Il provvedimento
Servono più controlli, non più pene. Il Codice della strada di Salvini è un'esagerazione
Il ministro leghista sognava di punire ubriachi e drogati alla guida, ma ha scoperto che le sanzioni già c'erano, mentre i controlli no. Così il disegno di legge diventa un insieme di misure ridondanti
Matteo Salvini non l’ha presa bene. Il rinvio giovedì del consiglio dei ministri lo ha costretto a posticipare una conferenza stampa alla quale teneva moltissimo. Il ministro dei Trasporti, a 20 anni dall’introduzione della patente a punti, sognava di presentare il suo “nuovo codice della strada”. Una roboante etichetta per un disegno di legge di 18 articoli che introduce alcune novità, ma di rivoluzionario ha ben poco.
Salvini sognava soprattutto di punire autisti ubriachi e drogati, ma, suo malgrado, ha scoperto che il codice già prevedeva sanzioni durissime per questi soggetti (la guida in stato di ebbrezza è un reato contravvenzionale con ammende salatissima e la pena accessoria della sospensione della patente). Dunque, ha potuto solo aumentare il valore finanziario delle sanzioni, introdurre il divieto assoluto di bere prima di guidare per chi è stato condannato per guida in stato di ebbrezza e ha introdotto l’alcolock, un dispositivo che non farà partire le vetture delle persone sottoposte al divieto di bere (dopo la condanna), ma sono che sono positivi all’alcoltest.
Inoltre, come indicato dai numeri il problema sono semmai i controlli. Dai dati comunicati dalle polizie municipali o locali, al Mit, risulta che il 36 per cento delle sanzioni per guida in stato di ebbrezza e il 57 per cento di quelle per guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti sono state elevate in occasione di incidente stradale. In pratica, chi guida e beve viene sanzionato una volta su tre solo a incidente avvenuto, chi si droga e poi inforca il volante viene pizzicato addirittura oltre una volta su due solo dopo il sinistro.
Inoltre, è meno vero di quanto si pensi che la guida alterata sia la ragione principale degli incidenti. E’ vero che nel 2021 su 52.459 incidenti con lesioni osservati da carabinieri e polizia stradale, sono stati 5.085 quelli con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti in stato di ebbrezza (9,7%) e 1.676 quelli per i quali si è rilevato l’effetto di stupefacenti (3,2%), ma le principali ragioni di incidenti rimagono distrazione e mancato rispetto della precedenza (insieme rappresentano il 40 per cento dei sinistri).
Proprio sulla distrazione arriva l’unica vera novità introdotta dal disegno di legge. Il meccanismo delle mini sospensioni. Per le violazioni stradali più statisticamente rilevanti, dalla guida al telefono a quella contromano, fino ai sorpassi dove è vietato, sarà introdotta la sospensione della patente per 7 o 15 giorni. Soltanto che il provvedimento scatterà solo per coloro che hanno meno di 20 punti sulla patente. Poiché la legge prevede per ogni biennio senza infrazioni che prevedono la decurtazione un bonus di due punti, il 98 per cento dei patentati italiani ha 20 o più punti.
Anche per quanto riguarda la formazione l’intervento non sembra destinato a rivoluzionare le cose. L’articolo 4 del disegno di legge prevede corsi extracurricolare per gli studenti delle scuole superiori in cambio di bonus di due punti sulla futura patente. Ma quanti studenti s’iscriveranno seriamente ai corsi per due punti in più su una licenza che ancora non hanno?