L'editoriale del direttore
Opposizione, sveglia! Non si batte più Meloni con il modello 25 aprile
Giorgia Meloni è cambiata: ripasso dei molti casi per cui se la Meloni di ieri all’opposizione vedesse la Meloni di governo di oggi avrebbe buone ragioni per chiedere urgentemente le sue dimissioni. Ecco perché è ora che cambi anche il paradigma dell’opposizione
Di fronte a un governo che porta avanti molti progetti che l’attuale opposizione aveva avallato quando si trovava al governo, fare opposizione non è semplice e agli avversari di Giorgia Meloni, per questa ragione, oggi andrebbe espressa molta solidarietà. Per dirne solo una, ma gli esempi potrebbero essere infiniti: come si fa a contrastare una delega fiscale che è identica a quella che aveva fatto l’attuale opposizione ai tempi di Draghi? Succede così che per cercare una qualche opposizione capace di incidere con forza sulla traiettoria della maggioranza di governo sia necessario andare a ficcare il naso più tra i banchi della maggioranza che tra quelli dell’opposizione. L’opposizione messa in campo in questi mesi da Salvini, è una di queste, naturalmente, e non c’è dubbio che la postura assunta dal sabotator cortese (copyright di Salvatore Merlo) sia lì per far male alla sua gemella del gol. Quando Meloni fa l’europeista, Salvini è pronto a ergersi a custode unico del sovranismo smarrito. Quando i politici più legati alla Meloni mostrano tratti di estremismo, Salvini è pronto a ergersi a custode unico del moderatismo smarrito.
Accanto all’oppositor cortese, però, vi è un’altra forma di opposizione latente, carsica, più subdola. Un’opposizione implicita, per così dire, che coincide con il volto di Giorgia Meloni. Stiamo dicendo che Meloni è la peggior nemica di sé stessa? No, ovviamente. Stiamo dicendo che se la Meloni dell’opposizione vedesse la Meloni di governo avrebbe buone ragioni per chiedere urgentemente le sue dimissioni.
Un piccolo ripasso può essere utile. Per ragionare e strappare un sorriso.
Agosto 2022: “Il presidente Draghi smentisca l’ipotesi di un’accelerazione del processo di vendita di Ita a Lufthansa. E’ un argomento del quale si sta parlando molto sui media e che ci fa letteralmente sobbalzare” (il governo Draghi scelse di affidare poi le chiavi di Ita a una cordata guidata da Air France, il governo Meloni venderà definitivamente Ita a Lufthansa).
Giugno 2022: “Il patto europeo sui migranti e sull’asilo? Vogliamo sapere i dettagli, non sentire slogan: a fronte dei continui sbarchi sulle nostre coste non ci possiamo permettere alcuna beffa. Non vorremmo trovarci di fronte all’ennesima presa in giro nei confronti della nostra Nazione su questo tema così delicato” (un anno dopo, nel giugno del 2023, il governo Meloni ha detto di sì a quello stesso accordo, in Europa).
Settembre 2021: “Il governo italiano chiede quattro voti di fiducia in 48 ore. Il Parlamento mortificato, l’opposizione non è in grado e non può dire la sua: una deriva davvero preoccupante per la nostra democrazia” (nei suoi primi 70 giorni, il governo Meloni ha posto la questione di fiducia su quattro provvedimenti, un numero più alto rispetto a quanto fatto nello stesso periodo di tempo dai suoi predecessori). Agosto 2021: “Da gennaio ad agosto oltre 35 mila arrivi illegali rispetto ai circa 5 mila dello stesso periodo del 2019, numeri che certificano l’inadeguatezza di Lamorgese e la sua incapacità nel fermare gli sbarchi. Oltre alle dimissioni del ministro dell’Interno, la soluzione era e resta il blocco navale immediato” (da gennaio a luglio di quest’anno gli arrivi sono stati il doppio dell’epoca, di quando Meloni chiedeva a Lamorgese di dimettersi, ma oggi l’idea che le colpe degli sbarchi siano attribuibili al pull factor del governo in carica non va più di moda, per fortuna).
Luglio 2021: “L’Italia è diventata la Nazione degli obblighi e delle coercizioni. Con l’accondiscendenza silente di tutta la maggioranza, da oggi è entrato in vigore l’ennesimo obbligo per le micro e piccole imprese: tutti sono obbligati ad avere il Pos, ovvero a versare alle banche l’ennesimo obolo, tra costo del dispositivo e commissioni. Tutto a carico delle imprese, che ovviamente saranno costrette a ribaltare il costo sui clienti. Gli unici a guadagnarci sono i gestori della moneta elettronica, che possono contare su uno stato che obbliga il suo tessuto produttivo a far uso dei loro servizi, senza nemmeno chiedere di azzerare le commissioni. Semplicemente vergognoso” (un anno dopo, il governo Meloni estenderà l’obbligo di utilizzo del Pos anche ai tabaccai).
Gennaio 2020: “Non bastavano la fattura elettronica, i nuovi limiti al denaro contante e lo stato spione che monitora ogni tuo singolo movimento: gli ultimi due governi ci hanno regalato quest’altra follia dello scontrino elettronico” (nella delega fiscale, come segnalato dall’onorevole Luigi Marattin, il governo ha proposto l’abolizione del ruolo e della cartella, così che la riscossione sia più veloce: un passaggio in meno per un evasore che vuole rimandare; e l’automazione delle procedure di pignoramento dei rapporti finanziari: un principio di delega che consente – se attuato – di andare velocemente a prendere i soldi dai conti correnti degli evasori).
Maggio 2019: “Tasse scandalose sul carburante: le accise e l’Iva pesano per poco meno del 70 per cento del costo totale. Pressione fiscale che compromette tutta la nostra economia. Ma rischiamo un ulteriore aumento con le clausole di salvaguardia inserite dal governo nella legge di Bilancio. Niente scherzi! Gli aumenti previsti vanno bloccati e le accise esistenti vanno progressivamente abolite” (una volta arrivata al governo, Meloni ha scelto giustamente di non toccare le accise). Dicembre 2018: “Macron è un irresponsabile, un cinico, è alla guida di un paese vomitevole che sfrutta l’Africa stampando moneta per quattordici nazioni africane sulle quali applica il signoraggio” (pochi anni dopo Meloni renderà omaggio a Macron all’Eliseo, affermando di essere pronta a lavorare felicemente con la Francia “a difesa dell’interesse nazionale dei propri paesi e della sovranità strategica dell’euro”).
Novembre 2018: “In molti sono convinti che con la fatturazione elettronica si abbatterà l’evasione fiscale, ma questa è un’utopia smentita dalla stessa Agenzia delle entrate. La E-Fattura non è nient’altro che un inasprimento della burocrazia, che si traduce nell’ennesimo onere a carico delle nostre imprese già tartassate da uno stato inquisitore” (nel 2023, Meloni, al governo, confermerà come capo dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, inventore della E-Fattura).
Febbraio 2017: “Il Ceta, il trattato di libero scambio tra Unione europea e Canada, è una porcata contro i bisogni dei popoli e Fratelli d’Italia si batterà in Italia contro tale ratifica” (oggi il governo Meloni si sta battendo per la sua ratifica).
Giugno 2017: “Gentiloni peggio di Tafazzi: va in Consiglio europeo e vota sì al rinnovo delle sanzioni alla Russia. Complimenti: un’altra bella batosta per le imprese italiane e per l’economia nazionale, che ha già perso miliardi di euro per questa scellerata scelta. Prima ci liberiamo di questo governo di servi e nemici dell’Italia e meglio è” (oggi il partito di Meloni è il più convinto sostenitore delle sanzioni contro la Russia).
Aprile 2016: “Domani andrò a votare al referendum sulle trivelle e voterò sì. Rivolgo un appello ai cittadini: non fate passare sottotraccia un referendum molto importante per la qualità del nostro ambiente e la difesa del nostro mare” (oggi il governo Meloni, in continuità con quanto fatto dal governo Draghi, ha ripreso a trivellare l’Adriatico).
Questo piccolo e non esaustivo elenco non è lì però a segnalare la presenza di una grave incoerenza di Meloni (semmai è il contrario: le incoerenze di Meloni sono un problema per i suoi follower ma sono un bene per l’Italia). Ma è lì a evidenziare un problema ulteriore per il centrosinistra: se l’elemento più rappresentativo della traiettoria meloniana è quello legato alle sue incoerenze, cioè all’essere molto diversa rispetto alla Meloni della campagna elettorale, ha davvero senso per gli avversari di Meloni costruire un’opposizione come se la Meloni del 2023 fosse la stessa di qualche anno fa? Ripercorrere le contraddizioni di Meloni è utile per ricordare la quantità di fesserie notevoli raccontate in questi anni dai sovranisti ma è anche utile per mostrare all’opposizione, almeno per quella che si trova non nella maggioranza, che se il nemico cambia, e cambia velocemente, non cambiare paradigma, per affrontare quel nemico, significa scegliere di gareggiare in una competizione che semplicemente non esiste più. Svegliarsi, ricostruire, riposizionarsi. All’opposizione, più che una linea, serve creatività, inventiva, originalità. E serve capire che combattere Meloni con il modello 25 aprile significa aver scelto di fare l’opposto di quello che ha fatto Meloni: non cambiare e restare ancorati a un passato che non c’è più.