisione del governo, e simmetricamente rendono poco giustificate le proteste di chi le ha contestate. Per Berlusconi c’è stato il lutto nazionale, non tanto quello ufficiale, quanto quello tributato da una cittadinanza che di fronte alla scomparsa di quell’uomo si è sentita privata di qualcosa, di chi aveva tanto contribuito a cambiare lo stile e la percezione non solo della politica ma anche del divertimento, nel calcio e nella televisione, e il lavoro, cercando di realizzare una dialettica politica e sociale aperta, esplicita e quindi riconoscibile da tutti.
Negare la funzione nazionale esercitata da Berlusconi è impossibile, infatti anche coloro che furono i suoi oppositori, almeno nella grande maggioranza, non si sognano nemmeno di negare il carattere generale delle svolte che ha determinato la sua azione in moltissimi campi. Quando muore chi ha avuto una così evidente influenza sulle sorti della nazione, è giusto che il lutto sia nazionale. Naturalmente c’è anche un esempio di un leader politico che ha avuto un ruolo nazionale immenso e immensamente nefasto, quello di Benito Mussolini, ma mentre il Duce abolì le libertà degli Italiani, Berlusconi ha dedicato tutte le sue forze per estenderle. Solo una faziosità ingiustificabile può disconoscere questo dato di fatto, che invece è ben presente a tanti, tantissimi cittadini come si è visto più che nelle manifestazioni pubbliche nei commenti che si sentono nei bar e nei mercati. Per questo dovrebbe essere chiaro che il lutto nazionale c’è stato, quello popolare, che qualcuno con la saccenteria dell’intellettuale chiama populistico. Il governo ha soltanto apposto anche il sigillo formale dell’ufficialità a questo dato di fatto, adottando una decisione immediatamente controfirmata dal Quirinale, ed è davvero difficile lamentarsene.