a palermo
Travolto dal caso Taormina e dalle invettive di De Luca: Schifani ora rischia il tonfo
Il presidente della Sicilia minaccia le dimissioni qualora dovesse essere approvata una legge che redistrbuisce gli utili dei Parchi ai comuni. E va allo scontro con il leader di Sud chiama nord. L'attacco di Miccichè: "Schifani vive di vendette e rancori"
Sono tempi duri per la Sicilia e soprattutto per Renato Schifani. Qualche giorno fa, dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi, era stato il ministro Antonio Tajani a redarguire il governatore di Forza Italia per aver chiesto più spazio per i dirigenti del Sud (“quelli che prendono i voti”) ai vertici del partito: “Non credo ai personalismi ma alle persone” si era opposto il capo della Farnesina. La nuova minaccia, però, arriva dall’interno. Dai corridoi dell’Assemblea regionale, deserti fino a qualche giorno fa, che sono tornati a ripopolarsi per la discussione di una manovra correttiva di bilancio. E per (tentare di) approvare un emendamento di chiara ispirazione “nemica”: quello che prevede la partecipazione dei Comuni agli utili dei parchi archeologici gestiti dalla Regione.
Il caso più iconico è quello di Taormina, dove da qualche settimana è diventato sindaco il rivoluzionario Cateno De Luca, che al parlamento siciliano è anche il capo dell’opposizione e già lavora a un patto con Renzi, Calenda e la Moratti per superare lo sbarramento del 4 per cento alle Europee. ‘Scateno’ – è così che lo chiamano per la sua indole turbolenta – minaccia di interdire con una ordinanza, dal 1° luglio, la via d’accesso al Teatro antico, che ospita ogni estate il meglio della musica e della cultura. Nelle prossime settimane ci sono praticamente tutti: da Zalone a Morandi a Ramazzotti. Sarebbe un disastro annunciato.
La proposta che parte dai banchi dell’opposizione, e la cui discussione è stata rinviata alla prossima settimana, “prevede per i Comuni dove ricadono parchi e siti archeologici in cui si organizzano grandi eventi, un ristoro economico del 10-20% sul totale dei biglietti venduti per coprire le spese del decoro urbano”. Ma di fronte all’iniziativa di De Luca, sostenuta anche da Pd e Cinque Stelle, il governatore siciliano s’è subito tirato indietro, arrivando a minacciare le dimissioni se l’aula avesse osato approvarla. Uno scenario da mors tua, vita mea che Schifani ha riassunto così: “Il rispetto tra le istituzioni è essenziale, ma se qualcuno utilizzando le istituzioni pensa di ricattare questo governo si sbaglia”.
In bilico sarebbe pure la posizione di Francesco Scarpinato, l’assessore ai Beni culturali in quota Fratelli d’Italia, che qualche giorno fa aveva aperto alle rimostranze di ‘Scateno’ (e si è prestato a una foto ricordo finita subito sui giornali): il nome del patriota, da sempre molto vicino al ministro Francesco Lollobrigida, è tornato d’attualità per un’ipotesi rimpasto che col passare delle ore perde consistenza. I partiti non hanno alcun interesse a rimescolare le carte e anche la posizione del leghista Mimmo Turano, nel mirino per il mancato sostegno al centrodestra alle Amministrative di Trapani, resta sub-judice. Inoltre i rapporti tra Schifani e FdI sono ai minimi termini: la Meloni ha organizzato un convegno antimafia a Palermo, il 21 luglio, per ricordare la morte di Paolo Borsellino, ma ha lasciato fuori il governatore e il sindaco della città, Roberto Lagalla, che in campagna elettorale si sarebbero macchiati del sostegno di due condannati eccellenti: Totò Cuffaro e Marcello Dell’Utri.
Intanto, come se non bastassero le accuse di De Luca, a ingrossare il fronte anti-Schifani s’è aggiunto Gianfranco Micciché, leader storico di Forza Italia che lo scorso marzo è stato defenestrato dal suo ruolo di commissario regionale: “Il Presidente della Regione - attacca Miccichè - è una persona che vive delle sue vendette e dei suoi rancori. Non gliene frega niente del bene della Sicilia, ma dovrebbe ricordarsi, tutte le mattine, di lavorare per la Sicilia e per il bene dei suoi cittadini, così come pensavano che avrebbe fatto quelli che lo hanno candidato e quelli che lo hanno votato”.
In attesa di conoscere le decisioni su Taormina, De Luca & Co. non mollano la presa. “Non ho problemi a confrontarmi con Schifani” ha ribadito il sindaco di Taormina, ma “sicuramente non andrò ad inginocchiarmi alla sua corte e chiedere nulla, ma gli farò un’unica domanda: come si permette da presidente di tutti i siciliani a far prevalere la logica politico-mafiosa sull’interesse dei cittadini?”. Non la maniera più rilassata per iniziare una discussione.