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La sfida di Schlein ai cacicchi: candidatevi tutti alle europee, contiamoci

Marta Bacchi

La segretaria del Pd vuole candidarsi capolista in tutte le cinque circoscrizioni: una mossa alla Berlusconi per misurare se stessa e le sue minoranze. Tutti dentro, big e meno big, vediamo chi tiene al Partito democratico

Contro De Luca, contro Emiliano, contro i sedicenti riformisti, Elly Schlein ha deciso di usare l’Armageddon che in democrazia conta di più: i voti. Per questo sta pensando di lanciare una sfida a se stessa e alle sue minoranze interne: contiamoci alle Europee del prossimo anno. Vuole candidarsi capolista in tutte le cinque circoscrizioni. Una mossa alla Berlusconi, un’affermazione di leadership, l’obiettivo di milioni di preferenze. Altro che primarie. Ma la segretaria del Pd chiederà a tutti i big del partito di candidarsi con lei, di dare una mano al partito, di misurarsi insieme. E alla fine di contarsi, appunto. Verificando se De Luca la batte, se Emiliano avrà un voto in più, se Guerini si avvicina soltanto al suo risultato, se Bonaccini le tiene testa. 

E’ la veronica (finta calcistica cara alla giocatrice Elly) che deve legittimarla e rafforzarla sulla poltrona di numero uno del Partito democratico. “Si tratta – ha spiegato in tv – di una manovra utile a spiazzare l’avversario perché giri sul pallone e poi prosegui con la corsa”. “Un messaggio a De Luca?”, le ha chiesto Luca Telese. “Ho promesso che non ci saremo mai fatti trovare dove ci aspettano”, ha risposto Schlein. Esattamente. Nessuno pensa di trovarla in cima alla lista di cinque circoscrizioni in quello che sarà il primo vero duello dopo un anno e mezzo di governo della destra e di Giorgia Meloni.

L’idea dello spariglio nasce tutta dentro al Pd. E dal braccio di ferro ingaggiato con il governatore della Campania sul terzo mandato. Schlein, nonostante i soliti show televisivi di De Luca, l’accusa di essere una cacicca ante litteram, le ironie sull’armocromista, gli appelli a liberare la Regione ostaggio dei commissari di Roma, è immobile nella sua decisione: “De Luca non avrà mai il terzo mandato”. Ma c’è un piccolo dettaglio: De Luca ha preferenze, voti, popolarità e un centrosinistra locale interamente dalla sua parte. A cominciare dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi.

Qui nasce l’idea di contarsi e si capisce anche meglio la mossa di commissariare i dem campani lì dove il governatore faceva il bello e il cattivo tempo: commissario, cacicco, tu sì tu no, selezionatore di candidati, comico, nuovo Totò, padrone assoluto. Con 6 milioni di abitanti la Campania è la regina della circoscrizione Sud. Bisogna avere necessariamente degli alleati per correre senza prendere un bagno. Quindi togliere il controllo a De Luca.  
Lo stesso vale anche per le altre quattro aree dove si vota per le Europee del 2014, elezioni che non possono diventare solo una resa dei conti interna. Col 34 per cento nel 2019 Matteo Salvini, capolista in 5 circoscrizioni, prese 2 milioni e 300 mila voti. Come tanti prima di lui, da senatore, non pensò neanche per un minuto di trasferirsi a Bruxelles. Ma spinse al massimo il Carroccio in un’epoca d’oro.

Dunque, Schlein personalizza, rischia grosso, non si nasconde, scende in campo, vuole toccare con mano i frutti della sua estate militante, come l’autunno, come l’inverno. In mezzo alla gente. Per chiedere agli altri dirigenti di fare lo stesso non si può non dare l’esempio. Tutti dentro, big e meno big, vediamo chi tiene al Partito democratico. Un guanto di sfida lanciato anche al Movimento 5 stelle: Giuseppi Conte avrà il coraggio di correre nel nord est, lontano dai feudi del reddito di cittadinanza? Mmh, difficile.

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