L'intervista

"Con il salario minimo per legge aumenta il lavoro nero". Parla Sbarra

Gianluca De Rosa

Il segretario della Cisl ribadisce la sua posizione: "L'autorità salariale deve restare alle libere relazioni industriali, non può essere affidata alla politica".  E a 30 anni dai protocolli Ciampi fa una proposta a Meloni: "Ripartiamo da quell'accordo e rinnoviamo i contratti collettivi contro il carovita"

"Se il salario minimo si fa con i contratti, la Cisl dice di sì. Serve, e anche subito, ma fissare una quota minima direttamente per legge porta soltanto a un’esplosione del sommerso nella fascia del lavoro povero e, in quello medio, a una spinta verso il basso della dinamica retributiva, con l’uscita dall’applicazione dei contratti di tante aziende”. Il segretario della Cisl Luigi Sbarra non ha cambiato idea: il salario minimo per legge non gli piace. Eppure è la formula magica delle opposizioni. Ha unito Elly Schlien, Giuseppe Conte e persino Carlo Calenda.


E’ facile, comprensibile, perfetto strumento di battaglia politica: 9 euro l’ora. Piace, dicono i sondaggi,  a oltre il 70 per cento degli italiani. Formulato per non disincentivare i contratti collettivi (che in Italia coprono oltre l’80 per cento dei rapporti di lavoro) alla fine ha convinto i segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Pierpaiolo Bombardieri, solo Sbarra rimane contrario. Non sarà troppo ostinato? “No – ci dice lui – semplicemente difendo un principio: l’autorità salariale deve restare alle libere relazioni industriali, non può essere affidata alla politica. La soluzione per fare il salario minimo rispettando questo principio è a portata di mano: si prenda a riferimento il trattamento economico complessivo dei contratti più applicati nei vari settori e lo si faccia valere per i comparti affini non coperti o dove proliferano i contratti pirata”. A proposito, il suo collega Bombardieri le ha fatto nelle scorse settimane un’accusa gravissima, ha detto questo: “La maggior parte dei contratti firmati da Cgil, Cisl, Uil sono sopra la soglia del salario minimo, ma ci sono contratti pirata firmati anche da sindacati gialli che dialogano molto bene con Sbarra”. E’ colluso con chi permette lo sfruttamento dei lavoratori? “Ho già replicato a tono a Bombardieri (‘E’ farneticante…ha ridotto la Uil a un ruolo gregario ad altri sindacati’, ndr) e non voglio rinfocolare una polemica stupida e  che non serve a nessuno”, risponde il segretario della Cisl. “I contratti pirata vanno contrastati con forza, ma la loro effettiva applicazione è estremamente limitata. In ogni caso la soluzione c’è: prendere i dati in possesso di Inps e Cnel per mappare gli accordi prevalenti, anche obbligando le aziende a stampare sulla busta paga il codice del contratto applicato. Daremmo un riferimento solido sia alla magistratura del lavoro, sia agli ispettori”. 


Intanto ricorrono proprio domenica i 30 anni dai protocolli Ciampi del ‘93 sulla “politica dei redditi”, ma se oggi si parla di salario minimo è anche perché da allora le buste paga in Italia non sono più cresciute. La concertazione governo-parti sociali non ha funzionato? “Quel ‘patto’ voluto fortemente dalla Cisl – dice Sbarra – salvò il Paese dalla bancarotta, garantì  il potere d’acquisto, consentì le riforme e l’ingresso dell’Italia nella moneta unica europea. Doveva essere l’inizio di un percorso che fu invece bruscamente interrotto dal ventennio della disintermediazione politica e di un bipolarismo inconcludente. Anni in cui avremmo dovuto fare le riforme e gli investimenti necessari a rilanciare la crescita, a ridurre la pressione fiscale, ad aumentare e redistribuire la produttività, a cambiare la composizione di un sistema produttivo frammentato, a costruire modelli partecipativi e a sviluppare la contrattazione decentrata aziendale e territoriale… Invece niente, il Paese è rimasto fermo. Oggi dovremmo ripartire da quell’accordo puntando su obiettivi diversi. Allora era necessario freddare l’arroventarsi della spirale prezzi-salari, oggi il traguardo è per certi versi opposto: fermare l’inflazione ‘da offerta’ legata al carovita nei beni essenziali ed energetici. La via per elevare salari passa per il rinnovo di tutti i contratti pubblici e privati e l’incentivazione-defiscalizzazione della contrattazione di secondo livello; inoltre, serve una riforma fiscale redistributiva che sposti il prelievo dai redditi agli extraprofitti e alle rendite finanziarie e immobiliari, e va dichiarata una guerra  all’evasione fiscale”.

A proposito di questo, come giudica la delega fiscale del governo? “Apprezziamo quello che sembra un ripensamento sulla flat tax incrementale, ma servono strumenti più redistributivi a sostegno dei redditi da lavoro”, dice Sbarra prima di partire con un lungo elenco: conferma del taglio del cuneo “che deve essere strutturale”, detassazione a scaglioni delle tredicesime, azzeramento del prelievo fiscale sui frutti della contrattazione di secondo livello. Ma il governo Meloni ascolta i sindacati? “Le dichiarazioni – dice il segretario della Cisl – vanno in questo senso, ma i conti si fanno alla fine. Per ora rileviamo che si è aperta una fase nuova con diversi tavoli di confronto su riforme istituzionali, politiche industriali, salute e sicurezza, sanità. È importante che la partita del fisco entri in questo cantiere. Esistono tutte le condizioni per negoziare un grande patto sociale su investimenti, Pnrr, produttività, riduzione delle tasse sul lavoro, rinnovo dei contratti”.Intanto la vostra richiesta arriva sull’allarme caldo. “Bisogna fare presto e  proteggere i lavoratori più esposti. E’ urgente un’intesa tra governo e parti sociali per arrivare a un decreto  nel solco dei protocolli sulla sicurezza attivati durante il Covid, con Cig a anche sotto i 35 gradi, rimodulazione degli orari, rotazione del persone,  pause adeguate, e utilizzo dello smart working.  Bene le ordinanze di alcune Regioni che hanno fermato le attività a rischio nelle fasce orarie dalle 12 alle 16”.
 

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