Mef
Giorgetti spinge Franco alla Bei e blinda il Ragioniere Mazzotta
L'asse speciale tra Italia e Germania, l'idea di Turicchi per il dopo Scannapieco. Il decreto per lo scorporo del Tesoro all'esame di Palazzo Chigi. Sul Ragioniere: "L'ho confermato io"
Vuole Daniele Franco alla Bei (la Cdp europea) mentre alla guida di quella italiana ha un nome nella testa. Sul ragioniere dello stato, Biagio Mazzotta, non c’è mai stata discussione. Dice: “L’ho confermato io. Vado avanti con la mia squadra. Ne sono orgoglioso”. Sono pensieri del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. L’idea è semplice: fare asse con la Germania, paese a cui l’Italia è legata, anche dal punto di vista produttivo, e spingere Franco, già ministro del governo Draghi, in quella che è a tutti gli effetti la più grande banca sovranazionale di investimenti. A Cdp, quando scadrà il mandato di Dario Scannapieco, il favorito per prendere il testimone è Antonino Turicchi, presidente e oggi ad di Ita.
C’è dunque un candidato forte, italiano, alla Bei, e secondo Giorgetti il governo Meloni non può che sostenere la sua figura; a suo giudizio, la migliore. E’ una nomina difficile, ma non impossibile. La nomina di Franco si può “costruire” grazie ai rapporti tra Italia e Germania. Il presidente uscente della Bei è tedesco, la nomina può essere rivendicata da un paese latino e la candidata favorita, quella che sembrava essere naturale, oggi si è indebolita. Si tratta della commissaria europea alla Concorrenza, Margrethe Vestager bersagliata per via di una sua nomina. La capo economista, che aveva indicato, l’americana Scott Morton, pesantemente criticata dagli europarlamentari francesi, per alcune delle sue passate consulenze ad Apple, Microsoft, Amazon, ha dovuto rinunciare all’incarico. Sul profilo di Vestager graverebbe un sospetto di incompatibilità proprio per il ruolo che ricopre attualmente. Da ieri c’è un’altra variabile. Le elezioni spagnole favoriscono il risultato. L’altra candidata alla presidenza della Bei è infatti la spagnola Calviño, ma l’incertezza, dopo le elezioni spagnole, con un sostanziale pareggio tra popolari e socialisti, facilita l’Italia. Si insegue insomma una sorta di staffetta con i tedeschi, paese che secondo Giorgetti è partner naturale italiano, sia per ragioni storiche, e per ultime commerciali. L’accordo Ita e Lufhtansa salda di fatto un’intesa tra due economie che si trainano a vicenda. Sono incastri. Oltre alla Bei c’è la partita per indicare il sostituto di Fabio Panetta alla Bce. La natura della Bei è tuttavia diversa. E’ stata guidata dal francese Jacques Attali e l’italiano che ha partecipato all’avvio, nel 1990, è Massimo Ponzellini, cugino lontano di Giorgetti, economista e banchiere che ne ha anche occupato la carica di vicepresidente. E’ una nomina che l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha sempre ritenuto decisiva. E decisiva sarebbe, nelle intenzioni del Mef, la riorganizzazione del ministero. Secondo lo schema annunciato, già da mesi, si prevede, una separazione sostanziale. La carica di direttore generale del Tesoro verrebbe divisa in due: un direttore si occupa della parte internazionale, l’altro delle società partecipate. E’ uno schema che è stato attenzionato dal Quirinale. La novità è che il decreto esiste. E’ stato licenziato dal Mef e inoltrato a Palazzo Chigi. Se il decreto verrà presentato in Cdm (lo deciderà Meloni) a quel punto la carica di direttore delle partecipate dovrebbe essere proposta a Marcello Sala, attuale direttore generale per le istituzioni finanziarie. Era una carica, per mesi, immaginata per Turicchi destinato, invece, al posto di Scannapieco, ad di Cdp. E’ la sola figura, quella di Scannapieco, che il governo, a partire da Forza Italia, vuole sostituire prima possibile. La sola ipotesi di avvicendare Biagio Mazzotta, ragioniere dello stato, finito in una specie di carnevalata estiva, e di indiscrezioni sui quotidiani, non è mai stata presa in considerazione né da Meloni né da Giorgetti. Il nome di Daria Perrotta, come eventuale sostituta, per il Mef, sarebbe stato lanciato “come azione di disturbo”. La Ragioneria dello stato, ricordava Ciampi, a un ministro, è “temibile”, “è un tempio”. Tradotto. Non solo è quasi impossibile sfasciarla, ma immaginare di farlo in estate è anche questo un effetto del surriscaldamento nazionale (di alcuni quotidiani).