Oltre al Memorandum Ue-Tunisia
Sull'immigrazione i sindaci e gli amministratori del Pd chiedono concretezza
Parlano Matteo Biffoni, sindaco pd di Prato, e Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria di Elly Schlein e consigliere regionale in Lombardia
C’è la firma del Memorandum tra Ue e Tunisia, con i 105 milioni pronti per la lotta agli scafisti e la fotografia dell’accordo (con il presidente tunisino Kaïs Sayed, la presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen, la premier italiana Giorgia Meloni e il premier olandese Mark Rutte). Ma ci sono anche gli anni di dibattito sull’immigrazione in Italia, paese di primo approdo dove spesso lo scambio di vedute è ideologico su fronti contrapposti. Accogliere, non accogliere, chiudere i porti, aprire, includere, arginare, contingentare. Poi però, sul territorio, al di là del lessico, restano sindaci e presidenti di regione, alle prese con centri stracolmi e problemi irrisolti. Sindaci e governatori che, non a caso, hanno sollecitato, in questi anni, una risposta non sloganistica presso governi di ogni colore. E c’è chi, come il sindaco pd di Prato Matteo Biffoni, delegato Anci per l’immigrazione e primo cittadino in un comune che il tema lo affronta dalla prima linea, da tempo chiede un’azione che prescinda dalle “promesse da campagna elettorale”.
“Il sistema è saturo”, dice Biffoni al Foglio, “ed è come se si stesse rincorrendo un’eterna emergenza che non c’è, mettendo soltanto toppe. Ma non ha senso inquadrare questo problema in un sistema emergenziale. Ed è dal 2015 che a governi tecnici, di sinistra e ora di destra, diciamo sempre la stessa cosa: non si può fare finta di non vedere che i territori non riescono più a fare fronte. In molti centri le persone fisicamente non ci stanno più. E’ come se fossimo al centro di una tempesta perfetta e sono state promesse cose insostenibili”. I sindaci, dice Biffoni, “chiedono che il sistema emergenziale si trasformi in sistema strutturale, e per fare questo ci vogliono soldi e risorse”. Sempre Biffoni, dopo la tragedia di Cutro, aveva sollevato il tema dei minori non accompagnati, auspicando “un ampliamento della capienza della rete Sai (Sistema Accoglienza Integrazione), “con immediata riattivazione delle sedi di concertazione inter-istituzionale”. Oggi, a Prato, dice Biffoni, “c’è un ventitrè per cento di cittadini stranieri, per centoventi nazionalità diverse. Gli interventi dovrebbero riguardare scuole e mediazione culturale. Da anni si sente invece parlare solo di sbarchi: ma dove le mettiamo queste persone? E in che modo dovranno impiegarsi in un’attività lavorativa o di studio? Capisco i silenzi e gli imbarazzi, da due parti, perché l’argomento è incandescente. Ma a un certo punto bisogna prendere una strada, senza far calare decisioni dall’altro. Noi sindaci ce la stiamo mettendo tutta; speriamo di essere ascoltati”.
Pierfrancesco Majorino, responsabile delle Politiche migratorie nella segreteria pd schleiniana e consigliere regionale in Lombardia, dice di “non avere una buona opinione del Memorandum Ue-Tunisia”. Teme “una Libia 2”: “Abbiamo già commesso errori in passato, pur mossi dalle migliori intenzioni, ai tempi di Marco Minniti”, dice Majorino. “E oggi le città non possono essere lasciate a loro stesse. La cosa più urgente, a mio avviso, è favorire un lavoro di concertazione con le amministrazioni locali, basato sull’accoglienza diffusa, con investimenti per le fasce più vulnerabili, a partire dai minori non accompagnati. Accoglienza non può voler dire chiudere una persona in un posto e stop”.