L'intervista
Fitto: “Coordineremo il Pnrr con le risorse della Coesione”
Il ministro per gli Affari europei, intervenuto al digital talk Ernst & Young Italy Outlook 2023, fa un po' di chiarezza sui ritardi del pacchetto di finanziamenti
“Sui presunti ritardi del Pnrr, voglio sottolineare che fare velocemente non significa fare di fretta”. Così il ministro Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, è intervenuto al digital talk Ernst & Young Italy Outlook 2023, intervistato dal direttore del Foglio Claudio Cerasa. “Il problema è la qualità della spesa: mi riferisco all’utilizzo che tradizionalmente l’Italia ha fatto delle risorse europee. Noi siamo tra i principali paesi della Coesione, quindi abbiamo ottenuto ogni sei anni, non a debito ma a fondo perduto, risorse molto rilevanti che però non hanno impattato positivamente sui dati economici. Il punto è come spendiamo: se diversifichiamo gli investimenti in decine di migliaia di piccoli interventi, probabilmente andiamo in una direzione opposta a quella di cui il nostro paese ha bisogno”.
Alla precisazione del direttore Cerasa che le critiche sui ritardi sono forse dovuto al paragone con quanto fatto da altri paesi europei, il ministro Fitto ha replicato che “nella relazione semestrale del governo è svolta una comparazione che smonta questa narrazione. Quanti paesi hanno chiesto la terza rata? Italia, Spagna e Grecia. Poi c’è un gruppo di paesi che ne ha chieste due, un altro gruppo una sola, e alcuni paesi anche molto importanti non hanno chiesto nemmeno una rata. Facciamo un’altra comparazione: su otto paesi che hanno presentato delle modifiche al Piano nazionale, in due casi sono modifiche marginali che non comprendono il RePower, gli altri sei lo comprendono. Noi non siamo in una situazione nella quale si può parlare di un ritardo, anche perché il primo agosto è il termine entro il quale da regolamento europeo bisogna presentare le modifiche”.
Il ministro è poi intervenuto circa l’ottimismo di manager pubblici e privati rispetto alla possibilità di circoscrivere maggiormente gli obiettivi. “Stiamo per concludere un’analisi molto dettagliata sulla capacità reale di poter completare gli interventi a giugno 2026. Nel momento in cui prendiamo atto che ci sono una serie di interventi che non rientrano in questa possibilità, è nostra responsabilità porre rimedio. Noi abbiamo posto dall’inizio, lo rivendico con forza, il tema del coordinamento delle risorse della Coesione con quelle del Pnrr. Giugno 2026 è il termine ultimo per poter rendicontare al 100 per cento i progetti del Piano. La programmazione della Coesione ha come termine il 31 dicembre 2029. Il Fondo di sviluppo e coesione, anch’esso rilevante, non ha un termine di scadenza. Ora, se noi capiamo che ci sono degli interventi che non hanno la possibilità di essere realizzati a giugno del 2026, non li definanziamo e basta, ma cerchiamo di trovare una soluzione. Una è quella di ricollocare questi interventi – che sono magari in una fase avanzata e hanno anche prodotto delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, ma non compatibili con la tempistica del Pnrr – nelle altre programmazioni. Il governo Meloni, all’atto della distribuzione della scelta delle deleghe, ha compiuto lo sforzo molto importante di mettere insieme le risorse del Pnrr con quelle della Coesione. Il rischio era quello che due programmazioni rilevanti potessero andare avanti sullo stesso territorio addirittura in contrasto. Oggi stiamo evitando questo cortocircuito pericoloso”.
Incalzato dal direttore Cerasa sull’indicazione di una modifica esemplificativa del nuovo corso impresso al Piano dalle modifiche, il ministro ha indicato solo un ambito: “Quello del RePower. Il governo ha messo intorno a un tavolo Eni, Enel, Snam, Terna per lavorare con loro all’individuazione di una serie di progetti di investimento che possano rafforzare la nostra autonomia strategica sul fronte energetico. Ciò è molto importante per il nuovo ruolo che il presidente Meloni ha disegnato sin dall’inizio della sua azione di governo, quello che in sintesi viene chiamato il Piano Mattei. L’altra questione è quella di rendere strutturali gli investimenti, dopo i 21 miliardi della Legge finanziaria per aiutare famiglie e imprese con le bollette: nel RePower il nostro obiettivo è mettere in campo un sistema di incentivi sul fronte dell’efficientamento energetico, per evitare un domani di ritrovarci di fronte agli stessi rischi”.
Per quanto riguarda il confronto emerso negli ultimi mesi con diverse istituzioni, dalla Commissione europea alla Corte dei conti e alla Banca d’Italia, il ministro ha escluso che possa esserci un pregiudizio negativo nei confronti dell’esecutivo. “Il Pnrr non è un programma e una sfida del governo Meloni ma è un programma e una sfida del paese, e tutte queste istituzioni sono parte integrante di questa sfida. Con la Commissione abbiamo avviato una fase di confronto molto positiva: su molti quotidiani ho letto che le raccomandazioni della Commissione di tre settimane fa sarebbero critiche nei confronti dell’Italia. Io le ho lette bene e temo che non tutti lo abbiano fatto, perché quelle raccomandazioni dicono tre cose: la prima è che bisogna migliorare la capacità amministrativa soprattutto a livello locale, e noi siamo d’accordo. Tant’è che con il decreto legge 13 abbiamo rafforzato molto questa capacità e avviato misure in termini di semplificazione e accelerazione; la seconda cosa è un generico riferimento al miglioramento e alla velocizzazione della spesa, ma basta leggere le stesse raccomandazioni per tutti gli altri paesi europei per ritrovare formule praticamente identiche; e la terza considerazione della Commissione riguarda il coordinamento con le politiche di coesione, ma come ho detto ciò rappresenta per noi una punta di orgoglio, perché vuol dire che quello che abbiamo implementato per primi, oggi sta diventando una regola in tutti i paesi europei”. “E’ singolare ipotizzare che l’attuazione del Pnrr sia filata liscia fino a ottobre 2022”, conclude il ministro Fitto, “e noi in otto mesi siamo riusciti a rovinare tutto. Trovo che avremmo avuto delle difficoltà a causare quello che ci viene contestato”.