L'intervista
“Schlein non ha capito che qui servono i contenuti”, dice De Micheli (Pd)
La sconfitta alle amministrative e la nuova identità del partito da definire. "Dirigenti e militanti, siamo tutti qui per aiutarla: sarebbe un errore chiudersi in una cerchia ristretta”, ci dice l'ex ministra dei Trasporti
Onorevole Paola De Micheli, le amministrative sono andate maluccio.
“Maluccio? Direi che sono andate molto male, malissimo – risponde secca l’ex ministra dei Trasporti –. La mia analisi è breve: abbiamo subìto una netta sconfitta, aggravata dal fatto che il Pd, alle amministrative, ha sempre fatto bene. Anche con Letta segretario, con Zingaretti segretario…”.
E’ tutta colpa del segretario Elly Schlein?
“Non penso che sia tutta colpa di Schlein ma condivido in toto il ‘lodo Ferrara’”.
Lei si riferisce al difetto di “peso” evidenziato, nel suo editoriale, da Giuliano Ferrara.
“Esattamente. Schlein crede che il proprio profilo personale sia sufficiente per alimentare speranze e declinare nuove promesse. Ma senza il ‘peso’, ciò non succede. Schlein non ha capito che la guida del partito, e della sinistra italiana, ha bisogno di peso. Di pragmatismo. Di contenuti. Di proposte concrete agganciate ai problemi reali e urgenti”.
Lei vede il rischio di un partito ridotto a sindacato delle minoranze?
“Schlein rappresenta minoranze identitarie ma il Pd non ha posizioni da minoranza identitaria. Lei ha la propria storia personale ma il Pd ha un’altra storia. Se qualcuno giustifica chi imbratta i monumenti, lo fa a titolo personale ma questa non è la posizione del Pd. Schlein ha alimentato l’idea giornalisticamente allettante della novità per la novità. Tutto è concentrato su di lei ma poi non si vede nessuna scelta, nessuna presa di posizione. Invece il Pd ha il dovere di fare opposizione su ogni atto del governo. Anche sulla gestazione per altri (il cosiddetto ‘utero in affitto’, ndr) Schlein ha espresso una posizione esclusivamente personale. Ma il Pd è un partito, non la promanazione del profilo del leader. Infatti ne cambiamo uno ogni due anni”.
Già prima di Schlein, però, vi accusavano di essere diventati il “partito delle Ztl”.
“Noi siamo un partito che vuole rappresentare la maggioranza degli italiani. Vogliamo il peso del realismo al Nazareno. Dobbiamo uscire dal circolo vizioso che ha avvalorato l’idea, in Italia e in Europa, che le sinistre non si occupino delle ingiustizie”.
Torniamo al Nazareno: come si esce dall’impasse?
“Schlein sappia che tutti noi, dai dirigenti ai militanti, siamo qui per aiutarla. Nessuno vuole mettere in discussione i risultati del congresso. Sarebbe un errore chiudersi in una cerchia ristretta”.
Lo chiamano il “tortellino magico”.
“Da emiliana, non consento a nessuno di criticare i tortellini che hanno una loro sacralità. Il leader migliore è colui che si circonda di persone più capaci di lui. Vale nelle aziende e vale nella politica. Io non nominerei mai un mio fedelissimo come coordinatore della segreteria perché quella persona non oserà mai darmi torto”.
E’ vero che i capilista alle prossime elezioni europee saranno tutte donne? Qualcuno si domanda a chi dovrà far posto il commissario Paolo Gentiloni…
“Nel rispetto della parità di genere che non sempre questo partito ha rispettato, noi dobbiamo candidare le più forti e i più forti. Non importa di che corrente siano: dobbiamo vincere le europee”.
In una delle sue rare esternazioni, Schlein ha rilanciato patrimoniale e tassa di successione.
“Sono parole d’ordine del passato, come se in materia di lavoro parlassimo ancora di Jobs act e non di automazione e intelligenza artificiale. Il mondo è andato avanti, e noi abbiamo la responsabilità di definire l’identità del partito nella contemporaneità. Fino oggi, Schlein non si è assunta questa responsabilità”.
Diranno che lei critica perché è stata sconfitta al congresso.
“Sapevo che non avrei vinto ma sono arrivata fino alla fine per portare avanti queste idee. Il Pd è per me la comunità umana più importante dopo la mia famiglia. Comprendo la tensione di Schlein che deve barcamenarsi tra esigenze opposte: non deludere quanti hanno reso possibile la sua ascesa e, al contempo, tenere unito un grande partito. Ma lei è stata eletta segretaria del Pd, non di Sinistra italiana”.