Goodbye doge
Golpe o staffetta? La vecchia Liga veneta scompare con la nuova segreteria Stefani
Il direttorio del Carroccio in Veneto si scolla ancora dai militanti. Nominati studenti, amministratori periferici, dinosauri del leghismo: li unisce la fedeltà a Salvini, ma il rischio è che finiscano in pasto a Meloni. Più che dream team, suicide squad
È il ritratto della giovane Liga. O il fantasma del partito che fu, errante per il vecchio Veneto verde perché ancora senza pace. Soltanto Alberto Stefani sembra sordo alle sue catene. Anzi: in settimana ha annunciato i membri della nuova segreteria regionale e lui sorride come al primo giorno di scuola. “Ecco la mia squadra”, dice da Noventa Padovana: uno dei comuni della discordia, dove in tempi non sospetti il sindaco Bano aveva lanciato l’allarme contro la nomenklatura salviniana. Due anni dopo, il giovane Stefani vi entra vincitor. È stato eletto a giugno, pilotato dai big di Roma che hanno fatto terra bruciata dei suoi avversari. E ora, da bravo scolaretto, l’ex commissario ringrazia a dovere: raus, via tutti. Fuori i dissidenti, a bordo solo i fedelissimi – passaporto per il direttorio: il selfie con Salvini bene in alto su Facebook. “Staffetta generazionale”, la chiama Stefani. Golpe compiuto, chiosa sempre più smarrita la base del territorio.
E allora vediamolo, questo dream team. Forse ha ragione Stefani, quando dice che “ad un profilo più esperto abbiamo associato un giovane già in posizione apicale”. Scorriamo i nomi: forse no. Partiamo dai cosiddetti veterani. Più della vecchia guardia, vien da pensare al cimitero degli elefanti. Passi per Giuseppe Paolin, ex deputato trevisano, che non scalderà gli animi dei militanti ma è tra i pochissimi non silurati da Stefani – nel ruolo di responsabile organizzativo. Ad affiancarlo ci sarà Stefano Scardanzan, consigliere comunale di Falcade (Belluno) noto alle cronache locali per aver inventato un’app per il calcolo della Flat Tax (rating: 2,5 su Google Play). Ma quale scusa, per gli Enti locali? La Liga si sfilaccia, perde pezzi eppure si limita a rispolverare Alessandro Montagnoli: alla Camera nel 2008, poi non rieletto, consigliere regionale, poi non ricandidato. Tre anni fa c’era anche il suo nome fra i duemila amministratori che avevano chiesto il sussidio Inps per i lavoratori autonomi in tempi di Covid – “la domanda la compilò mia moglie e abbiamo devoluto la somma in beneficienza”. Amen. Altro rebus in area tesseramenti, dove la responsabilità della chiamata alle armi – tosta, di questi tempi – tocca a Giuseppe Canova: lavora all’aeroporto di Treviso intitolato all’omonimo artista.
Riecheggiano le parole di Stefani: “Giovani in posizione apicale”. Ad assistere Canova e Montagnoli ci saranno rispettivamente Ettore Pellegrini e Lara Chiccoli: consigliere comunale e sindaco di due piccole località nel Polesine. Stessa storia nel reparto Scuole politiche. Il gran capo è Tiziano Bembo, già dirigente del gruppo leghista in regione, che l’anno scorso beneficiò di un aumento di stipendio ad hoc sotto gli occhi delle opposizioni. Sarà coadiuvato da Consuelo Ciman (responsabile veronese della Lega giovani), Lorenzo Rizzato (consigliere comunale a Rovigo), Andrea Lorenzin (da Padova) e Kevin Vinetti (sempre da Padova, studente di Ingegneria). Se questo è il culmine, figurarsi il resto. Sparita ogni traccia di storia. La scorsa segreteria regionale era un cast di pesi massimi, sia pure di fazioni opposte: dal campione di preferenze Roberto Marcato, leader dei ribelli, fino all’attuale presidente della Camera Lorenzo Fontana, passando per la senatrice Erika Stefani e il ‘delfino’ di Zaia Elisa De Berti. L’unico sopravvissuto è Massimo Bitonci, primo sponsor di Stefani e riconfermato – manco a dirlo, all’unanimità – nelle vesti di amministratore legale. Ci sarebbero, in effetti, altri nomi di rilievo. Ma ridotti a pura formalità: la senatrice Mara Bizzotto e i consiglieri regionali Pan e Villanova saranno i referenti istituzionali. E cioè parteciperanno alle assemblee del direttorio, ma senza diritto di voto.
Quadro completo. “La nuova segreteria”, il discorso di Stefani riportato dal Mattino di Padova, “è pronta a iniziare il suo lavoro negli oltre 300 comuni alle urne nel 2024. In autunno lanceremo la campagna delle europee. Avvieremo la Scuola politica veneta. Coinvolgeremo ogni categoria nel nostro progetto”. Il rischio invece è di finire in pasto ai leoni, o a Meloni. Perché così i rampanti amministratori di FdI, già premiati dalle urne, risolvono pure la questione dell’esperienza: l’imberbe Carroccio arrabattato da Stefani ne ha ben meno di loro. Mentre chi finora ha fatto, da domani starà a guardare. Parafrasando Capossela: che cos’è la Liga / chiedilo al vento…