(foto Ansa)

Il caso

Meloni, ferie e sospetti: due Cdm prima della pausa e intanto punzecchia Salvini sui taxi

Simone Canettieri

Giovedì e lunedì gli ultimi Consigli dei ministri, poi le ferie della premier. Preoccupata dalla gestione dello stop al Reddito, deve guardarsi dalle mosse del capo della Lega

Soddisfatto della stoccata del “suo” governatore Luca Zaia sull’Autonomia (“va fatta nel 2024  o il governo fallisce e il patto si rompe e quando il patto si rompe non si sa mai da che parte vanno i cocci”), Matteo Salvini si è visto piombare addosso la nota di Palazzo Chigi, dunque della premier Giorgia Meloni, sui taxi, dossier di cui si sta occupando con il collega Adolfo Urso. Con poche righe il governo ha annunciato che “nei prossimi giorni affronterà il problema del servizio taxi con una soluzione improntata all’efficienza e trasparenza nei confronti del cittadino, all’equità per i tassisti e al rispetto delle regole del mercato”. Un sorpasso che ha colto Salvini di sorpresa proprio nel giorno in cui incontrava Urso senza avere ancora una soluzione in tasca.

 

Dal governo spiegano la nota come una risposta forte alle verifiche avviate dall’Antitrust sul servizio che continua a non funzionare. Le parole d’ordine non cambiano dalle parti di chi è a stretto contatto con la premier: “I rapporti fra Giorgia e Matteo sono ottimi”. E però a nessuno sfugge la nuova versione del ministro delle Infrastrutture che a tratti, forte di una rinnovata leadership interna nella Lega, sembra muovere le leve dei suoi colonnelli per punzecchiare il governo, salvo poi proporsi come pompiere. E’ successo con i capigruppo di Camera e Senato, Molinari e Romeo, sul caso della ministra Daniela Santanchè, con l’aggiunta del vicesegretario Andrea Crippa. 


E’ accaduto con le critiche di Massimiliano Fedriga sul Pnrr e adesso l’Autonomia, sventolata come sempre da Zaia, che in mattinata ha dato un senso più tondo alle dichiarazioni sganciate lunedì sera dal palco della festa della Lega di Cervia in Emilia Romagna. Meloni, raccontata di ottimo umore dopo la spedizione a stelle e strisce, ha bene in mente lo scenario. Ma, come raccontato dal Foglio, ha detto ai suoi fedelissimi di non alimentare le beghe interne, convinta com’è che questo nuovo attivismo di Salvini non riuscirà comunque a eroderle consensi in vista delle Europee. L’agenda della premier prevede due appuntamenti importanti prima della pausa estiva: un consiglio dei ministri giovedì, dunque domani, e un altro lunedì. Il più importante è quest’ultimo. Quando arriverà la norma “salva-processi” promessa un paio di settimane fa dalla premier Giorgia Meloni, a ridosso dell’anniversario della strage di via D’Amelio. 

 

Il provvedimento, caldeggiato dal sottosegretario Alfredo Mantovano, punta alle intercettazioni e ai reati di criminalità organizzata. Sarà un decreto legge per tamponare gli effetti di una sentenza della Cassazione. L’allarme era stato lanciato da diverse procure e dal mondo antimafia. Ora il governo corre ai ripari.  Era stata la stessa premier nel Consiglio dei ministri dello scorso 17 luglio a segnalare “le conseguenze che l’applicazione generalizzata dei principi dettati da tale sentenza potrebbe avere sui procedimenti penali già in corso per reati di tipo associativo”. In alcuni casi, infatti, potrebbe essere considerato inutilizzabile il materiale probatorio acquisito sulla base dell’interpretazione precedente, che consentiva l’utilizzo degli strumenti previsti per la lotta alla criminalità organizzata anche in assenza della contestazione del reato associativo. Sarà questo, il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo, l’ultimo appuntamento del governo prima della pausa estiva. Al di là della propaganda, Meloni sa bene le insidie che possono esplodere in queste settimane di agosto. Ecco perché ieri intorno alle 13 ha convocato una riunione politica molto ristretta per analizzare gli scenari. Un appuntamento che di tanto in tanto si organizza a Palazzo Chigi. Tra i ministri presenti, al di là dei sottosegretari e dello staff, c’era Francesco Lollobrigida.  Il governo vorrebbe cercare di disinnescare le proteste per lo stop a oltre 160 mila famiglie del reddito di cittadinanza.  La storia degli sms è stata mal gestita come ammettono un po’ tutti. Pronti a prendersela con l’Inps. Allo stesso tempo, qualche dubbio c’è anche sulla gestione della ministra del Lavoro Elvira Calderone attesa in Senato domani per un’informativa. Le opposizioni la vorrebbero anche alla Camera per un Question time, ma sembra difficile. “Non dobbiamo fasciarci la testa sui macro dati economici, e pensare per esempio a quelli dell’occupazione che sono positivi”, spiega al Foglio un ministro di Fratelli d’Italia. La priorità per il momento è quella di gestire, specie al sud, la riforma del reddito. Con una comunicazione magari meno aggressiva e più calibrata per gli ex percettori. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.