(foto Ansa)

servizio pubblico

Fratoianni e Bonelli, fuori dalla Rai ma con proposta di legge sulla Rai

Marianna Rizzini

I vertici dei Verdi-Sinistra italiana avanzano un paio di idee per riformare la tv pubblica (mandando in soffitta la commissione di Vigilanza). E lanciano una raccolta firme in difesa di Saviano

La Rai ai tempi del centrodestra, i nomi nuovi che roteano al settimo piano di Viale Mazzini e i nomi che non sono stati proprio considerati, tanto più vista la collocazione politica nella sinistra-sinistra, in alcun organigramma della tv pubblica. Ed è meglio così, nell’ottica di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, vertici dell’Alleanza Verdi-Sinistra, forza politica che oggi in Rai non ha poltrone ma che sulla Rai vuole intervenire con la proposta di legge “per una Rai libera e dei cittadini”, spiega Fratoianni. Essere sommersi e non salvati aiuta a veicolare il messaggio: “La Rai è un bene comune, non un territorio di caccia, ed è li che bisogna intervenire”, dice Fratoianni. “La Rai è da ripensare e ridefinire prima di tutto a livello di governance, secondo un modello duale, d’ispirazione tedesca, con un cda nominato da un consiglio d’indirizzo composto da una rappresentanza vasta e plurale che metta al centro la società e la complessità italiana, in direzione opposta della controriforma Gasparri e anche dalla riforma Renzi”. Con una conseguenza immediata: la commissione di vigilanza diventerebbe superflua, perché le sue prerogative verrebbero assorbite dal Consiglio di garanzia.

 

Secondo punto: la progressività per il canone d’abbonamento: “La Rai è tornata per l’ennesima volta al centro del dibattito politico. L’occupazione del servizio pubblico però non è una novità né una prerogativa di questa destra”, dice Fratoianni, spiegando intanto la composizione del consiglio di garanzia: ventuno membri, in carica tre anni e il cui mandato non è rinnovabile: tre eletti dal Senato e tre dalla Camera, due dalla Conferenza Stato-regioni, uno dall’Anci, uno dalle associazioni di artisti, uno dai produttori di contenuti, cinque dagli abbonati, uno eletto dalle associazioni femminili, uno dalle associazioni rappresentative del mondo dell’istruzione e della ricerca, uno dalle associazioni e organizzazioni non governative impegnate nella lotta alle mafie, uno dalle associazioni e organizzazioni non governative ambientaliste, e uno dalle associazioni e organizzazioni non governative impegnate nella tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.

 

Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce di Europa Verde, interviene sul tema “informazione bene pubblico” ed essenziale “per la qualità della nostra democrazia”. “La destra sta occupando la Rai, caccia Roberto Saviano”, dice Bonelli, “e noi vogliamo dare una risposta forte: prima di tutto pluralismo e  democrazia e poi dare una risposta alle grandi questioni tematiche: transizione ecologica, democrazia e difesa dei diritti”. Si dicono “felicissimi di confrontarsi”, Bonelli e Fratoianni, “a patto che qualche proposta arrivi”. “Non vogliamo che questo dibattito sulla Rai avvenga a porte chiuse, nelle commissioni. E non vogliamo che attraverso il servizio pubblico si veicolino fake news”. Il testo della proposta, spiegano i relatori, è frutto “di un lungo lavoro del Move-on Italia-la Rai ai cittadini, movimento di cittadini che, sull’onda dell’esperienza statunitense, ha promosso e condotto un tavolo di approfondimento da cui è emerso lo schema fatto proprio dai presentatori della proposta di legge”.

Si torna al sistema duale, contro le “controriforme” Gasparri e Renzi: “E’ necessario per interrompere la catena di comando diretto”. A corollario della presentazione della proposta di legge, la raccolta firme contro la chiusura anticipata delle quattro puntate pre-registrate di Saviano, spiega Vincenzo Vita, veterano delle battaglie di Articolo 21. “Nessun amministratore delegato, per quanto fantasioso”, dicono i relatori, “può governare un’azienda come la Rai senza certezza delle risorse”, motivo per cui si insiste sul tema canone. Anche fuori dalla Rai, “ibridando la politica con la società civile”. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.