governare il desiderio
Tutti sappiamo che cosa è successo prima di quella notte a casa La Russa
Pensiamo di risolvere il problema con la dissipazione dell’istinto. Razionale? No. Dietro la limitazione della libido attraverso il consenso devono esserci altre limitazioni di cui nessuno vuole sentire parlare
Tutti dicono, luogo comune nel quale si esprime bene la bêtise contemporanea ed eterna, che non sanno che cosa sia successo in casa La Russa a Milano la sera del 18 maggio. Invece è intuitivo, tutti sanno quello che fingono ipocritamente di non sapere. Ragazzi sui vent’anni, anche tre per l’occasione, due maschi e una femmina, in camera da letto tendono a fare le meglio o le peggio cose, a seconda dei punti di vista morali o immoralisti, magari con l’aiuto di alcol e droghe. Il contenimento o la sublimazione della libido hanno un sentore di corteggiamento, di fidanzamento, di matrimonio, di procreazione, di cavalleria, di malizia, di pudore, di uso sensato del linguaggio e del tempo di vita e relazione, di rispetto, di educazione del desiderio, perfino il libertinaggio ebbe le sue regole che la vita di discoteca spesso ignora, sono tutte cose che latitano nel nostro grado di civilizzazione. Questo però non interessa alcuno.
Ci si concentra sul consenso, sulla dignità inviolabile del corpo e della coscienza della persona, della donna percepita come potenziale oggetto di concupiscenza sessuale. E’ giusto, rispetto alla violenza come reato contro la stirpe o la morale è un gigantesco e benedetto progresso civile e umano e femminile da salvaguardare. Non è l’unico progresso, però, ce ne sono altri di progressi, che appartengono anche alla tradizione e ai pregiudizi più sani, progressi che assomigliano tremendamente a regressi.
Dietro la limitazione della libido attraverso il consenso devono esserci altre limitazioni di cui nessuno vuole sentire parlare. L’elemento voluttuoso implicato dal desiderio amoroso e dall’impulso sessuale ha di per sé natura conflittuale. Per Lucrezio, che della natura delle cose ne sapeva abbastanza, gli amanti si avvinghiano, si mordono, si lacerano, l’amore è fatto di rabbia, frenesia, avidità, insoddisfazione, “gli amanti cercano di capire che cosa vogliono davvero, ma non riescono a trovare un rimedio per questo tormento. Sono sgomenti. E si consumano così, nella loro ferita segreta, usque adeo incerti tabescunt vulnere caeco” (traduzione di Milo De Angelis). Trovare il modo di contenere, incanalare, regolare, governare il desiderio è stata la più alta creazione della storia dell’umanità, dalla religione al diritto alla psicoanalisi e alla psicologia analitica. Oggi pensiamo di risolvere il problema con la più debordante dissipazione dell’istinto, sancita da una visione del mondo desiderante, mettendo al termine del processo, quando comincia la notte dell’amore, il crisma evangelico e legale del consenso, del sì sì, no no.
È razionale tutto questo? A me pare di no. Cominciamo con il dire che i contraccettivi sono scelte consapevoli e discutibili, non elargizioni delle macchinette per gli adolescenti nelle scuole; con il fissare regole diverse dalla libera interruzione della gravidanza per le adolescenti senza il consenso della famiglia; rivalutiamo la Cavalleria medievale e Beatrice, che non è una creatura di Dolce & Gabbana; difendiamo lo spazio del matrimonio come sacramento religioso o laico; non so, forse è impossibile, ma bisognerebbe fare qualcosa prima di fissare astrattamente la pretesa di limitare con la sola clausola del consenso la guerra dei sessi e dell’amore, chiamando in causa un diritto simile all’ordalia o alla gogna. Tutti intuiamo che cosa è successo a casa La Russa, e tutti sappiamo, senza volercelo confessare, che cosa è successo prima di quella notte.