l'intervista
Cercasi realismo al governo. Intervista ad Antonio Tajani
“Il fisco? Niente condoni. L’Europa? Le Pen e Afd sono indegeribili. Forza Italia? Noi leali, non compiacenti. La giustizia? Basta processo mediatico. La Bossi-Fini? Sì, si può cambiare". Chiacchierata a ruota libera con il ministro degli Esteri
Sul fisco un distinguo: “Siamo sempre stati favorevoli a una pace fiscale e sono ben lieto che la Lega scelga di seguirci su questo piano, ma Forza Italia è contro qualsiasi tipo di condono”. Sulla giustizia nessun dubbio: “Noi stiamo con Nordio. Sia con il Nordio ministro che con il Nordio giurista”. Sulle intercettazioni poche sfumature: “Le indagini devono diventare segrete fino all’udienza preliminare: un’intercettazione penalmente irrilevante che non arriva sui giornali non è una sconfitta della libertà di stampa ma è una vittoria per la tutela dello stato di diritto”. Sull’immigrazione molto orgoglio: “Seguire l’approccio europeista significa fare i conti con la realtà e seguire la realtà produrrà risultati importanti”. Sulla demografia un invito: “La proposta del mio collega Giancarlo Giorgetti, tasse azzerate, o quasi, per i genitori che fanno almeno due figli, come idea per fronteggiare il drammatico calo della natalità, è un’idea che merita di essere coltivata: garantire la libertà ai giovani di poter fare figli è un dovere morale per chi ha a cuore il tema”. Sulla guerra una consapevolezza: “Il caos sul grano è l’ennesima dimostrazione del fatto che Vladimir Putin si è infilato in una strada da cui non riesce a uscire e continuo a pensare che l’unica potenza che oggi può avere la forza di spingere Putin verso una traiettoria diversa rispetto a quella presente è la Cina e su questo fronte qualcosa è lecito aspettarsi”. Sul proprio partito, Forza Italia, una convinzione: “Noi siamo leali, ma non compiacenti. La compiacenza è una forma di sudditanza psicologica. La lealtà, una forma di amicizia. Lei preferisce un amico o un adulatore?”.
Antonio Tajani ci riceve al terzo piano di Palazzo Chigi. Ufficio da vicepremier. Tre metri per dieci metri. Due tavoli, un computer, una poltrona, un plico di dossier custoditi in una cartellina color panna. Sulla parete, bianca, solo una foto di Sergio Mattarella. Antonio Tajani è segretario di Forza Italia, ministro degli Esteri, vicepresidente del Consiglio, vicepresidente del Partito popolare europeo. E in questa piccola chiacchierata con il Foglio ragiona a 360 gradi. Con risposte brevi. Con qualche elenco. Con qualche sorpresa. Sull’Italia, sul governo, sull’economia, sull’Europa, sulla giustizia, sull’immigrazione. Tajani dice di essere soddisfatto per l’accordo raggiunto dall’Unione europea in Tunisia. Ci sono molti se, molti ma, molti paletti ma la direzione, dice, “è quella giusta”. Motivo: “L’Europa, anche quando si parla di migranti, non è un avversario di cui diffidare ma è un alleato con cui creare protezione”.
Sull’immigrazione, poi, Tajani fa un passo in avanti e risponde in modo non scontato a due domande ulteriori. Il primo tema riguarda il rapporto con una legge che il governo potrebbe presto cambiare. Venerdì scorso, in modo inaspettato, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha detto, a un evento organizzato da Fratelli d’Italia a Roma, quanto segue: “La Bossi-Fini altro non è stata che un’operazione normativa di riforma di una legge che si chiama Turco-Napolitano che prevedeva gli stessi capisaldi. La Bossi-Fini si distinse, tra l’altro, per la più grande sanatoria della storia, e proprio in base a quell’esperienza si è rivelata inefficace e ha indotto chi è venuto dopo, come noi, a lavorare per creare canali d’ingresso regolari”. Chiediamo allora a Tajani se è d’accordo e il vicepremier dice di sì: “Le leggi non sono eterne. Si possono migliorare. E se c’è una legge che si può migliorare, questo governo proverà a farlo”. Il secondo tema riguarda invece il rapporto con le ong. Sulle ong, facciamo notare a Tajani, che in seguito al decreto Cutro il governo ha collaborato spesso con le organizzazioni non governative presenti nel Mediterraneo, per salvare migranti, e tra le organizzazioni con cui il governo ha collaborato vi è anche Open Arms, la famosa ong che ha mandato a processo Salvini.
Tajani non ha imbarazzi e rivendica l’azione del governo: “Il governo non è nemico delle ong. Dare delle regole significa stabilire dei paletti sui comportamenti. Con il decreto Cutro lo abbiamo fatto. Se dai delle regole e le regole vengono rispettate, si può collaborare. Se le ong rispettano quelle regole è un passo in avanti per tutti. E’ quello che andrebbe fatto anche sulla giustizia”. In che senso, ministro? “Occorre creare nuove regole per rafforzare il nostro stato di diritto. Penso alla separazione delle carriere. Penso alle norme che regolano le intercettazioni. L’immagine perfetta per descrivere cosa dovrebbe essere la giustizia è quella della bilancia. I due piatti, l’accusa e la difesa, dovrebbero essere sullo stesso piano. E al centro dovrebbe esserci un giudice imparziale, non schiacciato su un piatto o sull’altro. La separazione delle carriere a questo servirà. A dare maggiore indipendenza al giudice – e sapeste quanti giudici conosco che chiedono al governo di andare avanti su questa strada. E a dare maggiori garanzie al cittadino – e avere un sistema giudiziario dove il peso che viene dato all’accusa è superiore a quello dato alla difesa è un problema enorme”. E qui, dice Tajani, c’entrano anche le intercettazioni. “Le intercettazioni, penso a quelle irrilevanti, sono un ingrediente del processo mediatico. Il processo mediatico trasforma in colpevoli fino a prova contraria chiunque finisca all’interno di quel meccanismo. Smettere di alimentare questa deriva è un modo per onorare la nostra Costituzione”. Ma il giornalista che pubblica un’intercettazione irrilevante fa bene o no il suo lavoro? “Prima ancora del giornalista, il problema è chi sceglie di trascrivere un’intercettazione irrilevante. Ma qui, ovvio, c’è anche un tema di deontologia: se un’intercettazione è palesemente calunniosa, la deontologia di un giornalista dovrebbe suggerire di non pubblicare quell’intercettazione. Il mestiere del cronista è cruciale per il nostro paese. Non si può diventare una buca delle lettere. Per questo senso la riforma Nordio va nella giusta direzione: avere indagini segrete fino alla richiesta di rinvio a giudizio significa fare un passo verso una stagione in cui non basta un’accusa per essere considerati colpevoli fino a prova contraria”. Ma il ministro Nordio – pensiamo al tema del concorso esterno – fa bene a parlare anche di argomenti che non riguardano l’attività di governo? “Non vedo nessuno scandalo nell’avere un ministro che mette a disposizione degli interlocutori la sua conoscenza oltre che la sua professionalità. So che viviamo nella società degli screenshot, dove ogni cosa può essere decontestualizzata e utilizzata dunque fuori contesto per generare polemiche, ma le attenzioni critiche ricevute da Nordio mi sembrano strumentali”. Sono state decontestualizzate anche le sue parole sull’AfD e sulla Le Pen o quello che abbiamo letto su questo tema corrisponde al suo pensiero? “Vorrei essere chiaro su questo punto. L’Europa non è l’Italia. Avere in Europa, dopo le prossime elezioni, una maggioranza che rispecchi fedelmente gli equilibri che ci sono nel nostro paese è contro i numeri e anche contro la realtà”. La realtà? “Sì. E’ non è reale pensare che ci sia qualcuno in Europa, compreso il centrodestra, che possa governare un giorno con la Le Pen o con l’AfD. E se si vuole evitare che la prossima maggioranza europea sia dominata dai socialisti penso possa essere utile ragionare su uno scenario simile a quello che anni fa mi portò a essere presidente del Parlamento europeo: unire conservatori e liberali. Non si tratta di fare polemiche. Si tratta di osservare i fatti”. Serve ricordarle che il partito di Le Pen e quello dell’AfD sono partiti alleati in Europa con il partito del suo collega vicepremier Matteo Salvini? “Non vedo un problema in Europa con Salvini, e con la Lega. Anzi. Vedo un problema con l’AfD e con Le Pen”. Vede altri problemi in Europa? “Sì”. Per esempio? “Sulla Bce ho qualche preoccupazione”. Ancora? “Sì. Nei confronti della Bce abbiamo grande rispetto e ne ribadiamo l’indipendenza ma è anche lecito fare osservazioni. Sulle scelte fatte sulla lotta all’inflazione, che proviene dal costo delle materie prime laddove negli Stati Uniti invece proviene da una situazione economica molto favorevole, penso vi sia un problema sottovalutato. Non sono sicuro che l’azione della Bce stia avendo un effetto positivo sull’economia. Ho paura che possa spaventare i cittadini, far diminuire i consumi, disincentivare gli investimenti. Lo dico da europeista, con rispetto assoluto, ma è un tema che non possiamo non affrontare”. Ha detto di essere leale ma non compiacente. Possiamo affermare che essere leali significa anche dire che il governo su molte questioni fatica a trovare un’armonia mostrando spesso grandi limiti e passi incerti? “Si può sempre migliorare. Si può fare meglio. Ma nel governo c’è dialogo. C’è confronto. C’è collaborazione tra i ministri. Quelli di Forza Italia sono costruttivi e collaborativi”. E gli altri? “Tra i ministri c’è un ottimo rapporto. Le sintesi non sono difficili. Ma io rispondo in primis dei ministri di Forza Italia. E a proposito di Forza Italia le devo dire che quando gli altri partiti si avvicinano alle nostre idee non sono preoccupato per noi ma sono felice per il governo: essere ancorati alla realtà è un valore aggiunto e sono certo che gli elettori lo capiranno”.