il retroscena
"Dobbiamo pretendere le dimissioni". Calenda rompe con Renzi sul caso Santanchè
La linea attendista di Italia Viva si scontra con la presa di posizione di Azione. L'intervento in Aula durante l'informativa della ministra è stato affidato a Enrico Borghi. I calendiani sbuffano
Lui, dice, "non ammette timidezze". Perché "in tutto il mondo funziona che per poche righe di una tesi copiata, un ministro si dimette. E dunque, a fronte di quello che sta emergendo sulla Santanchè, come possiamo non chiederle un passo indietro?". Insomma fosse per Carlo Calenda, la linea che il Terzo polo dovrebbe seguire sarebbe chiara. "Dimissioni subito". Lo ha detto durante la riunione del gruppo centrista. E più che dirlo lo ha urlato. E così, a pochi minuti dall'inizio dell'informativa della ministra del Turismo a Palazzo Madama, il gruppo del Terzo polo rischia di spaccarsi.
Perché Matteo Renzi, e con lui buona parte del gruppo, ha scelto una linea attendista. "Prima ascoltiamo cosa ha da dire la Santanchè, poi valutiamo. Ma sempre ribadendo il nostro approccio garantista". Anche perché, è la convinzione dell'ex premier, ciò he indebolisce Santanchè, e dunque Meloni, è il prolungarsi della tensione, il restare sulla graticola. "Attaccare a testa bassa oggi farebbe il suo gioco".
L'intervento in Aula, a nome del gruppo, è stato affidato a Enrico Borghi, ex dem da poco approdato in Iv. E per questo i calendiani sbuffano, lamentano una sorta di bavaglio. "Due interventi non si possono fare, dunque ascolteremo quel che dirà Borghi", spiega Calenda prima di entrare in Aula. "Se quel che dirà non risponderà alle nostre aspettative, non mancheremo di manifestare la nostra posizione", ci dice il leader di Azione.