Mal d'ong

"Con Open Arms non collaboriamo. Il loro intervento? Un caso isolato". Parla Molteni

Gianluca De Rosa

Il sottosegretario leghista al Viminale dopo gli interventi dell'ong su richiesta della Guardia costiera: "Non legittimeremo mai chi, finanziato da soggetti stranieri, cerca di fare ricerca e soccorso in modo autonomo"

“Non arretro di un millimetro, noi con Open Arms non collaboriamo”. A parlare è  Nicola Molteni, sottosegretario della Lega al ministero dell’Interno, uomo dell’ex leader dei “porti chiusi” Matteo Salvini al Viminale, dopo che, come raccontato da questo giornale, lo scorso 6 luglio la Guardia costiera italiana ha chiesto non una, ma ben sei volte all’ong Open Arms di effettuare salvataggi in mare.  Governo e Lega hanno dunque riabilitato le ong? “Assolutamente no”, ci ferma subito Molteni. “Non legittimo quello che fanno, non si può delegare a un soggetto straniero finanziato da  stranieri,  il soccorso in mare lo devono fare le autorità italiane: Capitaneria di porto e Guardi Costiera”, dice il sottosegretario.


 “E’ lo stato – continua Molteni – che coordina il soccorso, noi ci prendiamo la responsabilità e l’onore di farlo senza delegare questo compito a nessuno”. E però  questa volta sembra sia accaduto proprio questo: il Comando generale delle capitanerie di porto di Roma ha chiesto ben sei interventi a Open Arms. “E’ successa una cosa che non è e non sarà una regola – premette il leghista – dal centro devono aver visto che la nave di Open Arms era lì e devono aver ritenuto più opportuno chiedere a loro. Solo per questo, altrimenti sarebbe intervenuta la Guardia costiera o la Guardia di finanza, ma è solo un caso, è la seconda, massimo la terza volta che succede una cosa del genere, le ong non possono fare interventi sistematici, lo garantisco”. Sembra comunque paradossale: il governo che ha limitato le ong – i più critici dicono “il governo che le ha criminalizzate” – poi si trova a chiedere aiuto a Open Arms, l’ong che a Matteo Salvini è costata un processo penale per omissione d’atti d’ufficio e sequestro di persona. “Non c’è nulla di paradossale – dice il sottosegretario – prima del nostro decreto le ong intervenivano in maniera autonoma e non coordinata in palese contrasto con le convenzioni internazionali e le regole di gestione delle aree Sar, mentre in questo caso Open Arms ha effettuato un soccorso multiplo sotto il coordinamento della Capitaneria di porto”. Quindi quando rispettano le regole alla fine le ong sono utili? “Di nuovo no – risponde subito Molteni – perché le ong  non sono di passaggio nel Mediterraneo, ma  cercano di fare soccorso in modo autonomo e non coordinato facendo da pull factor all’arrivo degli immigrati. In questi due casi hanno rispettato le regole, ma sono molte di più le sanzioni che sono state fatte da quando c’è il nostro codice di condotta, mancato  rispetto del porto assegnato, soccorso non coordinato... si è arrivati anche al fermo amministrativo dell’imbarcazione, come alcuni giorni fa con l’Ocean Viking”.

E però il fatto che serva chiedere aiuto anche a loro segnala un fatto: gli sbarchi sono tantissimi, numeri che non si vedevano da anni. “Io – dice Molteni – non mi nascondo dietro un dito la situazione degli sbarchi è grave: 74 mila arrivi nel 2023 sono davvero troppi, ci sono già 130 mila persone nel nostro sistema di accoglienza che non è in grado di sostenere questo peso. Guardando i dati si vede subito qual è il problema: la Tunisia. Ben 42 mila persone vengono da lì, rispetto alle 6 mila dello scorso anno. La presidente Meloni fino a oggi è stata brava: ha rovesciato la prospettiva e convinto tutti in Ue che il problema sono le frontiere esterne e non i movimenti secondari,  ha portato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il premier olandese Mark Rutte a Tunisi. Adesso però serve fare in fretta: firmare il memorandum per dare alla Tunisia 900 milioni e fare pressioni sul Fondo monetario internazionale perché rilasci il suo prestito da 1,9 miliardi. Il tracollo economico della Tunisia sarà un problema gigante non solo per l’Italia ma per l’intera Ue, l’Europa su questa partita si gioca la sua credibilità, ora è tutto sulle spalle dell’Italia rischia una frattura sociale sui territori”.  Ma intanto gli sbarchi aumentano, se anche la Guardia costiera è costretta a chiedere aiuto alle ong forse intanto serve far qualcosa per la ricerca e soccorso... Oggi (ieri per chi legge, ndr) il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per chiedere una missione di ricerca e soccorso europea. “Se la risposta dell’Europa è una nuova Mare nostrum – dice Molteni – è un disastro totale. Avrebbe un solo risultato: moltiplicare le partenze e rendere l’Italia un hotspot, una scelta scellerata contro il nostro paese”.