L'altra Europa senza Tsipras, appunti per il Pd di Schlein
Il leader di Syriza si dimette dopo la disfatta, Podemos è in crisi, Corbyn è fuori dal Labour. Si chiude il ciclo della sinistra movimentista, anti europeista e pacifista che la segretaria Elly farebbe bene a non imitare fuori tempo massimo
Ha ispirato la sinistra italiana che in suo sostegno si arruolò nella “brigata Kalimera” e con lui sognava “un’altra Europa”, era diventato al culmine della crisi greca il simbolo della rivolta contro l'austerità e il neoliberismo. Ora la sua parabola politica si chiude, forse non casualmente, col ritorno della Grecia all’investment grade dopo il default del 2011. Aveva provato a resistere, Alexis Tsipras, ma la doppia batosta elettorale ravvicinata, con i voti dimezzati rispetto alla sconfitta del 2019, lo ha costretto alle dimissioni da leader di Syriza che guidava dal 2009.
Alexis Tsipras, all’inizio con il suo guru economico in motocicletta Yanis Varoufakis, ha incarnato la protesta sociale radicale contro i memorandum della Troika e contro le misure di austerità. La ribellione contro l’Unione europea e il Fmi, che dopo la vittoria elettorale è diventata ripudio degli accordi finanziari con le istituzioni internazionali, chiusura dei bancomat, referendum popolare per l’uscita dall’euro e contemporanea richiesta di soccorso alla Russia di Vladimir Putin e alla Cina di Xi Jinping. Un progetto fallimentare, che non aveva alcuno sbocco, e che infatti dopo aver prodotto maggiori danni economici ai greci, ha costretto Tsipras a un bagno di realismo defenestrando Varoufakis per non far precipitare il paese nel precipizio della Grexit. Il governo Tsipras è proseguito come negazione di se stesso, poi è arrivata la sconfitta del 2019 e infine la doppia débâcle di quest’anno, con il premier moderato Kyriakos Mitsotakis che dopo aver riportato la Grecia alla normalità e su un percorso di stabilizzazione macroeconomica ha stravinto in tutti i gruppi sociali e in tutte le fasce d’età, inclusi i giovanissimi che erano il serbatoio di Syriza.
La fine di Tsipras non è un fenomeno che riguarda solo la Grecia, ma riguarda tutta la sinistra radicale, movimentista, anti europeista, ammiratrice dell’autoritarismo socialista sudamericano che da piazza Syntagma alla Puerta del Sol, dagli Indignados a Momentum si è affermata in Europa. In Spagna ancora peggio se la passa Podemos, il partito-movimento che come Syriza ha federato somme di proteste e opposizioni figlie della crisi del 2011, e che ora si sta dissolvendo.
Il partito fondato da Pablo Iglesias, che si è ritirato dalla politica attiva dopo la sconfitta a Madrid, è collassato alle elezioni amministrative che hanno portato alle dimissioni del governo socialista di Pedro Sánchez. Podemos confluirà nel cartello di sinistra Sumar, guidato dalla ministra Yolanda Díaz, che proviene dalla più tradizionale sinistra post comunista. Ma politicamente è ritenuto tossico: gli alleati hanno messo un veto alla candidatura della leader di Podemos e compagna di Iglesias, Irene Montero, ministro dell’Uguaglianza autrice della contestatissima legge “femminista” Solo sí es sí che ha prodotto un migliaio di riduzioni di pena e scarcerazioni di stupratori e autori di abusi sessuali. Lo stesso Sánchez in campagna elettorale ha preso le distanze dalla sua ex ministra.
Non è andata meglio nel Regno Unito a Jeremy Corbyn, che dopo aver entusiasmato la base di sinistra proponendo tasse e nazionalizzazioni, ha portato il Labour a sconfitte epocali e ora Keir Starmer non vuole più ricandidarlo. A lungo in Italia, in circoli editoriali e intellettuali, è stata portata avanti la tesi che il Pd – corrotto dal liberalismo e dall’establishment – dovesse ritrovare la sua vera anima di sinistra e popolare seguendo il modello movimentista, radicale e pacifista (non è un caso che Tsipras, Podemos e Corbyn siano tutti contro il sostegno militare all’Ucraina). E qualcuno ci crede ancora.
Elly Schlein, che per inclinazione ed esperienza (Occupy Pd) è vicina a quel modello, farebbe bene a vedere cosa ha prodotto in Grecia, Spagna e Inghilterra. Per il Pd solo una cosa sarebbe più disastrosa del blairismo con dieci anni di ritardo: il corbynismo fuori tempo massimo.
Equilibri istituzionali