Consiglio di pace Ue. Meloni smorza le euro-polemiche. Fitto ritesse con Gentiloni

Simone Canettieri

La premier a Bruxelles dopo i toni accesi di mercoledì contro la Bce rivendica il successo sui migranti. La distanza da Orbán

Bruxelles, dal nostro inviato. Armocromia meloniana. Dopo il turchese kombat dell’intervento urlato alle Camere, la premier entra nel palazzo del Consiglio europeo con un caldo completo cipria. L’immagine e il paragone sono mezzo editoriale. E i toni, visto il contesto, questa volta sono moderati sul tappeto rosso dove si posiziona per rispondere alle domande dei cronisti. Lo sguardo di Giorgia Meloni è disteso. I guai, certo, si chiamano Mes – come le ricorda ancora una volta il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe – e poi la terza rata del Pnrr che sta per arrivare, ma ancora non c’è. Senza dimenticare il confronto vigoroso aperto con la Bce. Si sta qui anche per ricostruire i ponti saltati il giorno prima a Roma. Ecco perché il ministro Raffaele Fitto incontra Paolo Gentiloni, dopo i fulmini che gli ha mandato la presidente del Consiglio in Senato accusandolo di non aver controllato il Piano di ripresa e resilienza. Per vedere il bicchiere mezzo pieno, Meloni si rifugia sul dossier migranti. Un capitolo sul quale finora è riuscita a ottenere un successo abbastanza innegabile: il riconoscimento della dimensione esterna. “Siamo davvero riusciti a cambiare il punto di vista della Ue anche col contributo di altre nazioni, dall’annosa divisione tra paesi di primo approdo e paesi di movimenti secondari”.


Ed è un ulteriore fatto da mettere agli atti che su questo tema, gli amici della Polonia e dell’Ungheria stanno dall’altra parte della barricata rispetto a lei, a cui Orbán concede un affettuoso baciamano a favore di flash. 


Meloni ha così voglia di parlare che nel consueto doorstep di benvenuto si concede tre volte alla stampa: prima a quella italiana, poi tocca agli inglesi e infine ai francesi. Dopo gli affondi di tutto il governo – lei compresa – sulla Bce che sta per alzare di nuovo i tassi, in questa occasione Meloni sembra farsi concava e convessa. Non riapre una polemica con Francoforte. Anzi, dice: “E’ un tema sensibile. Bisogna fare di più, soprattutto a fronte delle scelte che vengono portate avanti. Ne sto discutendo col ministro dell’Economia, l’impegno del governo deve essere quotidiano”. Sarà l’aria di Bruxelles o il cambio di abito – da capopartito comiziante a Roma a leader posato europeo qui – ma insomma certe differenze saltano agli occhi, eccome. 


Dalle 13 fino alla notte Meloni entra nella scatola magica delle istituzioni: gongola perché nelle bozze è stata inserita anche la Tunisia. Per uno scherzo del destino c’è un bel pezzo di politica italiana che si è data appuntamento a Bruxelles: Antonio Tajani che dopo il Ppe vede anche l’inviato per il Golfo e suo predecessore Luigi Di Maio, Elly Schlein che ha passato due notti qui, Carlo Calenda e una delegazione di Italia viva come sempre abbastanza disuniti. Gli occhi sono puntati su Meloni, ovvio. La quale trova anche il tempo di rispondere alla domanda del Foglio sullo strano caso dell’odg approvato dal governo sul caso Santanchè. “Non va interpretato politicamente: la ministra andrà in Aula mercoledì prossimo”. Il menù della giornata inizia con il pranzo dei 27 con il segretario della Nato Jens Stoltenberg. Il presidente ucraino si collegherà in serata per ringraziare i paesi che gli hanno fornito sistemi di difesa aerea. “Come la Francia e l’Italia”, traducono dal governo a proposito dei Samp/T. Sui migranti c’è da tenere a bada Polonia e Ungheria, oggi si parla di economia. A Meloni serviranno ancora colori tenui.        

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.